Envera e Gala si sono conosciute a Rondine Cittadella della Pace, dove in questi giorni è in corso lo YouTopic Fest, il festival internazionale sul conflitto. Una musulmana bosgnacca, l’altra appartenente ad una famiglia mista ortodossa musulmana, grazie al confronto e al dialogo sono diventate amiche e sabato 10 giugno porteranno la loro esperienza come esempio di fratellanza al Meeting Mondiale sulla Fraternità Umana in Piazza San Pietro
Andrea De Angelis – Rondine (Arezzo)
“Siamo felicissime di poter raccontare in Vaticano la nostra storia di amicizia, nata dopo lunghe discussioni, ma sempre guardandoci negli occhi come persone”. Envera e Gala si presentano così nello studio mobile di Radio Vaticana – Vatican News, allestito a Rondine Cittadella della Pace, dove è in corso lo YouTopic Fest fino a domenica 11 giugno. La complicità è evidente, eppure non nascondono che è frutto di un lungo percorso. Quello tipico del borgo toscano, dove giovani provenienti da Paesi in conflitto – “ex nemici”, come si definiscono oggi – siedono allo stesso tavolo, studiano, danno spazio al confronto per risolvere davvero i conflitti. Sabato 10 giugno entrambe saranno in Piazza San Pietro per raccontare la loro storia e il modello Rondine al Meeting Mondiale sulla Fraternità Umana #notalone, organizzato dalla Fondazione vaticana Fratelli tutti in collaborazione con la Basilica di San Pietro, il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e il Dicastero per la Comunicazione.
Un cambio di prospettiva
Gala ha incontrato per prima nel borgo toscano Envera. Entrambe bosniache, quest’ultima è musulmana bosgnacca, mentre Gala appartiene ad una famiglia mista musulmano-ortodossa. I giovani che arrivano a Rondine sono accolti alla stazione di Arezzo dai colleghi “in conflitto” con loro. “Quel giorno, per un imprevisto, Gala è arrivata in ritardo alla stazione, allora ho pensato che davvero non poteva vedermi”, racconta sorridendo Envera. “Noi due abbiamo discusso, più e più volte, ma oggi è nata una vera amicizia con la mia ‘ex nemica’ e da un mese viviamo sotto lo stesso tetto”, aggiunge. “Questa è la bellezza di Rondine, se riesci ad aprirti un po’ potrai davvero vedere con altri occhi le persone che prima consideravi distanti”.
Ferite ancora aperte
Lo scenario storico è quello della guerra dei Balcani, le divisioni sono note e le ferite non ancora totalmente rimarginate. “Veniamo da diverse zone della Bosnia, abbiamo studiato in scuole differenti, anche i nostri sistemi educativi sono stati diversi e abbiamo conosciuto una narrazione della storia non uguale. Quando manca l’opportunità del confronto – afferma Envera – è difficile avvicinarsi. C’è anche la paura dell’altro, il giudizio di chi ti ammonisce dall’avvicinarti al nemico”. Poi arriva l’esperienza a Rondine. “Qui è sufficiente parlare liberamente, ascoltare, così si supera il conflitto”. Senza negarlo, ma affrontandolo. “Le divisioni spesso sono frutto di abitudini, del ‘si è sempre fatto così’, ma occorre comprendere anche i conflitti emotivi, ambientali e pensare che senza cambiare qualcosa tutto possa funzionare sarebbe un grave errore. Siamo grati al Papa per l’importanza che dà a noi giovani”, aggiunge Gala.
Una storia di fraternità
“Essere in Piazza San Pietro è un’opportunità meravigliosa, porteremo il nostro messaggio come giovani di Rondine e leader di pace. Desideriamo mostrare al mondo come qui la fratellanza si fa concretamente, i nostri passi, non solo le parole. Per noi è importantissimo – sottolinea Gala – che questo messaggio superi i confini del nostro borgo. Insieme è l’unica via possibile e con la mia ‘ex nemica’ Envera lo racconteremo in Vaticano”. Lei ed Envera condividono la necessità di contribuire alla “costruzione di ponti, non solo tra noi giovani, ma con le altre generazioni”.
Ricostruire il futuro
A differenza di Envera, che sta proseguendo il suo percorso di studio, Gala è un’ex studentessa di Rondine, oggi è presidente della rete globale di oltre 300 ex studenti della Cittadella della Pace, che coinvolge oltre 30 Paesi nel mondo. “Persone che vogliono mettersi in gioco, ricostruire le loro città, il futuro di una generazione, allargando l’impatto di Rondine, portando il messaggio concreto di fratellanza e sostegno”, spiega. A muovere questi giovani è una ferma volontà di cambiare la società, senza paura di osare. “Occorre – sottolinea – partire dal proprio dolore, dal disagio personale. Quando non va via, resta dentro anche se sei lontano da casa, senti il bisogno di superarlo e per farlo occorre stare con gli altri, sostenersi reciprocamente. Qui a Rondine si sta insieme, si sciolgono i nodi familiari, del Paese, delle religioni. Così nasce e rinasce quella volontà che è alla base del cambiamento, stare fermi nel dolore non è una via giusta, per sé e per gli altri”.