Marco Guerra – Città del Vaticano
“Si può fare” è lo slogan della seconda edizione degli Stati generali della natalità, organizzati dal Forum delle Associazioni Familiari e dalla Fondazione della Natalità, che si sono aperti oggi a Roma, all’Auditorium della Conciliazione. Il messaggio mandato al mondo della politica, delle imprese e della comunicazione è che l’inverno demografico che mette a rischio la tenuta del tessuto sociale italiano non è un futuro ineludibile.
Tavoli con tutti gli attori sociali
Costruire consapevolezza e incentivare l’azione a tutti i livelli istituzionali è l’obiettivo della due giorni che coinvolge in diversi tavoli di discussione esponenti della politica, delle imprese, della cultura, dell’assistenza sociosanitaria, dell’istruzione e della comunicazione, perché è importante cambiare anche la narrazione sulla famiglia e la bellezza della genitorialità.
L’intervento di De Palo
I lavori sono iniziati con l’intervento introduttivo del presidente Fondazione della Natalità, Gigi De Palo che, dopo aver ringraziato il Papa per il messaggio rivolto ai partecipanti dell’evento, è entrato subito nel tema del calo delle nascite sottolineando che nel 2021 l’Italia ha perso circa 300 mila cittadini, una popolazione pari quasi alla città di Bari. “Lo scorso anno sono morte 709.035 persone – ha spiegato De Palo – ma ne sono nate appena 399.431. Un record assoluto. Mai così pochi bambini nati dall’Unità d’Italia!”.
Inserire natalità nel Pnrr
De Palo si è poi soffermato sulle conseguenze delle culle vuote: “Crollerà il Pil, il welfare, il sistema pensionistico e quello sanitario”. Il presidente del Forum ha quindi fatto notare l’esclusione della natalità tra gli obiettivi dichiarati del Pnrr, ovvero del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) dal valore complessivo di 235 miliardi di euro tra risorse europee e Nazionali. “La denatalità – ha aggiunto – è la nuova questione sociale del nostro Paese perché genererà diseguaglianze e povertà che metteranno in difficoltà soprattutto le categorie più fragili”. De Palo guarda anche all’Europa, dove già c’è un commissario per la natalità: “Ne abbiamo bisogno anche in Italia affinché già da subito siano destinati fondi del Pnrr per quella che è la vera emergenza del Paese e si garantiscano politiche in favore del work-life balance e del lavoro femminile”. Per De Palo si può e si deve invertire la rotta e gli Stati generali della natalità vogliono “provare a cambiare lo schema narrativo, perché le famiglie non devono essere l’unità di misura, spesso negativa, tra l’altro, ma la misura dell’unità per il Paese”. Si può quindi pensare di raggiungere nuovamente la soglia dei 500 mila bambini nati l’anno.
Gualtieri: cambiare i tempi di vita delle città
I lavori degli Stati generali sono proseguiti con gli interventi dei rappresentanti delle istituzioni locali e nazionali. Il primo a prendere parola è stato il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che si è soffermato sul contributo che i Comuni possono offrire per garantire “un’organizzazione di vita e di lavoro che non sia di ostacolo alla natalità”. Il primo cittadino ha quindi fatto riferimento allo slogan della “città dei 15 minuti”, dove tutti i servizi siano a portata di famiglia. ”La consapevolezza che bisogna intervenire con politiche incisive c’è”, ha detto Gualtieri. “Credo serva un impegno istituzionale per portare avanti tutto questo. Noi come Roma Capitale coglieremo al meglio la sfida grazie anche ai soldi del Pnnr per gli asili e per investimenti sull’istruzione”. ”Il grande tema è quello di fare patti tra tutti i soggetti per costruire in modo diverso i tempi di vita della nostra città e del nostro spazio. L’organizzazione di vita e lavoro non deve essere un ostacolo ma deve fare da tessuto di sostenimento” ha concluso Gualtieri.
Ministro Bianchi: più investimenti nella scuola
Il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, si è detto conscio del problema della denatalità e ha parlato degli investimenti del governo sulla scuola: “Nella scuola, secondo le tendenze attuali, dovremmo avere dal 2021 al 2032 1,4 milioni di ragazzi in meno. Di fronte a questo abbiamo deciso di mantenere uguali le risorse anche se c’è questa caduta demografica, perché abbiamo fiducia a invertirla”. Secondo il ministro Bianchi, l’esecutivo ha investito quasi 5 miliardi su nidi e infanzia, senza dare soldi a pioggia ma indirizzandoli laddove c’è più carenza di personale e strutture. “Stiamo lavorando perché le scuole tornino a essere non affollate, ma ripiene di vita – ha concluso – lavoriamo affinché vi sia una ripresa della natalità e di una ripresa di fiducia”.
