Elvira Ragosta – Città del Vaticano
La fiducia arriva dopo due giorni di dibattito, tra rigide misure di sicurezza. Il Parlamento, riunito a Sirte, città a metà strada tra le regioni rivali dell’Est e dell’Ovest, ha approvato la composizione del governo presentata dal premier Abdul Hamid Dbeibah con 121 voti favorevoli su 132 parlamentari presenti. La squadra è composta da due vice primi ministri e 26 ministri e per la prima volta in Libia l’esecutivo vede la presenza di due donne, agli Esteri e alla Giustizia. Il governo di transizione, che dovrà traghettare il Paese verso le elezioni del prossimo 24 dicembre, dovrebbe giurare lunedì prossimo a Bengasi. “Sarà il governo di tutti i libici”, ha annunciato il premier Dbeibah, aggiungendo: “La Libia è una e unita” e promettendo che “non ci saranno più guerre, né divisioni. La missione Onu in Libia, come gli Usa, l’Ue e la Lega Araba, ha lodato “gli sforzi fatti per arrivare a questo momento cruciale”. Il voto di fiducia al nuovo governo di unità nazionale “è un’opportunità storica per i libici per mettere fine a dieci anni di conflitto e unire gli sforzi di ricostruzione in una Libia pacifica, stabile, unita e sovrana” ha twittato l’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli Affari esteri, Josep Borrell.
La fiducia al governo transitorio rappresenta un passo importante per Arturo Varvelli, direttore dell’European council on foreign relations (Ecfr) di Roma ed esperto di Libia, che nella sua intervista a Vatican News afferma: “Non c’è nessun passo che può essere decisivo il Libia in questo momento, perché ci sono talmente tanti fattori e attori coinvolti che pensare che sia risolutivo è un po’ illusorio, però certamente è un passo importante, anche per la grande maggioranza, un po’ oltre le aspettative, che ha votato questo governo e che gli consentirà di avere quindi un appoggio piuttosto importante. Anche se ci sono dei chiaroscuri”.
Le tappe che hanno portato alla fiducia e l’orizzonte delle elezioni
Si arriva a questo governo di transizione grazie a un processo di riunificazione intavolato sotto la supervisione delle Nazioni Unite e a seguito del cessate il fuoco siglato lo scorso ottobre. L’obiettivo è superare la divisione che fino ad ora ha caratterizzato la scena politica libica, che vedeva da una parte il Gna, il governo di Tripoli riconosciuto dall’Onu e appoggiato da Ankara e, dall’altra, l’amministrazione dell’Est sostenuta dal generale Khalifa Haftar, appoggiata da Egitto, Russia ed Emirati Arabi Uniti. Il governo uscente di unità nazionale (Gna) di Fayez al-Sarraj si è detto “pienamente pronto a consegnargli le sue missioni e responsabilità in tutta serenità e nel rispetto dell’alternanza pacifica del potere”. Anche il governo libico del premier Abdalla Thinni, che da Bengasi controlla l’est della Libia, ha annunciato che è “pronto a passare il potere” al nuovo esecutivo unificato di Abdul Hamid Dbeibah, secondo quanto riportato dal sito Libya Herald.
Sarà dunque questo governo transitorio a traghettare la Libia verso le elezioni del 24 dicembre prossimo. Circa i passi necessari da compiere nei prossimi mesi, Varvelli aggiunge: “Innanzitutto occorre che questo governo abbia una sua efficacia e una sua legittimità. Parte con il piede giusto, ma bisogna vedere se sarà capace di tenere il Paese unito; è importantissimo che si arrivi alle elezioni con un percorso condiviso e comune. È necessario – precisa – che la Libia stabilisca le regole del confronto politico e che le varie parti le rispettino in una situazione di disarmo. C’è bisogno di preparare le elezioni e di far sì che queste siano libere”.
La situazione dei cittadini libici
Oltre alla transizione politica, il governo dovrà occuparsi anche di questioni che riguardano la vita di tutti i giorni dei cittadini libici: dalla lotta alla diffusione del Covid-19, alla situazione economica, caratterizzata da una galoppante inflazione. Per il direttore dell’European council on foreign relations, quella che vive il Paese nordafricano è una situazione molto difficile e, dopo un quarantennio di mancate libertà sotto il regime di Gheddafi, negli ultimi dieci anni i cittadini non hanno visto un immediato miglioramento delle loro condizioni: “Vivono nell’incertezza – dice – perché bande criminali hanno conquistato larga parte del Paese, vivono nell’incertezza di un’economia che, tra alti e bassi, è sempre vincolata al petrolio e quindi alla rendita petrolifera che viene re-distribuita, a servizi che sono diventati sempre più carenti e inefficaci. Quindi, c’è tanto da fare e io penso che la credibilità di questo governo la si giocherà anche e soprattutto nei confronti del cittadino medio libico”
Liberazione di 120 migranti
Resta poi la situazione dei tantissimi migranti che giungono in Libia da diversi Paesi per tentare di attraversare il Mediterraneo con la speranza di raggiungere l’Europa per poi ritrovarsi a vivere nel Paese in precarissime condizioni, a volte di grave sfruttamento. E’ di ieri la notizia della liberazione, da parte di un’unità dell’esercito libico, di 120 migranti, per lo più egiziani, tenuti prigionieri da trafficanti di esseri umani a Bani Walid, città ai margini del deserto, a circa 170 chilometri a sud-est di Tripoli. I loro rapitori li avevano sottoposti a “torture ed estorsioni”, si legge in un comunicato della 444^ brigata, che cita le testimonianze delle persone liberate. Sempre a Bani Walid, la scorsa settimana la stessa unità aveva condotto un’altra un’operazione contro i trafficanti, scoprendo sei nascondigli e liberando 70 migranti di diverse nazionalità. La questione dei migranti resta per Varvelli uno dei punti critici: “Abbiamo visto che quella finestra di opportunità che si era creata tra il 2014 e il 2016 fino alla prima metà del 2017 con, come dire, un processo di industrializzazione dei traffici di migranti, in qualche maniera non si sta riproducendo da diverso tempo, però – conclude – è vero che continua a esserci una commistione tra milizie e bande criminali in Libia”.