In Vaticano un webinar sulla sfida dei nuovi media e delle piattaforme digitali

Vatican News

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

“Come si difende la dignità della persona e del minore nell’era digitale, quando la vita e l’identità della persona è inestricabilmente legata ai dati che la individuano e di cui nuove forme di potere cercano continuamente di impossessarsi?”. La domanda di Papa Francesco ai partecipanti al congresso “Child dignity in the digital world”, nel novembre 2019, quindi prima della pandemia che sta cambiando il mondo, è uno dei temi sul tavolo del webinar organizzato da oggi fino al 12 maggio, per tre pomeriggi, dalla Pontificia Accademia delle Scienze sociali (Pass), dal titolo “Changing media in a changing world”.

I nuovi media e la loro influenza sulle decisioni 

Studiosi dei media, filosofi, antropologi ed economisti analizzeranno la sfida per l’uomo e la società costituita dalle nuove piattaforme digitali di comunicazione, che, si legge nel documento preparatorio della conferenza online “possono influenzare le decisioni nel bene e nel male, la giustizia e l’ingiustizia, la verità e la menzogna”. Questi nuovi media offrono infatti “l’opportunità di diffondere informazioni e galvanizzare l’azione attorno a buone cause e possono consentire ai cittadini di monitorare le azioni del governo per il bene comune, ma possono anche essere utilizzati per diffondere contenuti malevoli e propaganda”.

Il Papa: creatività da orientare al bene integrale della persona

Lo diceva chiaramente anche il Papa nell’udienza del 14 novembre 2019 ai partecipanti al congresso sulla dignità dei minori nel mondo digitale: “La creatività e l’intelligenza dell’uomo sono meravigliose, ma devono essere orientate nella direzione positiva del bene integrale della persona in tutta la sua vita, fin dall’infanzia”. E si chiedeva ancora: “Come possiamo formulare principi ed esigenze da rispettare da parte di tutti nel mondo globalizzato digitale?”.

Prima sessione: dai media tradizionali alle piattaforme digitali

Uno dei temi di discussione di questa tre giorni, si legge ancora nel documento della Pass, sarà quindi la necessità “di stabilire normative etiche adeguate a questi nuovi traguardi, a favore dei valori obiettivi, del bene comune, dello sviluppo integrale delle persone, dell’inclusione sociale, della salvaguardia del pianeta e della pace”. Il dibattito si apre con le relazioni del sociologo Pierpaolo Donati dell’Università di Bologna e dal Premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz, statunitense, che analizzeranno il passaggio dai media tradizionali alle piattaforme digitali. Una prima sessione che viene moderata dal presidente della Pontificia Accademia, l’economista Stefano Zamagni.

Viganò: un approccio che unisce molte discipline differenti

La sessione di domani, 11 maggio, sui nuovi modelli di comunicazione, sarà coordinata dal vicecancelliere della Pass, monsignor Dario Edoardo Viganò, che presenta così, a Vatican News, i contenuti del webinar:

Ascolta l’intervista a monsignor Dario Edoardo Viganò:

R.- “Changing media in a Changing world” è un webinar che vuole affrontare i grandi cambiamenti dai media tradizionali alle piattaforme digitali, che costituiscono sistemi complessi capaci di conquistare posizioni dominanti di fatturato. L’ecosistema che viene a crearsi modifica radicalmente le relazioni con i fruitori che si basano sull’acquisizione di dati. Papa Francesco soprattutto nell’ enciclica “Fratelli tutti” pone in evidenza come al di là del fatto che il mondo digitale può offrire delle occasioni positive, certamente non basta essere connessi per creare comunità. E soprattutto fa riferimento ai legami con i sistemi finanziari che portano anche a quello che viene chiamato il “capitalismo della sorveglianza”, cioè la capacità di estrarre i dati comportamentali per venderli poi al mercato predittivo. Tutto questo quindi pone delle questioni molto importanti soprattutto dal punto di vista antropologico e morale. E’ necessario un approccio che sappia unire tessere disciplinari differenti: dall’economia con Stiglitz, al mediologo come Grusin, che ha avviato il tema della rimediazione, a tutti gli altri docenti anche italiani dell’università di Bologna e della Cattolica di Milano. Nick Couldry , Eugeni, Fausto Colombo, Donati…

Nella presentazione voi ricordate che le piattaforme digitali sono una sfida per l’uomo e per la società, perché offrono grandi opportunità di informazione e controllo democratico del potere, ma possono anche diffondere contenuti malevoli e propaganda…

R.- Il Papa dice che non è più sufficiente la conoscenza dei linguaggi: i media sono una vera e propria sfida per l’uomo e la società. Infatti possono influenzare le  decisioni nel bene e nel male. Possono agevolare azioni attorno a buone cause ma insieme essere utilizzati per diffondere contenuti negativi e malevoli.

