Il Volto di Gesù di Ugo di Carpi: dal Vaticano, nella città della Sindone

Vatican News

Paolo Ondarza – Città del Vaticano

Semplice ed essenziale, nell’impianto iconografico, ma vibrante di fede e oggi finalmente apprezzata nel suo inestimabile valore tecnico artistico. È la tavola per l’altare del Volto Santo nella basilica vaticana realizzata dall’artista intagliatore Ugo da Carpi, che a quasi cinquecento anni dall’esecuzione torna a svelarsi al grande pubblico. Al centro la Veronica che mostra il velo con impresso il volto di Cristo. Ai lati gli apostoli Pietro e Paolo. L’occasione è offerta dalla mostra “Da San Pietro in Vaticano. La tavola di Ugo da Carpi per l’altare del Volto Santo”, organizzata dalla Fondazione Torino Musei in collaborazione con la Fabbrica di San Pietro in Vaticano e con il patrocinio dell’arcidiocesi di Torino e allestita dal 16 giugno al 29 agosto prossimi presso la Corte Medievale di Palazzo Madama.

Fatta senza pennello

La straordinarietà del capolavoro realizzato per l’antica basilica di San Pietro in occasione del Giubileo del 1525 e collocato presso il ciborio che custodiva il Volto Santo della Veronica, è stata poco valorizzata in passato. “Fata senza penello” scrive l’autore accanto alla firma chiaramente leggibile tra i piedi dell’apostolo Paolo.

Ascolta l’intervista al curatore Pietro Zander

Certamente ha pesato sulla fortuna critica della tavola il giudizio di Michelangelo che non apprezzò il mancato ricorso alla pittura. Lo riferisce Giorgio Vasari, estimatore delle carte di Ugo da Carpi “che – scriveva – paion fatte col pennello”. Tuttavia, a differenza di quanto sostenuto dall’autore de “Le Vite”, il celebre intagliatore sulla tavola vaticana non utilizzò i polpastrelli per stendere il colore, ma traslò su di essa la tecnica che lo rese uno dei più grandi geni del Rinascimento: il chiaroscuro a matrici multiple. Le figure sono infatti delineate grazie ad una sperimentazione audace, ingegnosa e senza precedenti, che nessuno ebbe più l’ardire di ripetere: “Solo sulla figura di Pietro – spiega a Vatican News il curatore della mostra Pietro Zander, responsabile Conservazione e Restauro dei Beni Artistici della Fabbrica di San Pietro – abbiamo individuato 50 spazi per matrici. L’utilizzo di più matrici consentiva di ottenere diversi colori per rendere le variazioni cromatiche. Solo per quest’opera sono state usate dalle 2500 alle 3000 matrici”.

Impressa come il Volto della Veronica

Assai probabile che tale scelta esecutiva volesse richiamare il Volto Santo rimasto impresso sul velo della Veronica e custodito da secoli nella basilica vaticana: anche la pala d’altare commissionata da Papa Clemente VII a Ugo da Carpi infatti è realizzata “per impressione”, non fatta da mano d’uomo. 

La tavola e la reliquia

Indubbiamente la movimentata storia della pala d’altare che nei secoli subì almeno undici diverse collocazioni tra antica e nuova basilica, si intreccia a quella della reliquia la cui ostensione in Vaticano avveniva durante i Giubilei o nel corso di grandi eventi. Il Volto Santo si trova oggi in un forziere tra le Reliquie Maggiori in un luogo accessibile ai soli canonici di San Pietro,  al di sopra del pilone della Veronica. Poco distante da lì, sempre al di sopra delle volte che si inarcano sulla sommità della basilica vaticana, ha sede l’Archivio Storico della Fabbrica di San Pietro dove è conservata la tavola di Ugo da Carpi. 

Il Volto e la Sindone

Suggestivo l’allestimento della mostra torinese all’interno della Corte Medievale di Palazzo Madama, sopra la Porta Decumana. Il visitatore ha l’occasione di ammirare l’una accanto all’altro, la pala del Volto Santo e un affresco del Seicento raffigurante l’ostensione della Sacra Sindone. “Due immagini in armonico dialogo che riassumono una secolare storia di fede e devozione e che costituiscono un forte legame tra Roma e Torino”, scrive nel catalogo della mostra il cardinale Mauro Gambetti, arciprete della basilica vaticana e presidente della Fabbrica di San Pietro.

La tavola allo studio degli esperti

L’esposizione torinese offre anche l’occasione per rendere noti i sorprendenti risultati di studi scientifici che hanno fatto luce sulla genesi e la storia della tavola cinquecentesca. Grazie ad un approccio multidisciplinare, ad immagini multispettrali e a diversificate indagini diagnostiche, eseguite dai laboratori dei Musei Vaticani in collaborazione con la Direzione delle Gallerie pontificie, è stata realizzata una replica a grandezza naturale della tavola del Volto Santo con gli originari valori cromatici e chiaroscurali, andati perduti a causa delle tomentate “vicissitudini conservative”. Nella copia tornano a brillare colori che richiamano le stampe su carta del XVI secolo, come il blu indaco della tunica di Pietro o il viola del manto di Veronica. 

L’opera di Ugo da Carpi

All’autore della tavola è dedicata inoltre una sezione che presenta il ritratto settecentesco del Postetta proveniente dal Museo di Carpi e alcuni chiaroscuri che lo hanno reso famoso, conservati nel Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi. Dalla stessa sede proviene anche il disegno preparatorio di Parmigianino per la tavola di San Pietro, tratto da una xilografia di Dürer del 1510, anch’essa in mostra, concessa in prestito dalla Galleria Sabauda dei Musei Reali Torino.