Andrea De Angelis – Città del Vaticano
No, l’Unione Europea non finanzierà muri e filo spinato. Non ci saranno fondi comunitari per la costruzione di barriere al confine esterno del continente per rafforzare il controllo del traffico di persone migranti irregolari. A metterlo in chiaro è stata la presidente della Commissione europea, Ursula von Der Leyen, al termine del Consiglio europeo, che ha visto i lavori prolungarsi di diverse ore proprio per la discussione animata sul tema dell’immigrazione. Parole ribadite anche dal Presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi.
Nessun finanziamento
“Si è parlato di infrastrutture fisiche, ma sono stata molto chiara sul fatto che non ci saranno finanziamenti di reticolati di filo spinato o di muri”, ha detto il capo dell’Esecutivo comunitario in una conferenza stampa al termine del Consiglio, che ha dedicato circa cinque ore alla questione migratoria. Al termine del Consiglio europeo, dunque, non vi è traccia della richiesta avanzata a inizio ottobre da dodici Paesi (Austria, Cipro, Danimarca, Grecia, Lituania, Polonia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia e Repubblica Slovacca) sulla possibilità di avere dei fondi europei per costruire muri alle frontiere. “C’è stata un’evoluzione nel corso della discussione – spiega Draghi – e, a forza di cambiamenti, la frase si è girata in modo completamente diverso”. Quello che doveva essere “un paragrafo su un possibile finanzaimento dei muri – aggiunge – per una strana eterogenesi dei fini, non contiene di fatto questa possibilità, mentre si è aperto uno spiraglio sul patto di asilo che, come discussione, era chiusa da un anno”. Ed in ogni caso “ogni finanziamento” andrà “proposto alla Commissione, che è contraria, e sottoposto al Consiglio dove siamo in tanti ad opporci, a partire – conclude – da noi”.
La richiesta di 12 Paesi
Appena due settimane fa, i ministri dell’Interno di 12 Paesi europei, in una lettera indirizzata alla Commissione europea e alla presidenza di turno del Consiglio Ue, chiedevano “salvaguardie nel diritto dell’Ue che consentano agli Stati membri di agire rapidamente e proporzionalmente alla minaccia, in difesa della loro sicurezza nazionale e dell’intera Ue”, sostenendo che “la sorveglianza delle frontiere non impedisce alle persone di tentare illegalmente valichi di frontiera e sarebbe quindi utile integrarla con ulteriori misure preventive”. “La barriera fisica sembra essere un’efficace misura di protezione delle frontiere che serve l’interesse dell’intera Ue”, si legge . “Questa misura legittima dovrebbe essere ulteriormente e adeguatamente finanziata dal bilancio dell’Ue in via prioritaria per garantire una risposta efficace e immediata alla strumentalizzazione dei flussi migratori, abbiamo bisogno di soluzioni europee senza indugio”. Quanto scritto ad inizio mese mostra il volto di un’Unione divisa su un tema che, non a caso, ha portato ieri il Consiglio europeo a durare molto più del previsto.
Conta salvare vite
In queste due settimane sono state numerose le organizzazioni che si sono schierate accanto alle persone migranti, denunciando l’assurdità di una richiesta volta a costruire nuovi muri nel vecchio continente. Tra loro anche ResQ People, una Onlus italiana nata nel dicembre del 2019 grazie alla volontà di cittadini e associazioni della società civile. Nell’intervista a Radio Vaticana – Vatican News, la portavoce, Cecilia Strada, sottolinea come l’Europa sia divisa anche su temi che, in realtà, non dovrebbero essere divisivi, compreso il salvataggio di persone migranti in mare.
“Oggi tiriamo un sospiro di sollievo, ma già il farlo è segno dei tempi strani che viviamo. Dovrebbe essere il minimo sindacale che non si parli di una cosa totalmente contraria ai valori europei, come il tirare su dei muri”. Ora però, aggiunge la Strada, “speriamo che si vada fino in fondo, perché i muri non sono fatti solo di mattoni e filo spinato”. Si tratta di un’Europa che appare poco unita, che sembra esserlo, continua la Strada, “più sul destino delle merci che degli esseri umani”. “Mi auguro – aggiunge – che i nostri figli, tra qualche anno, possano guardare come fosse un brutto sogno, a quell’Europa che si divideva anche sui soccorsi in mare. Come può essere divisivo riconoscere l’accoglienza a chi ne ha bisogno? Ci vuole il coraggio di dire che dobbiamo cambiare il paradigma in cui stiamo continuando a muoverci, considerando un problema il fenomeno migratorio”. A quel punto, precisa la Strada, “muterà anche il rapporto con la difesa delle frontiere, che oggi è fatto anche con gli accordi della Libia che, di fatto, tirano su un muro in mezzo al Mediterraneo”.
Le conclusioni del Consiglio Europeo
Al termine del Consiglio del 21 e 22 ottobre, sono state pubblicate, come prassi, le conclusioni. Oltre alla questione migratoria, è stata ancora una volta centrale la lotta alla pandemia di Covid-19. “Al fine di aumentare ulteriormente i tassi di vaccinazione in tutta l’Unione – si legge – è opportuno intensificare gli sforzi per superare l’esitazione vaccinale, anche contrastando la disinformazione, in particolare sulle piattaforme dei social media”. Sulla trasformazione digitale, il Consiglio europeo chiede “il rapido esame della proposta della Commissione relativa a una decisione che istituisce il programma strategico per il 2030 ‘Percorso per il decennio digitale’, che attua la bussola per il digitale”. Inoltre, i leader hanno preso in esame “il marcato aumento di attività informatiche malevole volte a minare i nostri valori democratici e la sicurezza delle funzioni fondamentali delle società”, ribadendo “il fermo impegno a perseguire i valori democratici, sia online che offline, a favore di un ciberspazio aperto, libero, stabile e sicuro”. Infine, in merito “all’impennata dei prezzi dell’energia”, il Consiglio ha stabilito che “i lavori saranno portati immediatamente avanti nella riunione straordinaria del Consiglio TTE del 26 ottobre 2021 e che si ritornerà sulla questione a dicembre”.