Fausta Speranza – Città del Vaticano
Almeno centomila persone si sono concentrate ieri a Brasilia, in occasione della Festa dell’Indipendenza, mentre un massiccio corteo sotto lo slogan “in difesa della libertà” si è tenuto anche a Rio de Janeiro. Dopo le oceaniche manifestazioni del giugno 2013 contro l’allora governo di Dilma Rousseff, tornano a riempirsi le piazze del Brasile, per la maggior parte di sostenitori del presidente, già leader di strema destra. A Rio de Janeiro migliaia di persone hanno svuotato la spiaggia e riempito i marciapiedi di Copacabana, nonostante la giornata di sole intenso. Ma la partecipazione più numerosa dei simpatizzanti di Bolsonaro è stata a San Paolo, la megalopoli più grande e popolosa del Paese sudamericano, dove in serata il capo dello Stato è intervenuto personalmente. Scongiurati i temuti disordini nella capitale federale dopo le minacce di invasione ai palazzi del potere invocate sui social da gruppi più facinorosi, che chiedevano, tra le altre cose, la destituzione dei giudici della Corte suprema (Stf), la chiusura del Congresso e l’istituzione di un governo militare: salvo alcuni tafferugli con le forze dell’ordine in seguito allo sfondamento di un posto di blocco, a Brasilia non si sono registrati incidenti gravi. Sul posto sono stati inviati circa tremila agenti per rafforzare le misure di sicurezza, soprattutto attorno alla sede della Stf.
Le tensioni istituzionali
Il confronto è tra potere esecutivo e potere giudiziario. Bolsonaro accusa due giudici in particolare di voler tenere in ostaggio il capo dello Stato e anche ieri– intervenendo alla manifestazione – è tornato ad alzare i toni contro Alexandre de Moraes e Roberto Barroso, colpevoli, a suo dire, di agire “fuori dalla Costituzione”. Moraes a livello di Tribunale Supremo Federale (Tsf) è responsabile di indagini su Bolsonaro per presunta diffusione di notizie false. Barroso lo è anche in quanto presidente del Tribunale superiore elettorale (Tse). Da parte sua Moares sui social ha scritto: “In questo 7 settembre commemoriamo la nostra indipendenza, che ha garantito la nostra libertà e che si rafforza solo nell’assoluto rispetto della democrazia”.
Le accuse a Bolsonaro
Il presidente della Repubblica è accusato di diffondere fake news sulla legittimità del sistema elettorale: secondo Bolsonaro, le presidenziali del 2022 – dove potrebbe avere come principale rivale l’ex presidente di sinistra Luiz Inacio Lula da Silva (che molti sondaggi danno in vantaggio nelle intenzioni di voto) – sono a rischio di “frode” perché le urne elettroniche, in uso dal 1996, possono essere manomesse dagli hacker. Secondo diversi media e le opposizioni, che parlano apertamente di “atti antidemocratici” e “manifestazioni golpiste”, l’ex capitano dell’esercito starebbe in realtà cercando di sviare l’attenzione davanti ai problemi affrontati dal suo esecutivo, a cominciare dalla gestione della pandemia di coronavirus (una commissione parlamentare d’inchiesta sta indagando su presunte omissioni del presidente nell’acquisto dei vaccini anti-Covid), passando dalla grave crisi idrica in corso e dall’aumento dell’inflazione.
Alla vigilia della festa dell’indipendenza, l’appello dei vescovi
I brasiliani si riconoscano sempre più come fratelli, senza lasciarsi contaminare dalla rabbia e dall’intolleranza: questo, in sintesi, il contenuto del video-messaggio diffuso da Monsignor Walmor Oliveira de Azevedo, arcivescovo di Belo Horizonte e presidente della Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb) alla vigilia della Festa nazionale (Giorno della patria) del 7 settembre. Deplorando quanti, in nome delle ideologie, commettono reati, il presule sottolinea: “Chiunque si dica cristiano deve essere un agente di pace e la pace non si costruisce con le armi. Siamo tutti fratelli e sorelle”. Di qui, il richiamo all’Enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti sulla fraternità e l’amicizia sociale”, un documento – sottolinea Monsignor de Azevedo – che “dovrebbe anche ispirare, nelle persone, la cura nei confronti di coloro che soffrono”. “La fame – spiega infatti il presule – è una realtà per quasi 20 milioni di brasiliani. Ma quel padre che non ha cibo da offrire al proprio figlio è nostro fratello. Allo stesso modo, il bambino e la donna feriti dalla miseria sono nostri fratelli e sorelle”. Di fronte ad una realtà in cui prevalgono disoccupazione, inflazione, pandemia da Covid-19 e gravi esclusioni sociali, aggiunge il presidente della Cnbb, i cristiani non possono restare indifferenti. Al contempo, è forte il richiamo del presule alla necessità urgente di attuare “politiche pubbliche per la ripresa dell’economia e l’inclusione dei più poveri nel mercato del lavoro”. Lo sguardo dell’arcivescovo di Belo Horizonte va, poi, alle popolazioni maggiormente sofferenti, come quelle indigene: “Le nostre radici sono nei boschi e nelle foreste, un chiaro segno che la nostra relazione con il pianeta deve essere guidata dall’armonia”. Per questo, occorrono maggiori tutele per le popolazioni originarie, “storicamente perseguitate e decimate e che affrontano gravi minacce a causa del potere economico estrattivo e avido che fa di tutto per esaurire le risorse naturali”. In quest’ottica, il presidente della Cnbb mette in guardia da “lo sfruttamento sfrenato e irrazionale del suolo e l’abbattimento delle foreste che stanno portando alla scarsità di acqua. Non possiamo permettere che il Brasile, internazionalmente noto per essere ricco di risorse naturali, sia devastato e diventi una terra desolata”. Guardando, inoltre, al significato della Festa nazionale, l’arcivescovo di Belo Horizonte ne loda l’importanza, in quanto essa “contribuisce all’esercizio qualificato della cittadinanza”, perché “la partecipazione dei cittadini alla politica, rivendicando diritti con libertà, è direttamente collegata al rafforzamento delle istituzioni che sostengono la democrazia”. “Non lasciatevi convincere – è il forte monito del presule ai fedeli – da coloro che attaccano il potere legislativo e giudiziario”, perché è proprio la loro indipendenza che “impedisce l’esistenza del totalitarismo”. A prescindere dalle proprie convinzioni partitiche, aggiunge quindi il presule, non sono accettabili “aggressioni contro i pilastri che sostengono la democrazia”.