La voce delle donne al Congresso interreligioso in Kazakhstan

Vatican News

Antonella Palermo – inviata a Nur-Sultan

“La donna è via della pace. A loro vanno affidati ruoli di responsabilità maggiore. Devono essere rispettate, riconosciute, coinvolte””

Così Papa Francesco nel discorso di chiusura del VII Congresso delle Religioni mondiali e tradizionali, riprendendo uno dei punti contenuti nella Dichiarazione finale dell’assise. Ma come è stato vissuto dalle donne presenti questo appuntamento che ha dato modo, seppure solo in due giorni, di attraversare micro e macro mondi, dai colori più diversi ma accomunati dal desiderio del dialogo?

Karam (Religion for Peace): Unirsi per servire

“Forse dobbiamo ragionare in modo da unirci per servire”. È quanto ha ripetuto ai nostri microfoni Azza Karam, musulmana egiziana, Segretaria Generale di Religion for Peace, una delle voci più illumnate del dialogo interreligioso contemporaneo e tra i delegati al Congresso e tra coloro che hanno tenuto colloqui privati con il pontefice qui a Nur-Sultan.

Ascolta l’intervista ad Azza Karam

“Ho detto al Santo Padre che l’importante adesso è progettare realmente insieme, al di là dei proclami, delle parole. Perché fare insieme è il terreno della piena e autentica condivisione”, riferisce. Ma perché le donne qui presenti non arrivano alle dita di due mani? “Perché ancora si pensa ai leader come a coloro che ricoprono ruoli apicali. È importante dare voce alla base, in modo che questa diventi guida”. Karam fa notare che in tutte le comunità, e anche in quelle religiose, sono le donne che fanno il lavoro del servizio. Tendenzialmente gli uomini parlano. Ovviamente non si tratta di un modo di dire solamente. “Sono le donne a dare tempo ed energie: questo tipo di leadership dobbiamo conoscere e riconoscere”, scendisce. 

Karam, che ha moderato anche i gruppi di lavoro ristretti al Congresso dedicati al rischio derivante dagli estremismi religiosi e all’educazione da implementare maggiornamente nei luoghi deputati alla crescita delle nuove generazioni, sottolinea, a commento ancora di alcune delle parole del Papa, che “ci sono processi politici che usano la religione per giustificare le proprie azioni contrarie alla dignità umana. Secondo me c’è poco da obiettare sulla necessità di unire la religione agli sforzi politici, ci permetterà di avere più strumenti. Se noi siamo d’accordo che la religione dovrebbe aiutare i processi politici forse dobbiamo domandarci come dovrebbe accadere questo”. Esprime tutta la sua gratitudine – la maniera in cui il Papa parla della fede vale per tutti, è l’essenza per tutti, ricorda – perché “ciò che è avvenuto oggi è stato molto bello. Vorrei chiedervi – domanda – di investire l’uno nell’altro. E’ il modo più semplice per realizzare ciò che ci chiede il Creatore. Siamo stati creati diversi per conoscerci meglio. Quale modo migliore per conoscerci meglio cooperando insieme?”. 

Bokova (Unesco): fondamentale istruire al dialogo

Tra coloro che hanno ricevuto un riconoscimento speciale al Congresso c’è stata Irina Bokova, politica bulgara direttrice generale dell’UNESCO dal 2009 al 2017. A lungo impegnata sul fronte del rispetto reciproco e del dialogo, ricorda l’incontro storico tra Papa Francesco e l’Imam di Al-Azhar che ha posto il tema su basi rinnovate: “Ci sono troppi conflitti nel mondo, troppa povertà. C’è uno sforzo da parte dell’Onu nello sviluppo delle popolazioni, ma è l’impegno nell’educazione che è fondamentale perché è la vera ‘grammatica’ del dialogo, come ha detto il Papa”. Famiglie, comunità e società civile – ha scandito – devono impegnarsi in modo concertato nella promozione delle donne. 

Ascolta l’intervista a Irina Bokova in inglese

Hattar (Istituto per gli studi interreligiosi, in Giordania): 

“Sono molto orgogliosa di aver rappresentato la Giordania. Non c’erano molte donne, purtroppo al Congresso”, constata amaramente Rence Hattar, direttrice del Royal Institute for Interfaith Studies, in Giordania. “Le donne sono pioniere nel cammino della pace”, sottolinea, mentre elogia il discorso del Papa e dell’Imam Al-Tayeb che – dice – nel solco del Documento sulla Fratellanza umana, hanno dato un contributo fondamentale. “E’ difficile parlare delle donne senza cadere nelle ideologie contemporanee più in voga – osserva – noi chiediamo solo di dare voce alle nostre opinioni. Che noi non veniamo trattate come minoranza, ma parte integrante della società, delle società nel mondo”. 

Ascolta l’intervista in spagnolo a Rence Hattar