Tiziana Campisi – Città del Vaticano
“In quel bambino c’è il Dio di ogni lontano, di ogni ricercatore capace di seguire il moto della luce interiore, della luce gentile, di quanti anelano al Sommo bene, a conoscere il vero volto di Dio, di quanti sono capaci di intraprendere da ogni provenienza geografica ed esistenziale cammini e percorsi interiori”. Lo ha detto ieri l’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, celebrando la Messa dei Popoli nella cattedrale del capoluogo siciliano. Undici le lingue impiegate durante la liturgia, alla quale hanno preso parte i rappresentanti delle comunità straniere cristiane presenti nella diocesi: ghanesi, filippini, nigeriani, tamil, cingalesi, mauriziani e polacchi, per un totale di circa 25mila persone provenienti da 132 Paesi diversi, il 56% dei quali cristiani e 2.240 cattolici.
Da Palermo a Torino
In diverse diocesi in Italia, ieri, giorno della solennità dell’Epifania, è stata celebrata la Festa dei Popoli. A Torino, l’ha ospitata la chiesa del Santo Volto, dove ha presieduto la celebrazione eucaristica l’arcivescovo Cesare Nosiglia. Il presule ha evidenziato che i Magi, che erano di altri Paesi e di religione diversa rispetto a quella del popolo di Israele, “interrogano gli esponenti della politica e dell’autorità e quelli della religione ed ottengono, sì, una risposta ma non ricevono un aiuto concreto per essere accompagnati a Betlemme”, ed è quello che capita oggi a tante persone bisognose di accoglienza e di solidarietà. “Occorre sradicare l’individualismo dai cuori e favorire la mutua conoscenza e relazioni interpersonali e familiari improntate al rispetto e alla collaborazione – ha aggiunto monsignor Nosiglia – promuovere un’azione di insieme dei vari organismi cittadini, coinvolgere le persone ascoltando e aiutando a inserirsi nel tessuto della società”. Per l’arcivescovo di Torino, insomma, si tratta “di vedere in ogni immigrato o rifugiato non un problema ma una risorsa anche economica e sociale oltre che un fratello e una sorella da rispettare e amare come ogni altra persona del nostro Paese. Occorre dunque passare dalla cultura dello scarto a quella dell’incontro”.
Le altre celebrazioni da nord a sud del Paese
La Festa dei Popoli ha richiamato l’attenzione sul tema dell’accoglienza dal nord al sud del Paese e in molte chiese cattedrali hanno allietato le celebrazioni musiche, preghiere e canti in diverse lingue, con momenti di festa promossi soprattutto dagli Uffici Migrantes diocesani. A Bologna, nel pomeriggio, ha presieduto la Messa dei popoli il cardinale Matteo Zuppi, mentre la cattedrale di Vicenza è stata animata da colori, suoni e ritornelli di ogni parte del mondo alla presenza del vescovo Beniamino Pizziol. “I centri per i migranti, accompagnati dai loro cappellani sono una testimonianza delle tante buone pratiche di reale accoglienza che il nostro territorio continua a vivere – ha detto padre Sergio Durigon, responsabile Migrantes Vicenza -. Noi crediamo che nell’incontro con la diversità degli stranieri, dei migranti, dei rifugiati, e nel dialogo interculturale che ne può scaturire ci è data l’opportunità di crescere come Chiesa, di arricchirci mutuamente”.
Nella diocesi di Milano è stato celebrato un solenne pontificale presieduto dall’arcivescovo monsignor Mario Delpini, altre celebrazioni si sono svolte a Mantova, a Treviso, a Reggio Emilia, a Rimini, a Napoli, ad Alba. Nel duomo di Forlì, insieme al vescovo, monsignor Livio Corazza, hanno concelebrato i cappellani e i sacerdoti stranieri e al termine della Messa monsignor Corazza ha distribuito ai rappresentanti delle diverse comunità una pergamena con la preghiera del Papa dedicata a San Giuseppe per impetrare la protezione su “coloro che fuggono a causa della guerra, dell’odio, della fame” alla ricerca di accoglienza e solidarietà.