Ministro Bonetti: Family act chiama in causa le aziende
La sfida della natalità ovviamente è stata anche al centro dell’intervento detto il ministro per la Famiglia, Elena Bonetti, che ha ricordato la recente entrata in vigore del Family Act, che ha lo scopo di sostenere la genitorialità e la funzione sociale ed educativa delle famiglie, di contrastare la denatalità, di favorire la conciliazione della vita familiare con il lavoro di entrambi i genitori e di sostenere, in particolare, il lavoro femminile. “Con grande orgoglio posso dire che da oggi l’Italia è un Paese migliore, perché oggi entra in vigore come legge dello Stato la prima riforma strutturale delle politiche familiari”. Bonetti ha ricordato che anche le aziende entrano in gioco, perché la genitorialità non è un diritto individuale ma una risorsa collettiva, anche nel mondo del lavoro che ha bisogno di valorizzare questa esperienza.
Martinez (Rinnovamento Spirito): serve cultura della vita
Gli interventi sono stati intervallati da contribuiti di ragazzi che hanno parlato delle loro difficoltà a vedersi genitori in Italia. Sempre dalla platea ha poi parlato Salvatore Martinez, presidente del movimento Rinnovamento dello Spirito Santo in Italia, il quale ha si è soffermato sul concetto di povertà generativa e sulla necessità di insegnare ai più giovani ad amare la vita e di ritornare a parlare del valore della vita per combattere la povertà spirituale.
Il messaggio di Mattarella
Significativo anche il messaggio inviato agli Stati generali della natalità dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “La accentuata diminuzione della natalità rappresenta uno degli aspetti più preoccupanti delle dinamiche sociali contemporanee e segnala una difficoltà” e dunque occorre “assumere con determinazione l’obiettivo di affrontare la crisi della struttura demografica del Paese”, favorendo la “famiglia e l’adempimento dei relativi compiti” come “prescrive l’art. 31 della Costituzione, che ci richiama, conseguentemente, alla tutela della maternità, dell’infanzia e della gioventù”.
Blangiardo (Istat): a rischio la sostenibilità del sistema
La mattinata è stata infine impreziosita dalla relazione del presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo. Secondo le proiezioni che ha illustrato, qualora non venisse arrestato il crollo delle nascite, l’Italia conterà nel 2050 cinque milioni di abitanti in meno, di cui due milioni di giovani, sottolineando che “se il tasso di fecondità dovesse rimane quello attuale, cioè 1,2 figli per donna, nell’arco di 4-5 decenni questo Paese avrebbe 250 mila nati” annui. E ancora sulla popolazione totale solo poco più di una persona su due sarebbe in età da lavoro, con un 52% di persone tra i 20-66 anni che dovrebbero provvedere sia alla cura e alla formazione delle persone sotto i venti anni (16%), sia alla produzione di adeguate risorse per il mantenimento e l’assistenza ai pensionati (32%). In questo quadro le nascite annue potrebbero scendere nel 2050 a 298 mila unità, numeri molto lontani dalle auspicate 500 mila nascite annue considerate necessarie per il raggiungimento del corretto equilibrio demografico.
I segnali di speranza
Intervistato da Vatican News, Blangiardo ha tuttavia lanciato segnali di speranza, invitando tutti i soggetti interessati nella sfida della natalità a guardare alle politiche introdotte in Germania, Paese che era afflitto dalle culle vuote ma che è riuscito a ottenere un incisivo incremento della natalità grazie a politiche di sostegno alla genitorialità e di conciliazione tra lavoro e famiglia. “Il messaggio che dobbiamo lanciare è quello di non perdere la fiducia – ha aggiunto – e di continuare con quelle riforme intraprese anche dal governo italiano; iniziative interessanti come spunto di inizio ma che vanno rafforzare se si vogliono eliminare tutti gli ostacoli che portano alla rinuncia di mettere al mondo nuovi figli da parte delle famiglie italiane”.