Michele Raviart – Città del Vaticano
Numerose ricorrenze e anniversari che legano il Libano alla Santa Sede, oltre all’attuale grave crisi sociale, economica e politica che sta attraversando il Paese dei Cedri in questo periodo, saranno le ragioni della visita che monsignor Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati, effettuerà dal 31 gennaio al 4 febbraio nella capitale, Beirut. Un viaggio che intende esprimere la sollecitudine e la vicinanza di Papa Francesco al popolo e alla Chiesa libanese in questo momento di grande difficoltà.
Un anno di ricorrenze e anniversari
Quest’anno ricorrono i 75 anni delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e il Libano e il 25° anniversario del viaggio di San Giovanni Paolo II nel Paese in occasione della firma, il 10 maggio 1997, dell’Esortazione apostolica post-sinodale Una speranza nuova per il Libano, frutto del Sinodo svoltosi a Roma nel 1995. Risale inoltre al 2012, dieci anni fa, il viaggio apostolico di Benedetto XVI. Anche in quell’occasione fu firmata a Beirut un’Esortazione apostolica post-sinodale, l’Ecclesia in Medio Oriente, seguita al Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente del 2010.
Il programma del viaggio
Durante la sua permanenza, monsignor Gallagher incontrerà le autorità dello Stato, i patriarchi e i vescovi cattolici e ortodossi, oltre ai capi religiosi musulmani e drusi e a personalità del mondo della cultura e della politica. Farà inoltre visita ad alcuni luoghi e comunità significativi e parteciperà all’apertura del simposio su “Giovanni Paolo II e il Libano, organizzato dalla Holy Spirit University of Kaslik.
La vicinanza del Papa al Libano
Monignor Gallagher porterà, dunque, l’affetto e la vicinanza del Papa a tutti i libanesi. Francesco non cessa di rivolgere il suo pensiero a questa terra: appena il 10 gennaio scorso, incontrando il Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, ha rinnovato la sua preghiera per il “caro popolo libanese, stretto dalla morsa di una crisi economica e politica che fatica a trovare soluzione”, auspicando che “le riforme necessarie e il sostegno della comunità internazionale aiutino il Paese a rimanere saldo nella propria identità di modello di coesistenza pacifica e di fratellanza tra le varie religioni presenti”. Il 25 novembre dell’anno scorso, ricevendo in Vaticano il primo ministro libanese, Najib Mikati, ha affermato che il Libano è “un messaggio, e anche una promessa, per cui lottare” e ha aggiunto questa preghiera: “Signore Dio, prendi per mano il Libano e digli: Alzati!”.
Il 4 agosto 2021, al termine dell’udienza generale, ricordando l’anniversario dalla terribile esplosione avvenuta nel porto di Beirut, ha lanciato un nuovo accorato appello alla comunità internazionale, chiedendo di “aiutare il Libano a compiere un cammino di ‘risurrezione’, con gesti concreti, non soltanto con parole”.