Lisa Zengarini – Città del Vaticano
Alla base della diplomazia pontificia c’è “il legame indissolubile tra la Chiesa e l’umanità” e i valori che essa difende e persegue “sono sempre stati presenti” nelle sue relazioni diplomatiche. Lo ha ricordato monsignor Paul Gallagher, Segretario vaticano per i rapporti con gli Stati, intervenendo ieri pomeriggio all’Università Maria Santissima Assunta (Lumsa) alla presentazione del volume “100 anni con spirito di verità e fiducia. Relazioni diplomatiche tra la Repubblica di Lettonia e la Santa Sede”. Quello che “dà sostanza e credibilità” all’azione diplomatica della Santa Sede – ha sottolineato monsignor Gallagher – è la sua “connessione” al bene della Chiesa e della famiglia umana. Il suo obiettivo, infatti, è il perseguimento dei valori fondamentali della persona e della comunità umana in tutte le sue dimensioni: dal “valore incondizionato” della vita e della dignità umana a quello “unico e insostituibile” della famiglia, alla giustizia sociale, alla pace e alla libertà religiosa.
Santa Sede e Chiese locali
Se “la Chiesa ammette le legittime molteplicità e diversità” del mondo secolare – ha spiegato il Segretario per i rapporti con gli Stati – essa “deve mantenere le distanze da un pluralismo inteso come relativismo morale” che in ultima istanza corrode anche la democrazia. “Oggi, purtroppo – ha proseguito monsignor Gallagher – prevale l’idea errata che sia la legge a determinare l’etica e non l’etica ad avere il primato” . In questo senso i cristiani sono chiamati ad assicurare che la legge sia “radicata nell’oggettività della natura, piuttosto che nella soggettività della volontà del legislatore o, peggio, nella popolarità della cultura dominante”. Ecco perché – ha sottolineato – la Santa Sede, attraverso la sua attività diplomatica, non cesserà mai di sostenere la voce delle Chiese locali in difesa della visione cristiana dell’uomo che “ha dimostrato nel corso dei secoli di essere molto più dinamica realistica” di altre visioni ideologiche di corto respiro. Senza un orizzonte etico e un riferimento al trascendente, infatti, “nessuna costruzione o ricostruzione della civiltà umana saranno possibili ”.
Un Paese liberato dal giogo sovietico
Ed è proprio la capacità di restare ancorata a questa dimensione trascendente, con la “forza di una cultura permeata dalla fede cristiana”, ha osservato monsignor Gallagher, che ha permesso alla Lettonia di rinascere e di trovare la libertà perduta dopo decenni sotto il giogo sovietico. Aspetti questi – ha osservato – evidenziati da San Giovanni Paolo II e da Papa Francesco in occasione dello storico viaggio apostolico del 1993, dopo il riallacciamento delle relazioni diplomatiche del Paese con la Santa Sede, e di quello del 2018 per il centenario dell’indipendenza.
Il costante sostegno della Santa Sede
Alla presentazione del volume è intervenuto, tra gli altri, anche il vice primo ministro lettone Janis Bordans, Ministro della giustizia incaricato per gli affari religiosi, in rappresentanza del presidente Egils Levits, ricevuto ieri in udienza da Papa Francesco. Ripercorrendo i momenti salienti delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Repubblica di Lettonia in questi cento anni, Bordans ha voluto ricordare il costante sostegno dato dalla Sede Apostolica alla Lettonia, in particolare durante gli anni dell’oppressione sovietica. Il ministro ha quindi sottolineando lo spirito di collaborazione che ha caratterizzato i rapporti tra Stato e Chiesa nella Repubblica lettone in questi trent’anni di indipendenza. Curato dal sacerdote Mikhail Volohov e dalla studiosa Inese Runce, il volume “100 anni con spirito di verità e fiducia. Relazioni diplomatiche tra la Repubblica di Lettonia e la Santa Sede” e realizzato in collaborazione con la Segreteria di Stato della Santa Sede, il Pontificio Comitato di Scienze Storiche e gli Archivi Nazionali della Lettonia, raccoglie una serie di documenti d’archivio inediti sui rapporti tra Lettonia e Santa Sede negli anni tra il 1918–1958.