Andrea De Angelis – Città del Vaticano
Una sentenza senza precedenti che apre la strada ad altre decisioni simili a livello europeo e mondiale. Quanto stabilito dal tribunale olandese dell’Aja segna una svolta vera e propria perché per la prima volta un’azienda energetica viene obbligata legalmente a rispettare l’accordo sul clima di Parigi del 2015. La sentenza è vincolante solo nei Paesi Bassi, dove Shell ha la sua sede principale, ma di fatto apre a future decisioni anche in altri Stati.
La sentenza su Shell
Il tribunale olandese ha dunque stabilito che entro il 2030 la grande società petrolifera Royal Dutch Shell, più nota come Shell, dovrà ridurre le proprie emissioni di gas serra del 45% rispetto ai livelli del 2019. Si tratta di una riduzione pari oltre al doppio di quanto annunciato tre mesi fa dall’azienda, che si era impegnata a diminuire di un quinto le emissioni entro il 2030, ma parametrandole all’anno 2016, dove i livelli erano a loro volta inferiori rispetto a quelli del 2019, presi invece come riferimento dai giudici.
L’accordo di Parigi
L’accordo sul clima di Parigi di sei anni fa ha tra gli obiettivi principali quello di impedire che le temperature medie globali aumentino di oltre un grado e mezzo. Per ottenere questo traguardo è fondamentale ridurre l’emissione di gas serra. Un accordo, quello del 2015, che ha visto la firma degli Stati, ma non di aziende o multinazionali. Il tribunale dell’Aja però ha osservato che Shell ha un impatto sul cambiamento climatico superiore a quello di numerosi Paesi del mondo. L’azienda potrà comunque fare ricorso in appello.
Una decisione storica
“La sentenza è storica non tanto per ciò che implica nel caso specifico, ma per tutto quello che comporterà in futuro”. Lo afferma nell’intervista a Vatican News Andrea Masullo, direttore scientifico di Greenaccord. “Di fatto – spiega – da oggi si apre una breccia fondamentale con il riconoscimento esplicito che il clima e l’atmosfera sono un bene fondamentale che appartengono all’intera famiglia umana. Da qualsiasi Paese al mondo può dunque partire una denuncia verso un soggetto, un’azienda, una istituzione che non rispettino i limiti imposti dalla scienza”.
Per Masullo c’è un passaggio della Laudato si’ che sembra “illuminarsi” dinanzi a questa sentenza. “Il punto 112 dell’enciclica ci spiega come sia possibile allargare nuovamente lo sguardo, e la libertà umana, è capace di limitare la tecnica, di orientarla e di metterla al servizio di un altro tipo di progresso, più sano, più umano, più sociale e più integrale”, ricorda nel corso dell’intervista. Quindi conclude: “Con questa sentenza si ribadisce il primato dell’essere umano e della scienza dinanzi agli interessi prettamente economici e finanziari”.
Gli appelli del Papa
In numerose occasioni Papa Francesco ha sottolineato l’urgente necessità di intraprendere politiche rispettose dell’ambiente, che conducano ad una autentica cura del Creato, della casa comune. L’enciclica Laudato si’, di cui proprio questa settimana sono stati ricordati i sei anni della pubblicazione, è una pietra miliare in tal senso. Tra gli interventi recenti di Francesco, ricordiamo quello del 10 ottobre 2020, quando in un videomessaggio inviato ai partecipanti a Countdown, l’evento digitale di TED organizzato a livello globale per trovare soluzioni immediate in risposta alla crisi climatica, il Papa ha definito “insostenibile” l’attuale sistema economico:
Siamo di fronte all’imperativo morale, e all’urgenza pratica, di ripensare molte cose: come produciamo, come consumiamo, pensare alla nostra cultura dello spreco, la visione a breve termine, lo sfruttamento dei poveri, l’indifferenza verso di loro, l’aumento delle disuguaglianze e la dipendenza da fonti energetiche dannose.
Ricordando l’enciclica Laudato si’, Francesco ha offerto delle proposte concrete. La prima è di promuovere, ad ogni livello, un’educazione alla cura della casa comune, sviluppando la comprensione che i problemi ambientali sono legati ai bisogni umani. Nella seconda proposta, si parla dell’acqua come diritto umano essenziale ed universale e dell’alimentazione. La terza proposta è proprio quella della transizione energetica:
Una sostituzione progressiva, ma senza indugio, dei combustibili fossili con fonti energetiche pulite. Abbiamo pochi anni, gli scienziati calcolano approssimativamente meno di trenta, per ridurre drasticamente le emissioni di gas a effetto serra nell’atmosfera. Questa transizione deve essere non solo rapida e capace di soddisfare i bisogni di energia presenti e futuri, ma deve anche essere attenta agli impatti sui poveri, sulle popolazioni locali e su chi lavora nei settori della produzione d’energia. Un modo per favorire questo cambiamento è di condurre le imprese verso l’esigenza improcrastinabile di impegnarsi per la cura integrale della casa comune, escludendo dagli investimenti le compagnie che non soddisfano i parametri dell’ecologia integrale e premiando quelle che si adoperano concretamente in questa fase di transizione per porre al centro della loro attività parametri quali la sostenibilità, la giustizia sociale e la promozione del bene comune.