di Bernhard A. Eckerstorfer*, osb
L’Aventino, che fa da cornice al centro storico di Roma, è un luogo verde che attira passeggiatori in cerca di tranquillità. Se capita di incontrare giovani sacerdoti, membri di vari ordini e studenti laici con zaini per computer e libri, probabilmente vanno o vengono da Sant’Anselmo. L’Ateneo, fondato da Papa Leone xiii nel 1888 come sito di formazione per i benedettini, oggi accoglie studenti provenienti da 70 Paesi diversi e il 90% di loro non appartiene all’ordine benedettino. Pertanto, il carattere benedettino non è dato semplicemente dalla presenza di membri dell’ordine (40% del corpo docente), bensì dall’atmosfera monastica che vi si respira.
Per sant’Anselmo d’Aosta, monaco, filosofo, teologo e arcivescovo di Canterbury che visse mille anni fa, la vita e il pensiero formano una unità. Spiritualità e speculazione non sono opposti, anzi si presuppongono a vicenda. Il tempo dedicato alla meditazione e alla liturgia non impediscono il lavoro accademico, al contrario possono fornire un fecondo fondamento e un permanente riferimento a Colui al di là del quale nulla di più grande può essere concepito.
Nella tradizione benedettina e nello spirito di sant’Anselmo, l’Ateneo sull’Aventino offre un contesto dove il canto gregoriano dei monaci accompagna gli studenti ad attraversare il chiostro per entrare nelle aule per l’insegnamento accademico. È l’unica istituzione tra gli atenei e le università pontificie a Roma gestita da un ordine monastico e per tale ragione cerca di contribuire con una voce distintiva nel coro delle istituzioni accademiche di Roma. Si offrono vari programmi di studi monastici, di liturgia e sacramentaria, nonché pure un biennio filosofico e un triennio di teologia per il Baccalaureato. Anche le specializzazioni di Storia della Teologia o della Filosofia, che possono essere completate con una licenza e un dottorato, hanno un profilo tipico della tradizione monastica.
Le tre facoltà di Filosofia, Teologia e Liturgia si impegnano a condurre programmi di insegnamento e di ricerca rilevanti per la Chiesa. Chi viene da un contesto di lingua tedesca, come il sottoscritto, ha già esperienza della messa in discussione del significato della teologia: si chiede quindi quale sia oggi l’utilità di uno studio filosofico, teologico e liturgico per la società e la cultura. Tali dubbi partono anche dall’interno della Chiesa, che si interroga sul valore della teologia scientifica per la fede nell’età postmoderna. Potrebbe essere istruttivo notare che, in un tale contesto, la vita monastica non ha perso il fascino né all’interno della Chiesa né all’esterno. E questo non potrebbe forse suggerirci che a renderci consapevoli sia proprio la fede vissuta in modo concreto? Se le esplorazioni accademiche sono fatte con il continuo riferimento alla prassi religiosa, esse hanno un gran valore per la Chiesa.
In una tale prospettiva, acquista notevole rilevanza l’omonimo collegio per professori e studenti posto nel sito dell’ateneo. Nelle 120 stanze alloggiano professori e studenti provenienti da quasi 40 nazioni, soprattutto monaci, ma c’è spazio anche per gli ospiti che cercano di partecipare alla vita monastica. Per questo anno accademico 2020-2021 a causa della pandemia, Sant’Anselmo ha ospitato 25 studenti e studentesse di lingua tedesca che di norma avrebbero seguito un anno di studi teologici presso l’Abbazia della Dormitio a Gerusalemme. Questo programma appartiene all’Ateneo, come tante altre istituzioni nel mondo che sono incorporate o affiliate a Sant’Anselmo.
Lo spirito benedettino dell’ospitalità può, infine, spiegare anche l’apertura di Sant’Anselmo verso l’ecumenismo e il mondo. La vita monastica dà un fondamento e un riferimento che lascia proseguire la ricerca e l’insegnamento in modo attuale e al passo con i tempi, senza mai perdere di vista i principi classici. Così non si deve temere di perdere l’identità, perché a Sant’Anselmo la pratica religiosa è evidente, una serietà religiosa unita ad una grande libertà individuale.
*Rettore del Pontificio Ateneo Sant’Anselmo