di Silvina Pérez
«Siamo chiamati a promuovere un’autentica unità e fratellanza come antidoto alla globalizzazione dell’indifferenza. Il compito di tutti i cristiani è quello di proporre una fede che guarisca la globalizzazione dell’egoismo offrendo solidarietà a tutti anche nell’affrontare le emergenze sociali e morali che assediano il mondo».
Nelle parole dell’arcivescovo di Atene e amministratore apostolico ad nutum Sanctae Sedis di Rodi, monsignor Theodoros Kontidis, c’è tutto il senso e il significato del 35° viaggio di Papa Francesco, che guarda al Medio Oriente e ai Paesi che si affacciano sul “Mare Nostrum”, ma che si rivolge anche all’Occidente. Per il presule gesuita, il viaggio di Papa Francesco e la sua presenza in Grecia rappresentano «un evento storico, ecumenico e politico di grande importanza».
Alla viglia dell’arrivo del Papa, quanta attenzione c’è da parte dell’opinione pubblica?
L’autorità morale di Francesco ha raggiunto anche la Grecia e in generale c’è interesse per la sua persona e il suo magistero. Il Papa è noto per la sua sensibilità verso i poveri e per la sua semplicità evangelica. I media raramente danno risalto a notizie o informazioni provenienti dalla Chiesa cattolica, a volte lo fanno per evidenziare scandali o notizie molto superficiali riguardanti la Chiesa. Questa visita, invece, viene presentata come una grande opportunità per mostrare un volto diverso della Grecia, e i giovani, per esempio, considerano un onore per il loro Paese poter accogliere il Papa. Ovviamente, in alcuni ambienti, c’è anche una certa indifferenza e talvolta una vera e propria diffidenza. Tra il cattolicesimo e l’identità greca si frappongono alcuni pregiudizi secolari. Ci sono minoranze che fanno della questione dell’identità e della difesa delle tradizioni un vero e proprio muro contro il dialogo e la comprensione reciproca. Ci sono gruppi di questo tipo in ogni Paese.
Ci sono voci contrarie?
Siamo molto lontani dal clima della vigilia del viaggio di Giovanni Paolo ii, vent’anni fa. Allora bastò un giorno a Wojtyła per ribaltare il clima creato e sciogliere i nodi della paura e la criticità di certi settori. Oggi le voci discordanti sono molto minoritarie, direi insignificanti. E la Chiesa ortodossa, la sua gerarchia deve tener conto delle diverse sensibilità.
Qual è l’importanza e il significato di questo viaggio per il Paese?
La Grecia è un luogo dove si intrecciano tante questioni forti per il mondo di oggi, ma direi anche per la Chiesa universale. Direi che questa visita è un passo importante verso il mondo ortodosso, un avvicinamento, perché nel mondo e in particolare nel mondo occidentale ci sono molte sfide per la Chiesa. Uniti agli ortodossi, la testimonianza cristiana diventa più forte e più profonda. La tradizione ortodossa e le Chiese ortodosse resistono meglio alla corrente della secolarizzazione. Gli ortodossi hanno un grande rispetto per le loro tradizioni spirituali. Anche coloro che non sono vicini alla Chiesa si riconoscono nella tradizione spirituale del paese o della loro comunità. Di fronte alla sfida della secolarizzazione, l’ortodossia è un alleato per i cattolici. E per la Grecia, la presenza del Papa è senza dubbio una finestra che si apre al mondo. Per la comunità cattolica, la presenza del papa deve essere vista come un appello alla fede in Cristo e al Vangelo. E allo stesso tempo un’opportunità per una maggiore unità nella fede e nella Chiesa cattolica universale. Come piccola comunità ci sentiamo a volte isolati. Il Papa ci unisce alla Chiesa universale.
Voi siete una Chiesa minoritaria in mezzo a una maggioranza ortodossa: come vivete questa condizione?
Effettivamente i greci cattolici rappresentano meno dell’1% della popolazione del Paese, ma la Chiesa cattolica sta davvero cambiando volto velocemente. Per noi cattolici, il Papa è fondamento dell’unità e dell’universalità della Chiesa, aldilà delle frontiere nazionali, razziali e ideologiche. Nella Chiesa ortodossa le linee delle frontiere nazionali indicano appartenenza. Questa è una delle grandi differenze tra cattolici e ortodossi. L’ortodossia si compone di chiese nazionali. Per noi cattolici la Chiesa è universale.