Israele ha preso il controllo della rotonda di al-Awda, un punto chiave della città nel sud della Striscia di Gaza, a circa mezzo chilometro dal confine con l’Egitto. Intanto fonti di Hamas denunciano ulteriori bombardamenti sulla zona. Cresce la condanna internazionale: l’Ue valuta sanzioni
Gianmarco Murroni – Città del Vaticano
Tank israeliani nel cuore di Rafah, nel Sud della Striscia di Gaza. Secondo quanto riferiscono testimoni oculari, i carri armati di Israele hanno preso il controllo della rotonda di al-Awda, un punto strategico della città che dista circa mezzo chilometro dal confine con l’Egitto. L’ingresso delle truppe è avvenuto parallelamente all’intensificarsi di bombardamenti sulla zona. Dopo l’attacco del 26 maggio, in cui, secondo le autorità di Gaza, sono morte 45 persone, raid israeliani hanno di nuovo colpito il quartiere di Tel al-Sultan nella notte fra lunedì e martedì, provocando 16 vittime. La notizia di un ulteriore attacco aereo sulle tende degli sfollati a Rafah si è diffusa ieri pomeriggio: sarebbero 21 i morti nel raid sulla zona di Al-Mawasi secondo le autorità sanitarie di Gaza, ma i vertici dell’esercito israeliano hanno fatto sapere di non aver ordinato nessun nuovo attacco.
Condanna internazionale
L’operazione militare israeliana ha scatenato la condanna da più parti della comunità internazionale. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha fatto sapere di essere “con il cuore a pezzi per le immagini delle persone uccise e dei feriti”. “La situazione nella città è sconvolgente”, ha detto, invece, il presidente francese, Emmanuel Macron, nella conferenza stampa congiunta con il cancelliere tedesco, Olaf Scholz. “Le operazioni a Rafah devono terminare”, ha aggiunto il capo dell’Eliseo. Gli ha fatto eco Scholz: “Le operazioni militari messe in atto da Israele devono rispettare il diritto internazionale”. I due leader europei, inoltre, hanno chiesto la liberazione degli ostaggi in mano ad Hamas, ma anche l’invio di aiuti umanitari necessari ad alleviare le condiizoni umanitarie dei civili palestinesi di Gaza: “Israele ha la responsabilità di rendere questo possibile”. Da Washington, la Casa Bianca condanna la morte dei civili a Rafah, ma rimane in attesa delle indagini di Israele.
Sanzioni Ue
Gli ultimi raid israeliani, arrivati dopo che la Corte Internazionale di Giustizia ha ordinato a Israele di fermare ogni offensiva sull’avamposto meridionale della Striscia, hanno rappresentato un nuovo colpo alle relazioni israeliane con l’Europa, tanto che in seno all’Unione si sta valutando se muoversi con delle sanzioni ad hoc. Alla richiesta di un cessate il fuoco immediato si sta aggiungendo un crescente malcontento per la strategia del premier israeliano, Benyamin Netanyahu. In caso di sanzioni si tratterebbe di misure commerciali, che avrebbero la loro base giuridica nell’Accordo di associazione entrato in vigore 24 anni fa. Nel testo, infatti, tra le condizioni dell’accordo, c’è il “rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite, in particolare nell’osservanza dei diritti umani e della democrazia”. Un rispetto che, secondo la stragrande maggioranza dei Paesi dell’Unione Europea, Israele ha violato, continuando nei raid su Rafah nonostante l’ordinanza della Corte dell’Aja.