Fabio Colagrande e Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
“Le parole pronunciate dal Santo Padre e la bandiera proveniente da Bucha, dispiegata in Aula Paolo VI, hanno dato un grande sollievo per tutti noi”. Monsignor Oleksandr Jazlovec’kyj, vescovo ausiliare della diocesi di Kiev-Žytomyr, al telefono con Radio Vaticana – Vatican News, commenta il gesto forte del Papa al termine dell’udienza generale del 6 aprile. “La posizione del Papa è conosciuta in tutto il mondo, anche in Ucraina che è un Paese a maggioranza ortodosso, Papa Francesco è ascoltato e molto rispettato per quello che fa e per quello che dice da quando è scoppiata questa guerra”. Lo si vede anche dai social network dove, dice il vescovo, “sono tanti gli ucraini che pubblicano le immagini del Santo Padre”. Soprattutto adesso, “di fronte a certi silenzi”, afferma monsignor Jazlovec’kyj, “il Papa è diventato un po’ il padre di tutte le confessioni: cattolici, ortodossi, protestanti, lo apprezzano tanto”.
La commozione per i bambini
Ancora guardando all’ultima udienza generale, il presule si dice colpito dell’abbraccio del Papa a un gruppo di bambini fuggiti dall’Ucraina e accolti in Italia. “È stato commovente. Soprattutto il piccolo che saltava… Sono grato a Dio che sono riusciti a scappare, accolti in Italia o in altri Paesi. Tanti non sono riusciti ad andare via e dicono che oltre 200 bambini sono morti”. Ancora di più sono quelli che vivono tra la fame e la paura o senza genitori: “Proprio oggi ho letto la lettera che un bimbo di 9 anni ha scritto per la sua mamma uccisa nella macchina. Lui si è salvato in ospedale… Ha scritto una piccola lettera in cui ringrazia tanto la sua mamma e dice: ‘Ti auguro di essere in Paradiso, ci vediamo in Paradiso’”.
Vicino a chi resta
La Chiesa è vicina a queste persone. “Piano piano cerchiamo anche di fare qualcosa con chi è rimasto a Kiev- Žytomyr, una delle tre diocesi più danneggiate dai russi. Ora che l’hanno lasciata, proviamo a portare aiuti alle famiglie, i pochi rimasti. Guardo in giro nelle comunità parrocchiali o nelle chiese durante le Messe, sono piene ma i bambini sono pochi. Grazie a Dio sono riusciti a scappare”.
Gente che torna a fuggire
Tanti in questi oltre quaranta giorni di guerra i gruppi di persone che monsignor Jazlovec’kyj ha visto attraversare Kiev per andare verso l’Ucraina occidentale o nei Paesi europei: “Tanti pulmini piccoli e grandi organizzati dallo Stato, macchine, volontari li accompagnavano. Dormivano dappertutto: dalla gente o nelle parrocchie. Dopo – rammenta il presule – si sono svuotate le città, chiuse dai russi che lasciano uscire piccoli gruppi. Dicono che ora si stanno preparando per una lotta finale e il presidente Zelensky ha chiesto di risparmiare i civili di quelle zone dove probabilmente avverrà questa lotta per le regioni. Aspettiamo di nuovo la gente che adesso tornerà a fuggire”.
Speranze di pace
Crollano gli edifici, ma non la speranza: “La nostra speranza è il Signore che ci aiuta. Ci sentiamo incoraggiati nel vedere il grande supporto dei Paesi europei. Crediamo che pian piano la Russia dirà di no a questa guerra. Ora vediamo che non sono pronti a cessare. A Bucha nelle case che hanno svuotato hanno scritto: ‘Vi insegniamo a rispettare i russi’. Ecco, non vediamo questa volontà… Ma i miracoli, come sappiamo, esistono. Se preghiamo tutti insieme, Dio ci dà la pace, Dio non vuole vedere questo sangue e questa grande sofferenza della gente. Speriamo… Chiediamo tante preghiere per noi”.