Volontariato, flash mob, spettacoli di teatro e di musica, workshop, momenti di preghiera e di testimonianze: il Genfest 2024 è tutto questo, ma è altro ancora. Ad Aparecida, in Brasile, la manifestazione centrale a cui sono collegate iniziative locali che per tutta la seconda metà di luglio vedranno protagonisti i giovani del Movimento dei Focolari con tanti altri loro coetanei. L’obiettivo è sperimentare e diffondere la cultura della fraternità universale
Adriana Masotti – Città del Vaticano
È il 1973 quando a Loppiano, la cittadella dei Focolari vicino a Firenze, si tiene il primo Genfest. È il “festival della generazione nuova”, come dice il nome, dove per ‘generazione nuova’ s’intende il settore giovanile del Movimento fondato da Chiara Lubich. “Uomo-mondo al di là di ogni barriera”, il significativo titolo di quella prima edizione. Da allora il Genfest si ripete ogni sei anni radunando centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi dai cinque continenti per condividere, attraverso interventi, esperienze, canti e coreografie, la propria passione per la fraternità universale. Al Genfest del 1990 al Palaeur di Roma, arrivò anche Giovanni Paolo II. In quell’occasione disse, tra l’altro, che il mondo unito “è la grande attesa degli uomini d’oggi, la speranza e, nello stesso tempo, la grande sfida del futuro” perché “è la via della pace”. Il titolo era “Mondo unito – Ideale che si fa storia“: per la prima volta, dopo l’allora recente caduta del muro di Belino, partecipavano centinaia di giovani da tutta l’Europa dell’est: l’unità della famiglia umana sembrava davvero più vicina e concreta.
Il Genfest in Brasile
L’ultima edizione del Genfest si è svolta nel 2018 nelle Filippine, la prossima, la dodicesima, è in Brasile dal 12 al 24 luglio 2024 e ha per titolo “Insieme per prendersi cura”: cura per le persone più fragili attraverso momenti di volontariato presso diverse organizzazioni sociali in diverse località; un evento centrale di testimonianze e di spettacolo ad Aparecida con 6 mila giovani provenienti da 50 Paesi e una diretta streaming che coinvolgerà 120 nazioni di tutto il mondo; e infine, dal 21 al 24 luglio, la creazione di comunity per condividere talenti, passioni, abilità, competenze e continuare a costruire un mondo più fraterno nel proprio territorio. Viene in mente il celebre “I care” di don Lorenzo Milani, cioè “mi interessa, ho a cuore”. Nel mondo, negli stessi giorni, ci saranno altri 40 Genfest locali che si svolgeranno in Corea, India, Sri Lanka, Filippine, Pakistan, Vietnam, Giordania, Egitto, Burundi, Tanzania, Angola, Zambia, Kenya, Etiopia, Sud Africa, RD Congo, Costa D’Avorio, Camerun, Burkina Faso, Perù, Bolivia, Messico, Guatemala, Argentina, Ungheria, Serbia, Cechia, Slovacchia, Germania e Italia.
Le iniziative in programma in Toscana
In Italia, a cominciare da oggi 12 luglio, prende il via in Toscana il progetto “Embrace Humanity”, (“Abbracciare l’umanità”) collegato al Genfest del Brasile. Cento giovani tra i 18 e i 25 anni si impegneranno in progetti di volontariato sociale. A Firenze, a Prato, a Massa, a Pistoia, a Grosseto, a Lucca lavoreranno con tante associazioni, parrocchie e Caritas. A Loppiano, il Genfest si svolgerà dal 19 al 21 luglio, affrontando temi come identità e diversità, Costituzione e partecipazione, rapporto con la natura, intelligenza artificiale e robotica, azzardo, arte e sport per un mondo unito. Ogni giorno ci sarà un collegamento con il Genfest del Brasile.
A Roma e in Calabria
Anche a Roma i giovani dal 22 al 25 luglio si impegneranno in azioni sociali con varie associazioni, si occuperanno di disabilità e accessibilità sul territorio, cercheranno di acquisire una consapevolezza maggiore dell’impegno politico e sociale con iniziative nel quartiere San Lorenzo. Dal 26 al 30 luglio il testimone si sposta a Lamezia Terme in Calabria dove sono attesi 400 giovani provenienti da Calabria, Sicilia, Campania, Puglia, Basilicata, Sardegna, rappresentanti di altre regioni d’Italia e da Palestina, Egitto, Albania. Il programma è ricco e articolato sul tema del “prendersi cura” messa in pratica attraverso un viaggio itinerante nei disagi del territorio con visite a realtà che si occupano di persone con dipendenze, di migranti.
Il Mediterraneo luogo di fraternità
La cura per eccellenza è la pace. A Lamezia Terme, al termine di una tavola rotonda sul tema, un flashmob si dipanerà lungo la spiaggia Steccato di Cutro luogo della strage di migranti nel febbraio del 2023. In programma poi sette laboratori sulle relazioni, su processi per rigenerare le comunità, disarmo, cittadinanza consapevole, giornalismo per non restare indifferenti, su “il noi” che vince, per l’avvio di azioni e progetti concreti di amicizia sociale. Concluderà il Genfest in Calabria uno spettacolo aperto a tutti sul lungomare di Lamezia Terme intitolato “Per un Mediterraneo della fraternità”, espressione del sogno che vede le due sponde del Mare Nostrum come “un ponte di pace e un luogo inclusivo che integra popoli e Paesi”.
