Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
In mezzo all’oppressione, persone coraggiose, uomini e donne, hanno rischiato la loro vita per ottenere libertà per tutti gli esseri umani. Le Nazioni Unite, con la Giornata internazionale, a partire dal 2008, ricordano al mondo le vittime della schiavitù e chi ha lottato per ottenere giustizia e uguaglianza, invitando inoltre alla consapevolezza dei rischi odierni, quelli del razzismo e del pregiudizio. 214 anni fa, negli Stati Uniti, fa veniva abolita la tratta transatlantica degli schiavi, era il primo gennaio del 1808. Per oltre quattro secoli, più di 15 milioni di persone ne sono state vittime, esseri umani che dall’Africa sono stati condotti per lo più verso le Americhe.
Nonostante i secoli, le schiavitù permangono
Il tema di quest’anno, “Porre fine all’eredità del razzismo della schiavitù: un imperativo globale per la giustizia”, è un invito alla riflessione su come oggi continuino le stesse cause con gli stessi effetti, e una sollecitazione ad aumentare gli sforzi collettivi per porre fine a tutte le forme di schiavitù. Si calcola che oggi siano oltre 40 milioni i cosiddetti schiavi moderni, un quarto dei quali bambini, vittime di lavoro forzato, matrimoni forzati, tratta di esseri umani, lavoro domestico forzato. Si rende necessario riflettere sul fatto che, spiega Gabriella Salviulo, direttrice del Centro di Ateneo per i Diritti Umani “Antonio Papisca” dell’Università di Padova, “sono passati i secoli, ma i problemi e i temi sono ricorrenti. Siamo figli della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, ma, nonostante siano passati più di 70 anni, non abbiamo ancora imparato ad agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza. Si parla di famiglia umana, ma la famiglia umana stenta a riconoscersi in questo concetto, cioè che ogni essere umano ha il proprio diritto a vivere dignitosamente e anche nel rispetto l’uno dell’altro”.
I costanti richiami del Papa all’impegno dei cristiani
Il tema delle nuove schiavitù è molto spesso al centro delle parole di Francesco, che ogni volta sollecita i cristiani al dovere prioritario di impegnarsi nell’abolizione di questo turpe fenomeno. La schiavitù moderna, diceva il Papa il 2 dicembre del 2014, nel corso della cerimonia per la firma della Dichiarazione contro la schiavitù da parte dei leader religiosi, nella Casina Pio IV, in Vaticano, “malgrado i grandi sforzi di molti, continua ad essere un flagello atroce che è presente, su larga scala, in tutto il mondo (…), fa le sue vittime nella prostituzione, nella tratta delle persone, il lavoro forzato, il lavoro schiavo, la mutilazione, la vendita di organi, il consumo di droga, il lavoro dei bambini”. Dei milioni di immigrati “vittime di tanti interessi nascosti, spesso strumentalizzati per uso politico a cui sono negate la solidarietà e l’uguaglianza”, Francesco parlava invece nel 2019 in occasione della Giornata mondiale dei poveri, con una riflessione sulle vittime di traffico in Libia. La Salviulo fa riferimento ai migranti economici, così come ai migranti climatici, ai richiedenti asilo e ai rifugiati, ma anche, con il pensiero diretto all’Amazzonia, “ai popoli indigeni che devono difendere il loro territorio da una sorta di neocolonialismo per lo sfruttamento delle risorse”. Il pensiero della direttrice si estende quindi all’Africa, da dove cioè il fenomeno ha avuto inizio, per citare il caso della Repubblica Democratica del Congo, la cui immensa ricchezza mineraria è divenuta per le popolazioni locali una fonte di violazione dei loro diritti, con la conseguente estrema povertà e i decennali conflitti. Il tema della schiavitù, prosegue la docente, “chiama tutti alla responsabilità, ma è la responsabilità collettiva, istituzionale, che deve sempre più portare a scelte politiche che richiamino al rispetto della dignità umana”.
Istruzione e difesa della dignità per combattere la schiavitù
Francesco ha sempre sostenuto la necessità di sradicare le cause più profonde, andando alla radice della schiavitù, combattendo quindi povertà, disuguaglianza, discriminazione. L’agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, ricorda ancora la Salviulo, “continuamente riconduce alla responsabilità per l’inclusione di tutti, adulti e bambini, in particolare richiamando al diritto ad avere una vita e un’istruzione dignitose”. Un’idea di trasformazione del mondo, conclude, che è il “messaggio che sempre traspare dalle parole di Papa Francesco”.