Paolo Ondarza – Città del Vaticano
Tanti luoghi comuni aleggiano attorno all’enigma Caravaggio. Molti sono da sfatare. Ad esempio quello che lo vedrebbe come un pittore ateo, miscredente o addirittura eretico. Il rapporto tra il grande artista e la fede è stato al centro della partecipatissima sessione inaugurale – circa trecento iscritti – del convegno “1951-2021 L’enigma Caravaggio. Nuovi studi a confronto”. L’iniziativa messa in campo sulla piattaforma Zoom per l’Università Sapienza di Roma e l’Accademia Urbana delle Arti dagli storici dell’arte Sergio Rossi e Rodolfo Papa nelle giornate del 12, 19, 21, 26 e 28 gennaio, vede radunati insieme quaranta esperti internazionali.
Due anniversari
L’occasione è data da due significativi anniversari: i 450 anni dalla nascita e i 70 dalla memorabile mostra che si tenne a Milano nella primavera del 1951 a cura di Roberto Longhi. L’esposizione rappresentò uno spartiacque, un momento culminante degli studi caravaggeschi della prima metà del XX secolo, la consacrazione di Michelangelo Merisi.
Il grande assente
Prima di allora infatti la storiografia e la storia critica non annoveravano Caravaggio tra i giganti della storia dell’arte. Un dato significato a riguardo è quello che, moderando i lavori di questa mattina, ha portato all’attenzione la direttrice dei Musei Vaticani Barbara Jatta: Il nome di Caravaggio è assente tra le tessere musive che compongono quelli dei pittori – Raffaello, Leonardo, Tiziano, Melozzo, Perugino e Giotto – sulla facciata del grande edificio della Pinacoteca Vaticana realizzato da Luca Beltrami per volere di Pio XI ed inaugurato nel 1932, esattamente novant’anni fa.
Caravaggio e la fede
“Prima della rivalutazione di Caravaggio da parte di Longhi infatti – spiega a Vatican News Barbara Jatta – Caravaggio era considerato eretico, una persona troppo cruda nel suo modo di rappresentare il sacro. Questa visione è stata ribaltata dalle ricerche degli ultimi settant’anni”. Non a caso oggi la fede e la spiritualità di Caravaggio sono oggetto di riscoperta: dalla partecipazione dell’artista preghiera eucaristica delle Quarantore all’inserimento del proprio autoritratto nelle opere d’arte sacra che dipingeva.
La Deposizione dei Musei Vaticani
I Musei Vaticani conservano quello che per molti è il capolavoro indiscusso del pittore lombardo: la Deposizione. Nell’allestimento della Pinacoteca degli anni Trenta il quadro fu collocato in una posizione centrale all’interno della Sala Barocca. “L’opera – ricorda la direttrice dei Musei Vaticani – proviene dalla Chiesa romana di Santa Maria in Vallicella dalla quale fu prelevata durante la campagna napoleonica ed esposta al Louvre in Francia. Nel 1815 Canova la restituì a Roma e fu quindi collocata in Vaticano. Il dipinto testimonia l’altissima devozione dell’artista e della committenza”.
Ombre da illuminare
Tante ancora le ombre sulla travagliata e affascinante vita di Caravaggio: diradarle e fare luce è uno degli scopi del convegno. Tra i numerosi interrogativi che saranno messi a tema ci sono il rapporto del pittore con i genitori, le ragioni per cui lasciò Milano, il momento del suo arrivo a Roma e la sua influenza stilistica nella pittura internazionale, dalla Spagna all’America Latina. La modalità online del simposio consente di raggiungere un alto numero di partecipanti: “come abbiamo visto anche per il convegno dedicato dai Musei Vaticani a Raffaello”, aggiunge Barbara Jatta, “è questo il futuro della ricerca dell’approfondimento scientifico”. Ogni giornata di studio è composta da due sessioni di lavoro con la possibilità per gli iscritti di porre domande. Maggiori informazioni sul sito del convegno.