Del lungo cammino di preparazione al Genfest in Brasile e su ciò che vuol essere, parla ai media vaticani Mariane Gonçalves de Araújo, giovane del Movimento dei Focolari, tra i coordinatori della terza parte dell’evento, quella dedicata al progetto United Word Community, volta a creare delle community tra i partecipanti con l’obiettivo di promuovere idee e azioni per un mondo più unito. Mariane vive in Brasile a Joinville, Santa Catarina, è laureata e lavora nel settore del Marketing Digitale. “Per me questa è stata la mia prima esperienza di preparazione di un evento internazionale – racconta a Radio Vaticana – VaticanNews – e il mio primo impatto è stato con la diversità delle Commissioni in cui si è lavorato per tanto tempo, anche per più di due anni, e soprattutto con l’amore e la disposizione che ogni volontario ha messo nel suo impegno. Noi crediamo che il Genfest sia la dimostrazione che è possibile realizzare il mondo unito perché lo viviamo tra noi già adesso. E questa è la cosa che vogliamo comunicare agli altri giovani che incontreremo”.
Guardare negli occhi chi soffre
Riguardo alla proposta che l’iniziativa in Brasile, ma anche negli altri Genfest che si terranno nel mondo, vuol lanciare ai giovani, Mariane spiega che ogni edizione ha voluto rispondere ai problemi e alle domande di quel dato momento. “In questa edizione – dice – abbiamo voluto parlare del ‘prendersi cura’ perchè oggi viviamo in una società molto individualista, una società che non guarda gli altri negli occhi e a volte tutto questo provoca una mancanza di speranza molto forte, quindi abbiamo voluto offrire ai giovani una prospettiva su come è possibile prendersi cura di chi soffre oggi nella società. Però per prendersi cura delle persone bisogna vedere chi ha bisogno del nostro aiuto”. Il Genfest, dunque, sarà questa opportunità di “toccare il dolore dell’umanità dell’America Latina, in particolare del Brasile, di ascoltare la gente e di capire i loro problemi”.
Dare speranza ai giovani
Mariane spiega che, dopo questo primo momento, ci sarà la condivisione di esperienze che possono essere di ispirazione per le ragazze e i ragazzi, a cui seguirà la terza fase che metterà insieme giovani, adulti e organizzazioni per creare una rete d’impegno che proseguirà dopo il Genfest. Sottolinea poi che il tema di quest’anno è molto collegato a quello del Giubileo, Pellegrini della speranza, “in cui tutti saremo chiamati a costruire un mondo migliore”. “La speranza – ribadisce – è ciò che vogliamo trasmettere. Non vogliamo dare delle risposte pronte per cambiare il mondo, non è così, noi vogliamo dare speranza ai giovani, quella che nasce quando uno si sente utile, si sente amato, quando ha anche l’opportunità di amare l’altro”.
L’esperienza del lavorare insieme
Lavorare alla preparazione del Genfest è stata un’esperienza importante per la giovane, non è stata immune da sfide, conflitti e problemi da risolvere. “Abbiamo vissuto tutto quello che si vive quando lavoriamo o studiamo nella nostra vita quotidiana. Ci sono sempre problemi o imprevisti. Ma abbiamo sempre affrontato queste sfide avendo sempre molto chiaro che possiamo perdere tutto ma non possiamo perdere la carità fra noi, nei nostri rapporti, perché se perdiamo questo semplicemente il Genfest non c’è. Io voglio donare Dio al mondo attraverso il lavoro che sto facendo e ognuno di noi era convinto di questo. Abbiamo cercato di avere il cuore aperto per ascoltarci reciprocamente, per dialogare, per capire l’idea dell’altro, perdendo a volte l’idea che avevamo, però alla fine eravamo tutti contenti per le decisioni che avevamo preso insieme”.
Una costellazione brilla più di una sola stella
Il Genfest era nato come una grande festa dei giovani e una grande festa si terrà ad Aparecida. “Le testimonianze che condivideremo in quel momento – dice Mariane – saranno quelle di persone che hanno potuto costruire la fraternità nella vita personale, nelle quotidiano vedendo chi soffre o anche le situazioni dove ci sono i problemi, per esempio la situazione dell’Amazzonia, l’economia con le disuguaglianze sociali che ci sono in America Latina, le fragilità dei diritti umani, quindi sono persone che nella loro vita quotidiana hanno trovato il modo di generare la fraternità e l’unità”. Mariane parla della responsabilità del Genfest di aiutare i giovani in Brasile e nel resto del mondo, “a trovare il cammino per risolvere i problemi che sentiamo più forti come la mancanza della pace, le divisioni, l’individualità delle comunità, per questo – sottolinea – secondo me è molto importante generare il sentimento che il futuro si potrà costruire con la collaborazione fra noi e non con la competizione”. E a conclusione usa una metafora significativa: “Noi siamo come una costellazione nel cielo, certo anche una stella è bella, però da sola è solo un punto, una costellazione invece quanto è più bella e con quanta più luce brilla!”.