I leader mondiali lanciano un appello a israeliani e palestinesi, perché evitino ulteriori escalation militari. Oggi a Gerusalemme il segretario di Stato americano Antony Blinken incontra il premier Benjamin Netanyahu e poi a Ramallah il leader palestinese Mahmud Abbas
Gianmarco Murroni – Città del Vaticano
Un appello a israeliani e palestinesi affinché “non alimentino la spirale di violenza”. Il presidente francese Emmanuel Macron ha parlato all’indomani degli scontri in Terra Santa: nel corso di un colloquio telefonico con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, fa sapere l’Eliseo, “il presidente della Repubblica francese ha ricordato la necessità che tutte le parti evitino misure che possano portare all’aumento della tensione”.
Blinken in Israele e Palestina
Intanto è atteso l’arrivo in Israele del segretario di Stato americano Antony Blinken. Programmato da tempo, il suo viaggio, che durerà tre giorni, ha assunto una nuova urgenza in seguito alle violenze e al sangue degli attentati iniziati con il blitz israeliano al campo profughi di Jenin, giovedì scorso, nel quale sono morti 10 palestinesi. Blinken, dopo la tappa in Egitto, incontrerà nelle prossime ore a Gerusalemme il primo ministro israeliano Netanyahu, per poi recarsi a Ramallah per un appuntamento con il leader palestinese Mahmud Abbas. Nell’occasione chiederà “che vengano prese misure per smorzare le tensioni”, ha dichiarato il portavoce del Dipartimento di Stato Vedant Patel, che ha condannato l’attacco “orribile” alla sinagoga. “La cosa più importante a breve termine è cercare di riportare la calma”, ha detto Blinken in un’intervista all’emittente saudita Al Arabiya.
La risposta di Netanyahu
Il premier Benyamin Netanyahu ha invocato ulteriori provvedimenti di “deterrenza nei confronti delle persone che esprimono sostegno al terrorismo. Tra queste, “la revoca della residenza e della cittadinanza” e il loro “trasferimento nel territorio dell’Autorità palestinese”. Previsto, inoltre, “il licenziamento immediato dei lavoratori che hanno sostenuto il terrorismo, senza bisogno di un’udienza”. Nel frattempo sono stati messi i sigilli sia alla casa del palestinese autore dell’attentato nei pressi di una sinagoga a Gerusalemme, che ha fatto 7 morti, sia a quella del ragazzo di 13 anni che sabato ha sparato, sempre a Gerusalemme, a un gruppo di israeliani, ferendone due.
Tensione con l’Iran
Ad aggiungere apprensione è anche la notizia dell’attacco con droni contro un laboratorio militare iraniano a Isfahan: secondo il Wall Street Journal sarebbe stato Israele a compiere il raid. Il contesto sarebbe quello dei colloqui tra dirigenti israeliani e americani per contrastare le operazioni destabilizzanti dell’Iran.