Michela Murgia, teologa e cattolica queer: una fede forte e fuori dagli schemi. “Quando incontrò Papa Francesco era commossa”

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Michela Murgia non ha mai nascosto la sua fede cattolica. Ma l’ha sempre professata, come racconta padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica, in un modo che “ha aiutato a pensare e aiuterà ancora a farlo”. Al cordoglio per la morte della scrittrice espresso da familiari, politici e personaggi della cultura italiana, si aggiunge il dolore del mondo cattolico, anche di quello che non la pensava come lei. Un saluto rispettoso che verrà celebrato domani pomeriggio, sabato 12 agosto, alla Chiesa degli artisti di Roma: a officiare il rito funebre sarà don Walter Insero, religioso amico di giornalisti e scrittori, attori e cantanti. Teologa oltreché cattolica, Murgia ha testimoniato la sua fede in modo coerente rispetto a quella che è stata la sua vita. Il suo è stato un credo fuori dagli schemi, inclusivo. Una cattolica queer che parlava di Trinità e di eutanasia, della Madonna e di maternità surrogata, della malattia e della morte, anche col sorriso.

La scrittrice aveva salutato Papa Francesco nella Cappella Sistina, lo scorso 23 giugno, nell’incontro tra il Pontefice e duecento artisti. “Il Papa ha voluto salutarli uno per uno, io ero lì – racconta padre Spadaro – e ho notato la sua commozione e il suo sorriso quando è tornata al suo posto dopo aver parlato con Papa Francesco. L’impressione che ho avuto è che avesse fatto qualcosa che voleva veramente fare, in un momento in cui già stava vivendo una grande sofferenza. Si può essere d’accordo o meno con le sue affermazioni ma bisogna riconoscerle il coraggio”, ha concluso il religioso.

Molto intimo il ricordo della teologa Marinella Perroni, ospitato dall’Osservatore Romano: “Per lei le relazioni erano espressione di Dio: non avrebbe certo potuto scrivere in God Save the Queer quelle pagine davvero magiche di teologia trinitaria se non avesse fatto questa esperienza di Dio e degli umani”, scrive Perroni sul giornale del Papa. E poi ricorda quel piatto di pasta, lo scorso sabato di Pasqua, davanti al quale le due amiche hanno parlato di “morte e risurrezione”. Per Famiglia Cristiana “lascia un vuoto, poiché la sua era una voce coraggiosa e coerente, e perché ha vissuto la sua malattia con dignità, senza facile retorica, sorridente e battagliera fino all’ultimo”.

Avvenire ricorda che il cristianesimo per la scrittrice “non è la religione dell’ ‘aut-aut’, bensì dell’’et-et’, che tiene insieme elementi opposti”. “Un credo, insomma, che fa dell’apertura, dell’accoglienza e dell’inclusività (soprattutto di chi sta ai margini o alle periferie, fisiche ed esistenziali) la propria cifra distintiva”. Un’idea di Chiesa molto simile con quella di Papa Francesco, pur con accenti diversi. Il Pontefice in un tweet, pur senza un riferimento esplicito alla scrittrice scomparsa, conferma questa necessità di apertura e chiede a tutti i cristiani di avere “l’audacia di tracciare strade nuove per l’annuncio del Vangelo”.