La storia di “Papà Africa”, una vita tra gli invisibili

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Al termine dell’udienza generale il Papa ha salutato Bartolo Mercuri, fondatore e presidente dell’associazione “Il Cenacolo”, che da 20 anni porta cibo, medicine e vestiti a migliaia di persone in difficoltà in diverse aree del mondo: “Se ognuno facesse qualcosa per l’altro si potrebbero alleviare sofferenza e solitudine”

di Rosario Capomasi

Gli immigrati della Piana di Gioia Tauro, in Calabria, lo chiamano “Papà Africa”. Tutti i giorni, da oltre vent’anni, porta loro coperte, vestiti, cibo, medicinali ma soprattutto quel calore umano di cui hanno bisogno i tanti “invisibili” che vivono nelle baraccopoli e nelle tendopoli della zona. Bartolo Mercuri è  il presidente dell’associazione “Il Cenacolo”, da lui fondata nel 2000 a Maropati,  paese di millequattrocento anime alle falde dell’Aspromonte. Da allora non ha mai smesso di portare il suo aiuto insieme con tanti volontari, in particolare con quanti fanno parte del Rinnovamento nello Spirito Santo.  Presente in piazza San Pietro per l’udienza generale, ha voluto incontrare Papa Francesco, che proprio oggi ha dedicato la sua catechesi al dramma dei migranti. «È iniziato tutto perché l’ha voluto Dio, e la sua chiamata è sempre più forte ogni giorno – racconta – tanto che attualmente abbiamo circa 7000 assistiti, in gran parte provenienti da Africa e Ucraina». “Il Cenacolo” è col tempo diventato un vero e proprio centro di aggregazione sociale, con una mensa e un allargato “spazio di solidarietà”, visto che tra gli assistiti ci sono anche braccianti e famiglie in difficoltà. «Fare beneficenza è un grande atto d’amore che segue un comandamento di Dio: dice di amare tutti senza distinzione di colore e razza, perché siamo tutti fratelli e suoi figli. Se ognuno facesse qualcosa per l’altro si potrebbero alleviare sofferenza e solitudine». E così, grazie alla sua tenacia e avvalendosi della solidarietà di tanti che apprezzano il suo operato, negli anni scorsi Mercuri ha raccolto quanto necessario per il ricovero e per l’intervento, presso l’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, di un piccolo romeno di 18 mesi, sopravvissuto a un tumore al cervello, e di un giovane che aveva una gravissima cardiopatia curata con successo.

Sacrificio e speranza sono le parole che illustrano le storie di due atleti giunti stamane in piazza San Pietro: quella del velocista botswanese Letsile Tebogo, medaglia d’oro nei 200 metri piani alle Olimpiadi di Parigi, lui che fino a cinque anni prima correva scalzo; e di Anna Ryzhykova, ostacolista e velocista ucraina che da due anni si allena in Italia dopo essere fuggita dalle atrocità della guerra, trovando nella Penisola un sostegno fondamentale per ricominciare.

Sono venuti da Cracovia i rappresentanti della Pastorale universitaria domenicana “Beczka” – che quest’anno festeggia il 60° anniversario – fondata nel 1964 su iniziativa dell’allora arcivescovo Karol Wojtyła e attualmente una delle più grandi in terra polacca.  Numerosi anchei cresimati della diocesi di Chiavari, accompagnati dal loro vescovo, Giampio Luigi Devasini, venuti a salutare il Pontefice in occasione del decimo pellegrinaggio nella Città eterna.

Proveniva dall’Alta Austria un nutrito gruppo di pellegrini e musicisti che, in occasione della prima esecuzione in assoluto della Messa della misericordia nella basilica di San Pietro, avvenuta sabato 24 agosto e dedicata a Francesco, hanno voluto omaggiare il Pontefice dello spartito originale dell’opera.

Due corone e una rosa dorata dedicate alla Vergine sono tra i manufatti portati al Papa per la benedizione: le prime  orneranno la statua lignea della Madonna conservata nella parrocchia di Santa Maria Ausiliatrice e San Domenico Savio, a Catania, in occasione del 60° anniversario della sua fondazione; la seconda quella custodita nel santuario nazionale di Nostra Signora di Mellieha, a Malta, per il 125° anniversario dell’incoronazione dell’effigie mariana la cui realizzazione risale al XIII secolo.

Verso il Giubileo del 2025 – Il mondo ha sempre venticinque anni è il titolo del libro che questa mattina Angelo Scelzo, già vicedirettore de «L’Osservatore Romano» e della Sala stampa della Santa Sede, ha presentato al Papa, accompagnato dall’editore Francesco D’Amato. Il testo, con la prefazione del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, introduce al prossimo evento giubilare rivolgendo uno sguardo al passato per vedere come il mondo e la Chiesa sono cambiati da un Anno santo all’altro dopo il passaggio del millennio.