Andrea De Angelis – Città del Vaticano
Nel silenzio del mare, arriva l’urlo agghiacciante di Save The Children che ricorda a tutti e ciascuno perché il Mediterraneo – come ha più volte sottolineato Papa Francesco – sta diventando “un cimitero”. Dal 2014 ad oggi sono almeno 16mila le persone morte o scomparse nelle acque che separano il continente africano da quello europeo. I dati forniti da Unhcr si riferiscono agli ultimi sette anni, non comprendendo il 2021 dove, come noto, le vittime sono già state centinaia (almeno 500 secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni). Nel flusso di coloro che tentano di raggiungere l’Europa, fuggendo da povertà, violenze e conflitti ci sono molte persone vulnerabili e, tra loro, i minori stranieri non accompagnati. Oltre mille quelli arrivati via mare dall’inizio dell’anno, a cui si aggiungono quelli approdati domenica scorsa sull’isola di Lampedusa, dove in poco più di 24 ore sono sbarcate oltre 2000 persone.
Una catastrofe che lascia sgomenti
“Le notizie che giungono dall’Oim sull’ultimo naufragio nel Mediterraneo, che avrebbe tra le vittime anche un bambino, lasciano sgomenti. Sono l’ulteriore dimostrazione di quanto sia indispensabile e urgente un maggiore impegno degli Stati membri e dell’Unione Europea nelle operazioni di salvataggio e per un sistema strutturato, coordinato ed efficace di ricerca e soccorso e canali d’ingresso sicuri affinché cessi questa catastrofe. Il Mediterraneo centrale si conferma ancora una volta tra le rotte più letali al mondo, mentre, complice il bel tempo, le partenze dal Nord Africa stanno aumentando” ha dichiarato Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children, commentando le notizie dei naufragi degli ultimi giorni.
Le soluzioni
Giovanna Di Benedetto, portavoce di Save The Children, nell’intervista a Vatican News parla anche delle possibili soluzioni e nel farlo sottolinea come è fondamentale un impegno comunitario, dunque europeo. Anche perché spesso le persone che giungono dall’Africa in Italia chiedono di potersi congiungere con i familiari residenti in altri Paesi.
“Occorre attivare un sistema efficace, coordinato di salvataggio nel Mediterraneo, oltre a canali sicuri per evitare simili catastrofi”, afferma e poi sottolinea come sia “inaccettabile affidarsi alla Guardia costiera libica, perché la Libia non può essere considerato un porto sicuro e nessuno vi andrebbe ricondotto. Nonostante questo – aggiunge – già 6mila persone sono state riportate nel Paese dall’inizio dell’anno”.
I minori che arrivano in Europa
Cosa fare invece per i giovani e giovanissimi che riescono ad attraversare il Mediterraneo? “Un sistema di accoglienza e protezione adeguato, i minori che arrivano sulle coste italiane totalmente soli, privi di assistenza sono già 1.300 dall’inizio dell’anno. Bisogna inoltre considerare che molti minori, alcuni di loro sono poco più che bambini, non vogliono restare in Italia, ma chiedono di raggiungere altri familiari in diversi Paesi. Un sistema di accoglienza efficace per i minori vulnerabili – evidenzia la portavoce di Save The Children – deve muoversi seguendo questa logica”.
La voce del Papa
“Le parole di Francesco sono un assoluto punto di riferimento, la sua figura autorevole è da esempio e si è sempre speso per le persone migranti”, afferma Di Benedetto, aggiungendo che non è più accettabile assistere a quelle che sono delle vere e proprie tragedie del mare. Naufragi dove perdono la vita uomini, donne e bambini “che – conclude – chiedono un impegno urgente degli Stati europei”.