L’arcivescovo Thattil: l’identità siro-malabarese è l’unità con Roma e la missionarietà

Vatican News

Intervista con l’arcivescovo maggiore Raphael Thattil, capo della Chiesa cattolica siro-malabarese

Giuseppe Tulloch

Nel gennaio di quest’anno, Raphael Thattil è stato eletto arcivescovo maggiore di Ernakulam-Angamaly, capo della Chiesa cattolica siro-malabarese, antica Chiesa sui iuris nata in India dalla predicazione di San Tommaso apostolo. Il 13 maggio scorso si è recato in Vaticano per incontrare Papa Francesco. Durante la sua permanenza a Roma, l’arcivescovo maggiore ha rilasciato un’intervista a Radio Vaticana-Vatican News parlando della Chiesa siro-malabarese e del suo recente incontro con il Papa.

Sua Beatitudine, ci può dire qualcosa sulla Chiesa siro-malabarese?

La Chiesa siro-malabarese è una delle chiese missionarie più attive tra le Chiese orientali che sono in comunione con Roma: è una Chiesa fondata dall’apostolo Tommaso. Secondo la nostra tradizione, Tommaso è venuto due volte in India. Qui conosco tante persone che si chiamano Tommaso. La nostra Chiesa è una Chiesa migrante, diffusa dal Kerala all’India intera e fuori dall’India, in altri continenti. Abbiamo 35 diocesi: 13 sono nel Kerala, 18 sono nel resto dell’India; quattro diocesi sono fuori dall’India nei quattro continenti – Stati Uniti, Australia, Canada e Europa. La nostra è una comunità missionaria e migrante. E la migrazione è sempre considerata come una “prova” dell’opera missionaria.

Quali sono le sue priorità, in quanto capo di questa Chiesa?

Prima di tutto, voglio ringraziare Dio. Questa è la più numerosa delle Chiese cattoliche orientali. I nostri antenati, nonostante tutte le persecuzioni, non hanno mai voluto interrompere la comunione con il Santo Padre. Abbiamo sempre considerato la Sede di Roma come il centro della comunione. Per questo il mio desiderio è che possiamo continuare la nostra missione in seno alla Chiesa cattolica come Chiesa orientale, come una Chiesa protesa in termini molto proattivi verso la missione. Un tempo la maggior parte dei missionari in India lavorava per la Chiesa latina. Oggi la Chiesa siro-malabarese è generosa nell’offrire a tutte le diocesi e a tutte le congregazioni religiose le nostre vocazioni. Ecco, la nostra Chiesa ha una dimensione missionaria: siamo missionari ed aiutiamo l’opera missionaria successiva ai missionari europei.

Alcuni giorni fa ha incontrato Papa Francesco: com’è andato l’incontro?

Era il 13 maggio, la festa della Madonna di Fatima. Sarà stata una coincidenza: la nostra Chiesa conserva una forte spiritualità mariana. Il Santo Padre è stato molto paterno, mi ha trattato come un figlio. Ha ascoltato quello che avevo da dirgli con interesse ed empatia. E quando gli ho raccontato dei problemi, mi ha ascoltato e consolato: “Non ti preoccupare, i problemi ti fanno essere più attivo, più efficiente e credibile”. Mi sembra un grande incoraggiamento.

In seno alla Chiesa siro-malabarese è in atto una controversia sulla liturgia: qual è la situazione attuale?

Sì, è vero, c’è una controversia, ma secondo me è un po’ esagerata dai media, soprattutto dai social. La liturgia si celebra secondo lo stesso testo: non c’è nessun cambiamento nei testi. E abbiamo deciso, secondo la nostra tradizione orientale: la lettura della Parola rivolti alla gente e la consacrazione rivolti all’altare. Abbiamo 35 diocesi, ma non si dice che 34 seguono questa norma. C’è effettivamente qualche difficoltà nell’implementare questa decisione nell’arcidiocesi di Ernakulam, che è la più grande diocesi e la città più importante del Kerala. Ci sono delle difficoltà, ma in quanto arcivescovo maggiore della Chiesa siro-malabarese chiedo a tutti di non esasperare la controversia. Io spero che possa essere risolta amichevolmente e con un approccio sereno. Supereremo questa difficoltà e torneremo a fiorire come abbiamo fatto finora.

Vuole aggiungere qualcosa?

Vi ringrazio molto per questa intervista e colgo l’occasione per dirvi che i vostri servizi, i servizi della comunicazione vaticana, sono molto apprezzati da tutti, non solo in India ma in tutto il mondo. Sono un vescovo che ha girato il mondo e l’importanza che riconoscete alle minoranze, come la nostra, è davvero una grande cosa. Il fatto che mi abbiate riservato questo spazio è segno dell’amore che riservate a una Chiesa di minoranza, considerandoci una parte importante della comunione ecclesiale. La Radio Vaticana e i servizi dei media vaticani sono molto ascoltati e seguiti. Noi abbiamo diverse emittenti cattoliche che fanno opera di evangelizzazione e l’ispirazione è venuta proprio dalla Radio Vaticana e dai media vaticani.