Migranti, Vitillo: i cattolici hanno la responsabilità di accompagnarli

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Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

Gratitudine a Francesco per il suo messaggio intitolato “Verso un noi sempre più grande”, e preoccupazione per le diseguaglianze strutturali del mondo, soprattutto in relazione alle situazioni di vulnerabilità delle persone migranti. Sono i sentimenti espressi, in occasione della 107.ma Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato, in una dichiarazione del Gruppo di Lavoro sulle Migrazioni del Forum Internazionale delle Organizzazioni di Ispirazione Cattolica, composto, tra gli altri, da Caritas Internationalis, dal Jesuit Refugee Service, dall’Ordine di Malta, dall’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII.

Le ingiustizie svelate dal Covid 

Nel testo si ricorda l’importanza dell’invito del Papa ai “cattolici e tutti gli uomini e le donne del mondo” a far sì che si vada verso un “‘noi’ sempre più grande”, al fine di ricomporre la famiglia umana e costruire assieme un futuro di giustizia e di pace che non escluda nessuno. Ma la realtà oggi è diversa, ci si trova di fronte a ingiustizie profonde, svelate anche dalla crisi del Covid e dall’impatto di questa sui migranti. Molti di loro infatti vengono “privati della possibilità di attraversare le frontiere”, a molti di loro “che lavorano nel settore informale, è precluso l’accesso alle cure e alle vaccinazioni garantite ai cittadini”, inoltre, “bambini e adolescenti migranti e rifugiati, non hanno accesso alla formazione e alle mense scolastiche e corrono quindi rischi maggiori di cadere in situazioni di sfruttamento e di abuso”.

Difficile rispondere ai bisogni dei migranti 

Le organizzazioni coinvolte nella dichiarazione sono impegnate nel sostegno a migranti, rifugiati, sfollati interni, persone che subiscono il dramma della tratta e altre forme di schiavitù moderna. Conoscono le loro tragedie, per questo sollecitano gli Stati ad adottare “politiche migratorie e di asilo giuste ed eque”, che promuovano la piena integrazione dei migranti, per arrivare ad una società inclusiva. La preoccupazione principale, condivisa con il Papa, è quella che una volta “passata la crisi sanitaria”, si possa arrivare a “cadere ancora di più in un febbrile consumismo e in nuove forme di autoprotezione egoistica”, di qui la necessità di pregare con Francesco, perché “…alla fine non ci siano più gli altri, ma solo un noi.” “Noi rispondiamo a questa gente e ne conosciamo i bisogni”, spiega monsignor Robert Vitillo, segretario generale della Commissione cattolica internazionale per le Migrazioni, che evidenzia come la comunità internazionale, oggi, non sia “interessata a rispondere in modo umano” alle problematiche dei migranti. Da qui la decisione di questa dichiarazione, perché “anche per noi come agenzia della Chiesa – specifica Vitillo – diventa difficile rispondere ai bisogni, alle necessità giornaliere di queste persone”.

Ascolta l’intervista con monsignor Robert Vitillo

Il caso Stati Uniti – Messico 

Un esempio fra tutti dei rischi che si stanno correndo è quello di muri e barriere che vengono eretti per respingere i migranti. Oggi se ne contano ben 63. La peggiore delle rappresentazioni di respingimento negli ultimi giorni arriva dal confine Usa-Messico, dove è stata eretta una sorta di barricata formata da veicoli per fermare le migliaia di persone che vivono sul confine in condizioni igienico sanitarie terribili. Lì, recentemente, alcuni agenti di polizia di frontiera sarebbero intervenuti con atti di violenza sui migranti, addirittura frustandoli. Episodi che hanno scatenato le critiche e lo sdegno non solo della Casa Bianca, ma anche dei vescovi Usa, che hanno scritto una lunga e amara dichiarazione di condanna. “Sono molto triste – continua monsignor Vitillo, che risponde in qualità di cittadino americano, oltre che di segretario generale della Commissione – nel vedere che quel Paese che ha accolto i miei nonni dall’Italia, dalla quale uscivano a causa della povertà, quel Paese che ha accolto tanta gente, ricevendone in cambio benefici e taleni, oggi stia chiudendo le porte”. Il presule cita la Convenzione di Ginevra per ricordarne i principi, ai quali gli Stati in realtà hanno abdicato. “Molti Paesi hanno approvato il principio di non refoulement, di non respingere le persone, di accoglierle almeno per fare la domanda di asilo. Oggi, questi Paesi, e non solo gli Stati Uniti, rifiutano queste persone”. È dunque fondamentale, secondo si legge ancora nella Dichiarazione, “chiedere ai governi di assicurare percorsi migratori sicuri, ordinati e regolari e la piena conformità delle leggi e delle politiche degli Stati al principio di non refoulement”.

L’appello del Papa per un noi più grande

A tutto questo sia aggiunge la necessità di una profonda conversione dei cuori che si opponga ad un altro triste e allarmante dato, evidenziatosi tra le comunità di fede locali, le cui “reazioni di paura, alcune discriminazioni e rifiuti hanno impedito ai migranti e ai rifugiati di sperimentare il volto materno della Chiesa”. Per questo, prosegue Vitillo, “è molto importante attirare l’attenzione della comunità internazionale ma specialmente dei fedeli cattolici in tutte  le parti del mondo, sulle responsabilità come cristiani, come cattolici, nell’accompagnamento  di queste persone. Si chiede pertanto ai governi, alla comunità internazionale e al settore privato, che i vaccini, le cure e gli strumenti diagnostici e terapeutici vengano equamente condivisi e garantiti a tutti, comprese le popolazioni più povere e le persone più vulnerabili. Sarà questo, è la conclusione, “un modo concreto per realizzare l’appello di Papa Francesco per un ‘Noi’ sempre più grande’.