“La pace si ottiene con la riconciliazione delle idee”

Vatican News

Alessandro Di Bussolo – Rijeka (Croazia)

L’archimandrita Cyril Hovorun è un teologo di fama internazionale. Originario di Kiev, insegna teologia all’University College di Stoccolma, in Svezia. Nel forum ecumenico degli Incontri Teologici del Mediterraneo”, che si chiude oggi a Rijeka-Fiume, in Croazia, ha tenuto un intervento incentrato sulla posizione del Patriarcato di Mosca rispetto alla guerra in Ucraina sotto attacco russo. La tesi centrale della sua relazione è stata la scelta da parte del Patriarcato di “riportare la Chiesa ortodossa russa al posto centrale di quella che viene chiamata la piazza pubblica russa”. Una decisione criticata dal teologo ucraino perché, a suo parere, questa cooperazione “molto stretta” tra Cremlino e Patriarcato crea “una confusione tra la Chiesa e lo Stato” e porta ad una “forma politicizzata di religione”. Dopo il suo intervento, ne è nato un dibattito in particolare con alcuni dei giovani partecipanti all’evento.

Su quali punti ha basato il confronto con gli studenti nel workshop che ha coordinato? Nella discussione dopo la sua relazione sulla Chiesa russa e la guerra in Ucraina, alcuni studenti ortodossi serbi hanno espresso opinioni diverse dalle sue sul conflitto e sulla posizione del patriarca Kirill…

Noi della Chiesa ortodossa, e io sono un membro della Chiesa ortodossa, abbiamo avuto una lunga storia di collaborazione tra lo Stato e la Chiesa, fino a ‘consumare’ la Chiesa, fino a confondere lo Stato con la Chiesa e la Chiesa con lo Stato. Questo modello di cooperazione lo chiamiamo “sinfonia”. È diventato famoso a Bisanzio, quando la Chiesa e lo Stato erano legati in modo così stretto fino al punto di diventare una cosa sola. Molti ortodossi oggi sognano ancora lo stesso tipo di sinfonia tra la Chiesa e lo Stato. Questo è in realtà uno dei motivi per cui Putin gode di un enorme sostegno in alcuni Paesi, come ad esempio in Serbia, perché i cristiani di quei Paesi ortodossi, lo vedono come un nuovo imperatore, un imperatore bizantino, un nuovo Basileus. Nel mio workshop ho cercato di sottolineare che la religione e la politica dovrebbero rimanere separate l’una dall’altra, perché è il messaggio originale di Gesù Cristo, che era molto contrario alla cultura politica dell’Impero romano, per esempio, dove il cristianesimo è nato. Nell’Impero romano religione e politica erano sempre insieme. Era impensabile che fossero separate l’una dall’altra. Così, quando Cristo venne, portò un messaggio essenzialmente di separazione tra religione e politica. Questa era una novità per tutto il mondo dell’antichità. E le Chiese cristiane devono mantenere questo insegnamento. Purtroppo questa idea della “sinfonia” è una violazione del messaggio di Cristo e quando le Chiese ortodosse oggi cercano di intraprendere un altro tipo di sinfonia, di solito accade nei casi di dittature. Nel XX secolo, la maggior parte dei casi di riunificazione tra la Chiesa e lo Stato, quando è cresciuta la confusione, è avvenuta in circostanze di dittatura.

Come valuta il progetto di questi Incontri teologici e prima della Scuola estiva di teologia a Dubrovnik, basati sul dialogo ecumenico tra studenti di diverse chiese cristiane e docenti che si confrontano con loro nelle discussioni post lezione e nei workshops?

Penso che sia un forum davvero unico, soprattutto nel contesto balcanico. Sappiamo quanto sia fragile e delicata la situazione nei Balcani, dove solo 30 anni fa ci sono state guerre molto feroci, conflitti che hanno provocato molte vittime, molti spargimenti di sangue, sofferenze e rifugiati. Era davvero come una pentola in ebollizione e continua a bollire, in qualche modo. Ecco perché è molto importante riunire persone provenienti da contesti diversi, con storie diverse, con diverse concezioni della propria storia, del cristianesimo, per farle incontrare e avere discussioni così aperte e sincere come quelle che abbiamo avuto nei workshop, nelle plenarie e nei dibattiti. Quindi mi congratulo davvero con gli organizzatori di questa conferenza, che ritengo estremamente importante, soprattutto in questo contesto, per avere questo tipo di discussione. Voglio dire ancora di più, che noi in Ucraina, dopo la fine della guerra, vorremmo imparare di più dalle esperienze di questi Incontri Teologici del Mediterraneo. Su come mettere insieme gruppi e popoli e storie apparentemente inconciliabili per raggiungere una pace sostenibile. Perché credo che la pace sostenibile non si ottenga solo con il “cessate il fuoco”. Ma la pace sostenibile si ottiene attraverso la riconciliazione delle idee, quando le persone iniziano, non necessariamente a pensare allo stesso modo, ma almeno ad accettare di essere in disaccordo. E questa è per me un’esperienza molto preziosa di questa conferenza.