Andrea De Angelis – Città del Vaticano
Parlamento sospeso ed elezioni tra un anno. Questo è quanto annunciato il 13 dicembre dal presidente della Tunisia, Kais Saied, il quale ha spiegato come nel 2022 si terranno un referendum per votare una nuova Costituzione e elezioni per rinnovare l’attuale parlamento. Il referendum ci sarà il 25 luglio, un anno dopo l’operazione con cui Saied aveva rimosso il governo e bloccato i lavori del parlamento, definita dai suoi oppositori una sorta di golpe. Le elezioni si terranno invece il 17 dicembre 2022. Fino ad allora, i lavori del parlamento resteranno sospesi. Quasi tre mesi fa Saied aveva firmato un decreto di emergenza che gli ha permesso di governare “per decreto”, senza dunque il voto del parlamento.
Le consultazioni popolari
Saied ha anche annunciato l’avvio, dal prossimo mese, di una serie di “consultazioni” popolari su riforme costituzionali ed elettorali che saranno poi sottoposte a referendum in estate. La consultazione nazionale online durerà fino a marzo, poi una commissione – i cui membri saranno nominati in seguito – formalizzerà le proposte popolari entro il mese di giugno. Il 25 luglio 2022 si terrà il referendum sulle proposte che verranno riassunte. Il presidente ha detto che verrà inoltre varato un decreto su una legge di “riconciliazione nazionale”, finalizzata in particolare a ristabilire i diritti delle persone derubate.
Un futuro ricco di incognite
“I giovani in gran parte sognano di partire, questo è molto triste. Non vedono un futuro lavorativo, sognano solo di lasciare la Tunisia, ma questo è mortale per un Paese”. Lo afferma, nell’intervista a Radio Vaticana – Vatican News, l’arcivescovo di Tunisi, monsignor Ilario Antoniazzi. “Non siamo numerosi noi cristiani qui in Tunisia, ma facciamo ciò che possiamo molto volentieri, specialmente grazie alla Caritas. Lo facciamo – spiega – nelle scuole, che sono un luogo di incontro con le famiglie, con i giovani. Molti giovani tunisini ci aiutano in questo ed è bello vedere come cristiani e musulmani collaborano insieme per il bene di questo Paese”.
Eccellenza, le ultime notizie politiche provenienti dalla Tunisia hanno riacceso i riflettori sul Paese. Può dirci qual è la situazione del popolo tunisino?
Quanto accaduto aumenta ancora l’incognita per il futuro. Venerdì ci saranno manifestazioni, naturalmente chi è a favore e chi contro il presidente. Speriamo davvero che non succeda nulla, c’è un’opposizione sempre più forte qui. I giovani in gran parte sognano di partire, questo è molto triste. Non vedono un futuro lavorativo, sognano solo di lasciare la Tunisia, ma questo è mortale per un Paese. I professionisti se ne vanno, o comunque desiderano partire. L’economia non è che vada bene, anzi c’è un peggioramento. Però se mi chiede cosa sta accadendo, posso dirle che ad oggi la situazione è calma, il timore più forte è per venerdì prossimo.
Ci sono dei timori nuovi anche sul fronte sanitario per quanto riguarda la pandemia?
Al momento la situazione è calma, qui i vaccini sono arrivati tre, quattro mesi dopo rispetto all’Europa. Dunque il vaccino ha ancora effetto, i timori sono per i prossimi mesi, verso febbraio o marzo. Diverse persone poi sono, diciamo così, un po’ dubbiose sulla terza dose, non ne vedono ancora la necessità perché al momento la situazione è stabile. Non c’è un’evoluzione negativa come quella che si registra, in questi giorni, in Europa. Speriamo che non sia la calma prima della tempesta.
Ha parlato dei giovani, del loro desiderio di lasciare il Paese. Qual è il sostegno che dà loro la Chiesa, quali le storie di uomini di buona volontà che operano per aiutare chi è meno fortunato?
La Chiesa certamente fa, almeno quel poco che può fare. Non siamo numerosi noi cristiani qui in Tunisia, ma facciamo ciò che possiamo molto volentieri, specialmente grazie alla Caritas. Lo facciamo nelle scuole, che sono un luogo di incontro con le famiglie, con i giovani. Molti giovani tunisini ci aiutano in questo ed è bello vedere come cristiani e musulmani collaborano insieme per il bene di questo Paese. Si può dialogare, lavorare con i musulmani, vengono in nostro aiuto e noi andiamo verso di loro se serve un ausilio. Basta chiedere aiuto, musulmani e cristiani rispondono subito. Mi piace infine dirvi che il 23 dicembre l’orchestra tunisina verrà in Cattedrale, qui a Tunisi, per cantare i brani natalizi. Sentire un’orchestra musulmana cantare ‘Ci è nato un Salvatore, venite adoriamo’, mi fa venire i brividi dall’emozione, dalla commozione. Queste sono cose che succedono qui, in Tunisia, ed è bellissimo.