Il teatro romano ha ospitato lo spettacolo ispirato alla storia vera di Helen Keller, divenuta sordocieca quando ancora non aveva compiuto due anni e che grazie all’intervento della sua insegnante Anne Sullivan riuscì a imparare a parlare, leggere, studiare e avere una vita autonoma. La regista Emanuela Giordano: “Diamo uno sguardo ai problemi quotidiani delle famiglie e al rapporto tra genitori e figli”
Gianmarco Murroni – Città del Vaticano
Un padre e una madre che non riescono a comunicare con la loro figlia, dando vita a sentimenti contrastanti che dondolano tra pietà e rabbia, fiducia e senso di sconfitta, amore e odio. Ma proprio nel momento in cui la rassegnazione sembra avere la meglio, arriva una persona inaspettata che regala una nuova speranza. La pièce teatrale “Anna dei Miracoli” è ispirata alla storia vera di Helen Keller, scrittrice e attivista statunitense vissuta a cavallo tra ‘800 e ‘900, divenuta sordocieca a 19 mesi e che grazie all’intervento dell’insegnante Anne Sullivan è riuscita a imparare a parlare, leggere, studiare e ad avere una vita autonoma. Una storia che ricorda quella di Sabina Santilli, fondatrice della Lega del Filo d’Oro. Proprio la Fondazione, punto di riferimento per le persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali, ha contribuito alla produzione della pièce.
Lo spettacolo
Lo spettacolo, nei giorni scorsi in tournée a Roma, rappresenta uno sguardo contemporaneo che getta luce su ciò che succede quando in una famiglia arriva un figlio ‘diverso’, quello che si pensa possa nascere solo in casa d’altri. L’opera riporta al teatro la pièce diventata, poi, il celeberrimo film The Miracle Worker del 1962, diretto da Arthur Penn. Lo spettacolo è prodotto da La Pirandelliana per la Fondazione Lega del Filo d’Oro ed è interpretato da Mascia Musy, Fabrizio Coniglio, Anna Mallamaci e Laura Nardi, con la regia di Emanuela Giordano. “Salendo sul palcoscenico, vivo ogni volta una doppia emozione: quella di interpretare Anna e quella di veder realizzato un mio progetto personale”, racconta Mascia Musy, sul palcoscenico Anne Sullivan, l’insegnante di Hellen Keller. “Questo testo l’ho scoperto alcuni anni fa – continua Musy -. Me ne sono subito innamorata perché all’interno è presente una straordinaria storia d’amore fra questa bambina sorda, cieca e muta e questa donna che, pur non essendo un familiare, si mette a disposizione e con il lavoro riesce a far uscire questa creatura dal buio. È l’amore più grande che c’è: quello universale, verso colui che ha bisogno di aiuto ed è più debole”.
Una storia attuale
Mascia Musy spiega che “Anna è un personaggio molto affascinante e complesso. È una grande responsabilità, oltre a essere stato un grande studio, anche perché è un personaggio che trattiene i suoi sentimenti, al contrario di quello che facciamo naturalmente noi attori, che vogliamo interpretarli. È stato fatto un lavoro molto diverso rispetto alle mie esperienze precedenti, la regista Emanuela Giordano mi ha guidato con molta maestria”. Proprio Giordano racconta come ha messo in scena lo spettacolo: “Ho cercato di andare all’essenza in un adattamento inedito che avesse al centro certamente la relazione tra Anna e la piccola Hellen ma, soprattutto, lo sguardo della stessa Anna sulla famiglia, sulla difficoltà di vivere in un isolamento sociale e culturale. Questa famiglia non sa dove sbattere la testa e Anna deve osservare, non è lì per giudicare. Il grande miracolo è che Anna scopre che Hellen ha grandi potenzialità e lo fa sempre attraverso l’osservazione. È lì che il suo sguardo è diverso da quello di tanti altri, non si impone con la forza o con l’ideologia, ma come un’artigiana si avvicina piano piano al risultato con il lavoro”.
Le contraddizioni delle famiglie
I personaggi dello spettacolo sono senza tempo, mostrando le difficoltà che vivono i genitori di oggi nel rapporto con i propri figli. “La famiglia ha dei problemi enormi: educativi, di relazione con i figli, il saper dire no, quando dire no – è il pensiero di Giordano -. Questo amore confuso è attuale, spesso mancano le responsabilità nei confronti dei figli, che vanno educati e indirizzati con gli esempi positivi, ma anche con coerenza”. E in questo la regista reputa fondamentale l’impegno della Lega del Filo d’Oro: “Ci ha stupito per il suo lavoro. Siamo andati lì a conoscere questa realtà e a capire quanto possa trasformare le esistenze molto disperate in esistenze dignitose e libere”. Sulla stessa linea anche l’attrice Mascia Musy: “La Lega del Filo d’Oro fa miracoli ogni giorno, tramite la nostra esperienza abbiamo potuto toccare con mano quello che avremmo poi rappresentato nel palcoscenico. Abbiamo vissuto una esperienza che ci ha permesso di lavorare in maniera diversa, conoscendo meglio il lavoro straordinario della Lega del Filo d’Oro”. Musy spiega anche di aver trovato “tante porte chiuse per una storia che molti pensavano avesse fatto il suo tempo. Invece, la cosa preziosa di questa proposta è l’adattamento fatto da Emanuela Giordano, che concentra il problema non solo su un tempo che non è quello di allora, ma soprattutto sul tema famigliare. La cosa incredibile è che tra il pubblico ci sono tanti genitori che si identificano con queste problematiche”