Emanuela Campanile – Città del Vaticano
Ad un anno dallo scoppio della guerra in Tigray, caos e violenza continuano a regnare degenerando senza freno come già più volte denunciato dalla Chiesa locale. Un conflitto fuori controllo in cui i fronti di battaglia sono molteplici. Contro il governo centrale si sono schierati altri gruppi armati e ora sono 9 quelli che il 5 novembre hanno creato un’alleanza sempre in chiave anti governativa.
Attacchi indiscriminati
Disordini, massacri di civili, rapimenti e abusi per una guerra che ha creato oltre due milioni di sfollati e che si dimostra sorda agli appelli di pace e a qualsiasi trattativa diplomatica. Da un’indagine del Joint Investigation Team (JIT) dell’Ethiopian Human Rights Commission (EHRC) e dell’United Nations Human Rights Office (UNHR) è emerso che “Vi sono fondati motivi per ritenere che tutte le parti in conflitto nel Tigray abbiano, in varia misura, commesso violazioni dei diritti umani internazionali, del diritto umanitario e dei rifugiati, alcune delle quali possono costituire crimini di guerra e crimini contro l’umanità”. Il rapporto è stato presentato all’Onu.
L’Onu e la proposta Ue
Ad un anno dal conflitto, il Consiglio per i diritti umani dell’Onu ha istituito una commissione internazionale di esperti per indagare sulla grave situazione nel Paese africano e, quando possibile, identificare i responsabili di tali inaudite brutalità. La risoluzione è stata proposta dall’Unione europea e approvata il 17 dicembre al termine di una sessione speciale con 21 voti a favore, 15 contrari e 11 astenuti.