Il noto regista e produttore presente questa mattina in Aula Paolo VI per l’udienza generale del mercoledì. Prima ha incontrato personalmente il Pontefice nello Studio. Diversi incontri negli anni, a partire da quello nel 2018 all’Augustinianum con un gruppo di giovani e anziani, che hanno alimentato un rapporto fatto di confidenza e scambi di idee sul lavoro, la famiglia e la fede
Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
Nell’Aula Paolo VI il suo volto riconoscibilissimo faceva capolino tra migliaia di fedeli e pellegrini riuniti per l’udienza generale del Papa. Martin Scorsese, il regista e produttore italo-americano, 81 anni, tra i maggiori e più importanti film-maker della storia del cinema, era presente all’appuntamento del mercoledì di Francesco. Prima ha potuto salutarlo personalmente nell’attiguo Studio, consegnandogli anche un libro di fotografie.
Il prossimo film su Gesù
Un nuovo incontro tra “due uomini di genio ed esperienza” – come definiti in un post su X da padre Antonio Spadaro, sottosegretario del Dicastero per la Cultura e l’Educazione – che si unisce ai tanti avuti in questi anni in Vaticano e che hanno permesso di sviluppare una confidenzialità fatta di domande personali, sulla famiglia, sul lavoro, sulla fede. Al momento Scorsese è impegnato in un film su Gesù. Lo ha annunciato lui stesso mesi fa, fornendo di recente dettagli sulla pellicola che durerà solo 80 minuti, sarà ambientata nel presente e incentrata sulla predicazione di Cristo. Lo spunto, ha detto il regista alla stampa americana, è venuto proprio da Papa Francesco e dall’appello rivolto al mondo dell’arte: “Ho risposto nell’unico modo che conosco: immaginando e scrivendo un copione per un film su Gesù”, ha spiegato Scorsese.
Un dialogo a partire da Dostoevskij
Il dialogo con il Papa è cominciato dalla comune passione per Dostoevskij, autore citato più volte dal Pontefice in catechesi, discorsi e interviste, i cui romanzi hanno fatto da sfondo all’opera di Scorsese che, in una intervista a La Civiltà Cattolica in occasione dell’uscita del film Silence sui missionari martiri in Giappone, si diceva interpellato dalla spiritualità, cioè dalla domanda su cosa siamo noi esseri umani, su come la fede può in qualche modo aiutare gli uomini e le donne del nostro tempo nelle esperienze talvolta fallimentari e dolorose della vita.
Le domande all’Augustinianum nel 2018
Un quesito che lo stesso Scorsese nel 2018 poneva al Papa, unendosi al coro di domande di alcuni giovani e anziani al Pontefice durante l’incontro all’Istituto Patristico Augustinanum di Roma “Sharing the Wisdom of Time. La saggezza del tempo”. Raccontando la sua esperienza personale, in strada, tra violenze e sofferenze, il regista domandava come può sopravvivere la fede di un giovane uomo o di una giovane donna nell’“uragano” che spesso è la vita, come vivere bene quando si fa esperienza del male, della crudeltà. Il Papa rispondeva con una parola: “La saggezza del piangere, il dono del piangere”. “Davanti a queste violenze, a questa crudeltà, a questa distruzione della dignità umana, il pianto è umano e cristiano. Chiedere la grazia delle lacrime, perché il pianto ammorbidisce il cuore, apre il cuore. È fonte di ispirazione, piangere. Gesù, nei momenti più sentiti della sua vita, ha pianto. Nel momento in cui Lui ha visto il fallimento del suo popolo, ha pianto su Gerusalemme. Piangere. Non abbiate paura di piangere per queste cose: siamo umani”. Francesco esortava poi alla condivisione delle esperienze tra generazioni, a parlare in “dialetto” e con “empatia”, trasmettendo valori e mostrando vicinanza che “fa miracoli”. “La nonviolenza, la mitezza, la tenerezza: queste virtù umane che sembrano piccole ma sono capaci di superare i conflitti più difficili, più brutti”, affermava il Papa in quell’appuntamento.
Gli altri incontri
Il filo della conversazione si è riannodato il 21 ottobre 2019, quando i due si erano rincontrati e Papa Francesco aveva voluto aggiornarsi sulla salute della moglie del regista, Helen, malata. Nel 2021, il Papa e Scorsese si erano ‘incrociati’ ma solo virtualmente in “Stories of a Generation con Papa Francesco”, la serie Netflix presentata in anteprima al Festival del Cinema di Roma che vedeva il Pontefice in dialogo con padre Spadaro su quattro temi chiave come amore, sogni, lotta e lavoro. Le riflessioni e i ricordi del Papa hanno arricchito il racconto di altri, tra cui – appunto – Scorsese che, intervistato dalla figlia Francesca, si era messo a nudo, raccontando anche l’ossessione per i film che lo ha portato a trascurare la crescita dei suoi figli affidata alla moglie. Nel maggio 2023, infine, un nuovo incontro tra i due in Vaticano in occasione del convegno promosso da La Civiltà Cattolica e dalla Georgetown University, che ha riunito poeti, scrittori, sceneggiatori e registi di varie parti del mondo attorno al tema dell’immaginazione poetica e dell’ispirazione cattolica. Oggi, quindi, un nuovo breve saluto per ribadire la reciproca stima.
“Quando penso al Papa penso alla compassione”
Martin Scorsese, intervistato dal direttore de L’Osservatore Romano, Andrea Monda, nel 2020 diceva sul Papa: “Quando penso a Papa Francesco devo dire che la prima parola che mi viene in mente è compassione. Leggi le parole del Santo Padre, ti ritrovi con lui faccia a faccia, e ti rendi conto che è un uomo che vede il fondamento spirituale della Chiesa. La Chiesa cattolica è una istituzione vasta, è una tradizione, è un’impresa, un’organizzazione enorme. Ma nella sua essenza non è una questione di affari umani o mondani, bensì una questione dello spirito. È questa la pietra, il fondamento: la pratica e la sequela vivente dell’esempio di Cristo. Papa Francesco lo sta ripetendo, e chiede che lo riconosciamo. Ritengo straordinario che quest’uomo sia il nostro Papa. È una benedizione. E considero una benedizione averlo incontrato”.