MedFilm Festival 2021, torna il cinema dedicato al Mediterraneo

Vatican News

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

Dalla periferia di Marsiglia alle montagne della Cabilia, dalla costa libanese alle strade afghane, dal golfo di Napoli ai vicoli di Casablanca. Sono i luoghi nei quali porterà la XXVII edizione del Medfilm Festival, il cinema del Mediterraneo, che, dal 5 al 14 novembre, in varie sale di Roma, offre 86 film in rappresentanza di 35 Paesi, alla scoperta di una straordinaria parte del nostro mondo. Un festival, presieduto da Ginella Vocca e diretto da Giulio Casadei, che permette inoltre di rientrare in sala al 100 per cento della capienza. Un ritorno straordinario, dopo un anno e mezzo di assenza dovuta alla pandemia, e che, per dieci giorni, offre, oltre alle proiezioni, incontri con gli autori, meeting professionali, masteclass nelle università e webinar.

Le realtà del Mediterraneo

Le pellicole in concorso presentano la scoperta delle origini, ma anche il conflitto con le radici e le tradizioni, tutto vissuto in quelle terre del Mediterraneo che, attraverso il cinema, raccontano la loro realtà, a volte totalmente sconosciuta al mondo che c’è dall’altra parte del mare. “Il Medfilm Festival – spiega la presidente Ginella Vocca – fa in modo che noi si possa vedere il loro punto di vista senza mediazione. Dobbiamo guardare per capire che la realtà è molto più complessa, molto più articolata e sicuramente diversa, dallo stereotipo a cui ci siamo abituati”. Far arrivare i film il più lontano possibile è dunque il senso di questo Festival che, oltre che in sala, sarà anche in streaming, attraverso la piattaforma Mymovies.

Ascolta l’intervista con Ginella Vocca

I film candidati all’Oscar

Tra i titoli in concorso, sono presenti a Roma, assieme agli autori, ben quattro candidati all’Oscar per i rispettivi Paesi. Casablanca Beats, di Nabil Ayouch, “autore marocchino – spiega Vocca – che con questo film ha vinto a Cannes, prima volta per il Marocco”. Candidato all’Oscar come miglior film straniero, narra la storia di alcuni ragazzi di Casablanca che cercano di affrancarsi dal peso delle tradizioni attraverso la cultura hip hop. Altro titolo, Sanremo, di Miroslav Mandic, della Slovenia, Paese ospite d’onore. “Un. film meraviglioso, delicatissimo – racconta ancora la presidente – una produzione italo-slovena, presentato dal suo autore, in sala a Roma, e in gara agli Oscar per la Slovenia”. Ci sarà poi il grande ritorno al Festival dell’autore turco Semih Kaplanoglu, con Commitment Hasan, candidato all’Oscar per la Turchia, “una commedia coinvolgente, sembra di entrare in un romanzo scritto straordinariamente da cui non ti vuoi staccare più”. E poi ancora Europa, del regista italo-iracheno Haider Rashid, film pluripremiato che affronta il dolorose tema della rotta balcanica dei migranti, che ha vinto a Cannes e che ora è candidato all’Oscar per l’Iraq.

La presenza dell’Oim

Si tratta di un programma qualitativamente e contenutisticamente sfaccettato, aggiunge Vocca, che critica la scarsa distribuzione di queste pellicole in Italia, rispetto agli altri Paesi europei. “Obiettivo del Medfilm – spiega – è tirare giù questi muri che sono di distribuzione, oltre che culturali”. Accanto al Festival, oltre alla presenza delle istituzioni europee, vi è quella dell’Oim, Organizzazione internazionale per le migrazioni, che sostiene gli autori di queste aree, prosegue la presidente, “affinché possano farci capire quali sono i movimenti, gli sviluppi culturali di questi popoli, perché sia più semplice incontrarci su un territorio artistico per trovare soluzioni valide per tutta la comunità”.

I venti anni di Viaggio a Kandahar

Oltre ad un omaggio ai 60 anni di Amnesty International, venerdì 12 novembre è prevista la proiezione di un capolavoro che compie venti anni, Viaggio a Kandahar, di Mohsen Makhmalfab, affinché si apra una riflessione sull’Afghanistan di oggi. Quando ad agosto i talebani sono ritornati al potere, spiega la presidente del Festival, “gli artisti si sono fatti sentire con messaggi disperati. Ci siamo attivati con la Nove Onlus, organizzazione che lavora al fianco delle donne, a cui l’anno scorso era stato conferito il Premio Koiné, portando in Italia circa 600 persone”. La serata del 12 al cinema Aquila, intende, quindi, essere “un doveroso omaggio del Festival ad un grande popolo che da troppi anni vive una condizione per noi incomprensibile”.