I rappresentanti del Consiglio pan-ucraino delle Chiese e delle organizzazioni religiose ha concluso oggi la sua visita in Vaticano, culminata ieri con l’incontro con Papa Francesco. Shevchuk, arcivescovo greco-cattolico di Kyiv: la situazione si sta aggravando, le infrastrutture sono distrutte e viviamo al buio. Questa mattina la visita all’ospedale pediatrico Bambino Gesù, che dall’inizio della guerra ha preso in cura 1938 bambini ucraini
Michele Raviart – Città del Vaticano
“Noi leader religiosi dobbiamo educare alla pace, ma non esiste pace senza verità e giustizia. Dobbiamo sanare tante ferite e tanti cuori, perché è più facile riconciliare idee astratte di cuori trafitti”. Ad affermarlo è Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore di Kyiv e capo della Chiesa greco-cattolica ucraina in rappresentanza del Consigliio Pan-ucraino delle Chiese e delle organizzazioni religiose, che oggi ha terminato i suoi tre giorni di visita e in Vaticano, dove ieri ha incontrato Papa Francesco.
Una situazione che si aggrava
“Siamo venuti come uno specchio della società ucraina, siamo un paese multietnico e multireligioso”, ha ribadito Shevchuk nella conferenza stampa conclusiva della visita, che si è svolta questa mattina nella Sala Marconi di Palazzo Pio, sede di Radio Vaticana – Vatican News. “Non sappiamo quando finirà la guerra, ma la situazione si sta aggravando”, ha spiegato. “Solo oggi più di venti missili russi hanno colpito Kyiv. Le infrastutture sono distrutte e viviamo al buio”.
Una difesa proporzionata
“La guerra è sempre una sconfitta dell’umanità è sempre un orrore”, sottolinea l’arcivescovo maggiore di Kyiv, “ma siamo costretti all’autodifesa, che comunque deve essere proporzionale”. Da non esperto militare non so se l’invio di carri armati in Ucraina sia proporzionale, afferma Shevchuk che si domanda tuttavia come si possa fermare i carri armati russi senza l’uso di armi. Per una pace giusta ha ribadito quanto detto anche al Segretario di Stato, Pietro Parolin, e cioè il ritiro della Russia dai confini internazionalmente riconosciuti e ricostruire quanto è stato distrutto.
La vicinanza del Papa al popolo ucraino
Sulla possibilità di una visita del Papa nella capitale ucraina si è ribadito come Francesco segua gli sviluppi della guerra e cerchi il momento giusto per venire. Il popolo ucraino, ha spiegato monsignor Mieczyslaw Mokrzycki, arcivescovo di Leopoli, apprezza molto tutto quello che il Papa e la Santa Sede fanno per l’Ucraina, soprattutto dopo l’8 dicembre scorso, quando il Pontefice si commosse pregando davanti l’immagine dell’Immacolata in Piazza di Spagna. Un gesto che ha aiutato anche a superare alcune incomprensioni del passato.
L’incontro con i bambini ucraini
In mattinata i rappresentanti del Consiglio pan-ucraino delle Chiese, tra cui anche Marcos, vescovo della diocesi ucraina della Chiesa apostolica armena, e Valery Anoniuk, capo delle Chiese dei cristiani evangelici battisti, hanno vistato il reparto dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù dove fin dall’inizio della guerra sono stati presi in carico i bambini ucraini vittime del conflitto o già malati e impossibilitati a ricevere cure adeguate.
L’accoglienza dell’ospedale
Sono 1.938 i bambini in cura al Bambino Gesù, compresi quelli non ospedalizzati, esclusi quelli aiutati direttamente al confine ucraino. “Non avete aperto solo l’ospedale, ma anche il vostro cuore. Non avete solo salvato la vita dei bambini, ma anche delle famiglie”, ha ringraziato l’arcivescovo di Leopoli. “Il loro dolore e le loro ferite sono una testimonianza che interpella il mondo”, ha sottolineato Shevchuk. “Siamo uniti nella missione dell’amore”, ha ricordato la presidente del Bambino Gesù, Mariella Enoc:“I bambini sono vittime, ma anche protagonisti del conflitto e hanno il diritto di dire di non volere la guerra”.