L’arcivescovo di Edmonton: il pellegrinaggio del Papa nel segno della speranza

Vatican News

Christopher Wells – Città del Vaticano

Il pellegrinaggio penitenziale papale e l’incontro di Francesco con le popolazioni indigene riveleranno ancora una volta il suo volto di “uomo di profonda compassione”. Ne è convinto l’arcivescovo di Edmonton, Richard Smith: sarà una dimostrazione  – dice ai nostri microfoni – dell’impegno della Chiesa ad ascoltare il dolore delle popolazioni aborigene e a rispondervi con la riconciliazione e la guarigione.

Il presule della città occidentale di Edmonton – prima tappa del viaggio papale – ricorda nella nostra intervista – l’incontro del Papa con i rappresentanti delle popolazioni indigene canadesi durante la visita a Roma della scorsa primavera. “A Roma la delegazione delle popolazioni indigene ha trovato nel Santo Padre un uomo di profonda compassione”, spiega l’arcivescovo. “Hanno parlato di ciò che era nei loro cuori e nelle loro menti, e hanno potuto vedere che lui ascoltava molto profondamente, molto attentamente, non solo con la mente, ma anche, e soprattutto con il cuore”.

“La Chiesa è con voi”

In quell’incontro, osserva l’arcivescovo Smith, è emersa chiaramente la posizione di Papa Francesco e della Chiesa. “È una posizione che ascolta il dolore e vuole rispondere ad esso con la guarigione, una posizione che riconosce i diritti dei popoli indigeni e vuole sostenerli. Una posizione che riconosce il talento e la bellezza della cultura indigena e la grande saggezza che vi si trova”. Secondo l’arcivescovo Smith il messaggio del Papa dunque potrebbe essere riassunto così: “La Chiesa è con voi… Non dimenticatelo”.

Speranza e guarigione

Il presule sottolinea anche il significato della presenza del Papa in Canada. In primo luogo, afferma, c’è la figura stessa di Papa Francesco “che tocca subito le persone”. Queste ultime incontrandolo avvertono subito un “meraviglioso messaggio di guarigione e speranza”. “Ma ancora più profondamente”, prosegue l’arcivescovo Smith, i cattolici avvertono che il Papa è il successore di San Pietro. “E dovunque lui vada, porta con sé l’immagine di San Pietro. Lo sappiamo dagli Atti degli Apostoli, le persone che erano semplicemente toccate dall’ombra di San Pietro quando passava loro accanto venivano guarite e colmate di speranza. Quando Papa Francesco verrà nel nostro Paese, porterà questa ombra, dovunque andrà”.

Avvicinarsi alle popolazioni indigene

L’arcivescovo Smith è certo anche che i cattolici in Canada vogliono assicurare alle popolazioni indigene la loro solidarietà e il loro sostegno, aggiungendo che “non c’è nessuno meglio del Santo Padre che possa parlare a nome di tutti noi”. I vescovi del Canada, in particolare, hanno più volte espresso di esprimere il desiderio “di stare accanto, di lavorare insieme ai popoli indigeni, di discernere insieme a loro come possiamo affrontare le varie sfide che abbiamo davanti, come possiamo insieme imparare da loro, dalla loro saggezza, e che cosa possiamo apprendere da tutto ciò come Paese. Il Santo Padre, prosegue Smith, “visto il suo ruolo e la sua personalità particolare, ha la capacità unica di far udire questo messaggio più chiaramente di chiunque altro”. La Chiesa in Canada desidera che “i suoi sentimenti e le sue speranze vengano espressi ai popoli indigeni attraverso ciò che il Santo Padre dirà loro”.

Bisogno di guarigione e riconciliazione

Allo stesso tempo, aggiunge monsignor Smith, “il bisogno di guarigione e di riconciliazione esiste ovunque”; quindi, pensando alle divisione sociali esacerbate dalla pandemia, mette in luce il “bisogno di guarigione che abita nelle famiglie e nei cuori individuali e, a livello globale”. Lo sguardo del presule si allarga al mondo, alla guerra in Ucraina: “ovunque guardiamo – dice. -vediamo situazioni di bisogno di guarigione e di riconciliazione”. 

Un’eredità da curare e uno slancio per andare avanti

Anche se icattolici di oggi non sono personalmente responsabili dei peccati e degli errori di chi li ha preceduti, provano immenso dolore e tristezza per quanto hanno ereditato dalle generazioni precedenti e, secondo Smith, hanno il dovere di chiedersi: “Come possiamo far fronte insieme a questa eredità e contribuire  alla guarigione?”. “È questa la responsabilità che ricade su di noi oggi”. Pensando al motto del viaggio apostolico in Canada “Camminare insieme”, l’arcivescovo suggerisce: “Questo è ciò che siamo chiamati a fare, camminare insieme. Trovare vie di comprensione reciproca, di rispetto mutuo, di aiuto reciproco per guarire”. E aggiunge: “Il bisogno di guarigione esiste ovunque, ma il bisogno di affrontare pienamente questo problema e andare avanti in un modo che porterà guarigione a chiunque ne avrà bisogno è qualcosa che oggi ci unisce come nazione. Sarà una grande opportunità ricevere dal Papa un incoraggiamento ad andare avanti”.