Soddisfazione della Casa Bianca per l’annuncio del governo israeliano di impegnarsi a permettere l’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Per un cessate il fuoco la condizione è la liberazione degli ostaggi israeliani.
Stefano Leszczynski – Città del Vaticano
Dopo l’attacco mortale al convoglio della World Central Kitchen e a seguito di una telefonata di Netanyahu con il presidente americano Joe Biden, Israele ‘apre’ a maggiori aiuti per la Striscia di Gaza, assediata e minacciata dalla carestia. Una nota del premier israeliano ha confermato che il gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato nella notte “misure immediate per aumentare gli aiuti umanitari alla popolazione civile nella Striscia” attraverso il porto di Ashdod e il valico di Erez.
Un annuncio che arriva nel momento più intenso di pressione internazionale sul governo israeliano. “Questo aumento degli aiuti servirà a evitare una crisi umanitaria ed è necessario per garantire la continuazione dei combattimenti e raggiungere gli obiettivi della guerra”, si legge ancora nella nota del premier israeliano.
Le critiche internazionali
La morte, lunedi’ scorso, di sette lavoratori della ONG World Central Kitchen (WCK) durante un blitz israeliano, ha aumentato il malcontento internazionale. L’esercito israeliano ha ammesso un “grave errore”, ma la condanna internazionale è stata pressante per Tel Aviv. “L’orribile attacco di questa settimana alla World Central Kitchen non è stato il primo del suo genere. Deve essere l’ultimo”, ha insistito ieri il segretario di Stato Usa Antony Blinken durante le celebrazioni Nato a Bruxelles per il 75esimo anniversario dalla nascita dell’Alleanza. Stamane la Casa Bianca ha espresso soddisfazione per le decisioni di Israele: “Lavoreremo in totale coordinamento con il governo di Israele, i governi di Giordania ed Egitto, le Nazioni Unite e le organizzazioni umanitarie, per garantire che questi passi vengano fatti davvero e portino a un significativo aumento della consegna di aiuti umanitari a civili che ne hanno un disperato bisogno, in tutta Gaza, nei giorni e settimane a venire”, ha fatto sapere un portavoce della casa Bianca.
Il calvario di Gaza
Sono ormai più di 33mila le vittime dall’inizio della guerra contro Hamas. A renderlo noto sono le autorità all’interno della Striscia di Gaza, ma la crisi umanitaria è certificata da numerose organizzazioni internazionali indipendenti. Oxfam fa sapere che la popolazione civile vive ormai con il solo 12% del fabbisogno alimentare necessario alla sopravvivenza e la Croce rossa palestinese ha informato della morte di 31 bambini per fame e disidratazione.
Gli altri fronti della guerra
Un palestinese è stato ucciso in scontri con l’esercito israeliano nel campo profughi di Nour Shams, a est di Tulkarem in Cisgiordania. Il Times of Israel, citando la polizia, riporta che gli agenti avevano fatto irruzione nella città cisgiordana di Tulkarem per arrestare tre ricercati palestinesi sospettati di essere coinvolti in attività terroristiche. La polizia afferma che gli agenti hanno trattenuto i ricercati e, mentre lasciavano la città, è scoppiata una violenta rivolta, durante la quale “un terrorista è stato eliminato dalle forze sotto copertura dopo aver lanciato un ordigno esplosivo nella loro direzione”.
Resta alta l’allerta all’interno di Israele per la m inaccia di ritorsioni da parte dell’Iran, dopo la distruzione a Damasco di un edificio a disposizione della rappresentanza diplomatica di Teheran.