In corso all’Aja un summit sul tema “Intelligenza artificiale responsabile in ambito militare”. Francesca Di Giovanni: i sistemi basati sull’AI non possono prendere decisioni in quanto privi di impulso morale. Ogni attacco armato va soppesato e deve essere legittimo. La proposta dell’istituzione di un’Agenzia internazionale
Michele Raviart – Città del Vaticano
“Gli sforzi spesi per rendere l’Intelligenza artificiale nel settore militare devono essere accompagnati da uno sforzo ancora maggiore per responsabilizzare i nostri cuori e le nostre menti per evitare del tutto i conflitti”. A sottolinearlo è Francesca Di Giovanni, sottosegretario per il settore multilaterale della Sezione per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali, capo della delegazione della Santa Sede, intervenuta all’Aja durante un summit sull’”Intelligenza artificiale responsabile in ambito militare”.
La realtà non può essere ridotta a simulazione
Già parlare di intelligenza artificiale “responsabile”, spiega Di Giovanni, appare contradditorio. La Santa Sede infatti, “ribadisce il bisogno urgente di mantenere e giustificare la differenza tra persone e oggetti”. I sistemi basati sull’AI, infatti, “non possono pensare, sentire, decidere o assumersi responsabilità per le loro azioni, in quanto privi di impulso morale”. Al loro meglio possono solo eseguire istruzione e simulare comportamenti, mentre “la realtà non può mai essere ridotta a una mera simulazione di se stessa”.
Ogni attacco armato deve essere soppesato e legittimato
“Se importanti poteri decisionali sull’uso della forza vengono delegati a un sistema d’arma il cui comportamento è imprevedibile o il cui scopo e ambito operativo non sono ben definiti o noti” – l’esempio è quello dei sistemi d’arma autonomi dotato di capacità di autoapprendimento – “il legame cruciale tra ‘azioni’, effetti e responsabilità verrebbe inevitabilmente messo a repentaglio”, soprattutto perché, ribadisce la Santa Sede, “ogni attacco armato deve essere attentamente soppesato e ne deve essere provata la sua legittimità”.
Promuovere l’AI per ridurre le disugaglianze
Questo non vuol dire che la Santa Sede intenda ostacolare la ricerca, lo sviluppo e l’uso delle tecnologie. Al contrario queste andrebbero orientate, “verso un orizzonte più appropriato e utile, che non si basa solo su criteri di utilità o efficienza, ma sulla promozione del bene comune dell’umanità e per l’umanità, rispettando la dignità umana e favorendo il nostro sviluppo umano integrale”. Per questo il suggerimento è quello di istituire un’Agenzia internazionale per l’intelligenza artificiale al fine di promuoverne gli usi pacifici nelle diverse applicazioni civili per ridurre le disuguaglianze e, prevenirne gli usi nefasti, limitandone le conseguenze indesiderate.