Cercherete, quindi di indicare su quali basi sviluppare normative etiche adeguate per l’utilizzo di queste nuove forme di comunicazione?

R.- L’obiettivo è quello di partire da quanto Papa Francesco ci invita a fare, cioè riflettere sul fatto che il mondo digitale non è per sé e naturalmente una grande panacea dei problemi: offre alcune possibilità, ma insieme instaura alcune problematiche. Penso ad esempio al rapporto con l’intelligenza artificiale, perché c’è sicuramente una differenza tra questa e l’intelligenza dell’uomo. Prendiamo un papà che gioca con il figlio: certamente può vincere, ma può anche decidere di perdere, per accrescere l’autostima del figlio. Questo l’ intelligenza artificiale non lo fa. Quindi vuol dire che è necessario entrare in profondità per capire ciò che queste tecnologie digitali ci mettono in grado di poter fare, penso ad esempio a tutto il mondo della medicina, e ciò che invece è necessario capire che non possono fare, e quindi porre dei limiti. E questo lo faremo attraverso l’aiuto di tutti gli studiosi dei media, dei filosofi, degli antropologi perché oramai è un problema complessivo, che ha a che fare con l’uomo, il rapporto con la verità, con le altre persone e in fondo anche il rapporto con Dio.

Guardando ai temi delle tre sessioni, oggi analizzerete il passaggio dai media tradizionali alle piattaforme digitali. Tutti conosciamo Netflix Amazon Prime e Google Play, ma ci sono anche piattaforme per l’economia collaborativa. Di cosa si tratta?

R. – Oggi il tema è comprendere come la comunicazione dei media è un bene comune e questo sarà analizzato da Stiglitz, e come i media nel cambiamento oggi si interconnettono l’uno all’altro. Non c’è un medium accanto all’altro, ma c’è un’interconnessione tra i media che conoscevamo. Sono riflessioni che avranno bisogno di ulteriore approfondimento e sedimentazione. C’è tutta la riflessione per esempio socio-antropologica anche di Donati che richiede di comprendere in profondità il rapporto uomo-macchina.

Domani parlerete di nuovi modelli di comunicazione, nuovi media fatti per un consumo e una lettura veloce, ma c’è e ci sarà ancora spazio per l’approfondimento, la riflessione e il dialogo e gli affetti face-to-face?

R.- La giornata di domani affronta il cambiamento dei media e come i media, di fatto, interagiscono fortemente sui modelli anche relazionali, i modelli di accesso al sapere, di accesso alla comprensione, di appropriazione linguistica. Tutto questo diventerà un bagaglio su cui riflettere e comprendere soprattutto come senza contrapporre è necessario riappropriarci delle relazioni personali.

Infine mercoledì la terza e ultima sessione sul futuro di arte, istruzione diritto e democrazia nell’era digitale. Quali valori e pratiche metterete in confronto?

R.- L’ultima sessione sarà la ricaduta del cambiamento del mondo digitale su quelli che sono gli aspetti centrali della formazione e del diritto di ogni persona. Cioè l’approccio al sapere, l’approccio al bello e l’approccio ai diritti da esercitare nella politica. Naturalmente tutto questo non avrà delle ricette preconfezionate: è l’avvio di una riflessione, il momento in cui si mettono insieme specialisti provenienti da ambiti disciplinari differenti, filosofi, economisti, mediologi e cercheremo di comprendere quale può essere l’avvio per una riflessione proficua dal punto di vista antropologico. Naturalmente in tutto questo non va dimenticato l’orizzonte dentro il quale vive e si situa la Chiesa, che non si chiama fuori causa da questo mondo e nell’attuale mondo è chiamata a testimoniare, ad evangelizzare, e cosa vuol dire questo per la Chiesa oggi.