La commovente ordinazione di don Livinus: “Il Papa ha detto subito sì”

Vatican News

Andrea De Angelis – Città del Vaticano

Ci sono storie che non hanno bisogno di aggettivi, la cui forza è nella loro essenza. Storie dove la fede e la speranza si incontrano, si intrecciano in un desiderio che si fa servizio. Incontro. La storia di Livinus Esomchi Nnamani, ordinato presbitero lo scorso Giovedì Santo, è il racconto di un uomo che ha risposto ad una vocazione, ha scoperto di essere gravemente malato ed ha chiesto che il suo percorso di fede venisse coronato, seppur in anticipo. Una domanda alla quale è giunto un “Sì” eccezionale, anche per la rapidità della risposta. 

Tutto in 24 ore

Padre Livinus è giunto in Italia dalla Nigeria nel 2019. Ha combattuto con tutte le sue forze per sconfiggere la grave malattia e nel contempo ha continuato i suoi studi. Le ultime complicazioni di salute lo hanno portato a chiedere al Papa di realizzare il desiderio della sua vocazione: diventare sacerdote. Lo ha fatto di suo pugno, scrivendo a Francesco la sua richiesta mercoledì 31 marzo, durante la Settimana Santa. Lo ha fatto dalla struttura di cura romana in cui è ricoverato per la sua leucemia, il Presidio Sanitario Medica Group Casilino. Forse, non poteva immaginare che a distanza di sole 24 ore quel desiderio sarebbe diventato realtà.

L’amore di un Padre

Il desiderio, la richiesta, la risposta del Santo Padre. L’amore di un Padre per il figlio che diventa suo ministro. Una storia che racconta a Radio Vaticana – Vatican News monsignor Daniele Libanori, vescovo ausiliare di Roma. “Ho saputo di questo giovane religioso, malato e ricoverato qui a Roma. Della sua volontà di diventare sacerdote, che necessitava di un particolare permesso. Allora ho detto al suo superiore che doveva essere lui stesso a fare questa richiesta”, spiega il presule, che poi ha provveduto a farla avere al Papa. 

Ascolta l’intervista a monsignor Daniele Libanori

“Un’ora dopo o poco più, non erano ancora passare due ore – prosegue – il Santo Padre ha dato il suo permesso perché venisse ordinato. Tutto questo avveniva il 31 marzo, la mattina del Mercoledì Santo. Tutto in meno di due ore”. 

La Liturgia in ospedale

Il giorno dopo è Giovedì Santo, il vescovo Libanori si trova nella Basilica di San Pietro per la Messa celebrata al mattino da Papa Francesco. “Mentre mi stavo vestendo, una persona è venuta a chiamarmi dicendo che il Papa voleva vedermi. L’ho raggiunto nella sua sagrestia e lì mi ha dato il documento in cui c’era il suo assenso per l’ordinazione di Livinus”. Quel Giovedì Santo stava diventando un giorno indimenticabile per il giovane religioso nigeriano. “Il pomeriggio stesso al Presidio Sanitario abbiamo proceduto alla Liturgia di ordinazione. Livinus era molto emozionato, ma anche molto provato dal suo stato. Abbiamo celebrato la Messa con dignità, cercando di non affaticarlo troppo. Lui era felice di questo. Credo che sia stato un momento molto intimo”. Durante la liturgia il vescovo ha unto le mani del neopresbitero con il Crisma consacrato dal Papa poche ore prima nella Basilica di San Pietro.

La natura del sacerdozio

“Molti prendono il sacerdozio come una patente per potere celebrare i Sacramenti a servizio del popolo di Dio. Questo – afferma ancora monsignor Libanori – indubbiamente è importante, ma il sacerdote è innanzittutto un uomo configurato a Cristo”. Queste le parole che il presule ha voluto pronunciare al neo sacerdote: “Ho detto a Livinus – conclude – che lui vive il suo sacerdozio anche in questa offerta di sé, nella malattia che lo appesantisce, forse anche lo umilia, certamente gli impedisce di vivere il ministero come tanti altri. Ma l’unica, vera, grande Messa che ogni cristiano celebra è quella in cui offre sé stesso vivendo la sua vita quotidiana e quando Dio vorrà la sua morte in unione a Cristo. Perciò il sacerdozio di Livinus non è mortificato nella sua condizione, anzi è esaltato perché è ancora più evidente chi è il prete”. 

La vicinanza di medici ed infermieri

L’ordinazione è dunque stata preparata in una corsia dell’Presidio Sanitario Casilino, dove il neo sacerdote è ricoverato. I fedeli a cui don Lavinus ha dato la sua prima benedizione sono stati i medici e gli infermieri che lo accudiscono amorevolmente. Intorno a lui erano presenti anche i religiosi della sua Comunità di Campitelli e di San Giovanni Leonardi a Torre Maura. La storia di don Livinus ricorda quella di un altro giovane religioso, Salvatore Mellone, che commosse l’Italia nel 2015. Vittima di un tumore, fu consacrato sacerdote nell’arcidiocesi Trani-Barletta-Bisceglie con due anni di anticipo. A chiamarlo fu Papa Francesco: “La prima benedizione che darai da sacerdote – gli disse – la impartirai a me”. Una promessa mantenuta dal neo sacerdote, che continuò a celebrare ogni giorno l’Eucaristia nei successivi due mesi, quando poi salì alla Casa del Padre.