Giampietro Briola, alla guida dell’Associazione Volontari Italiani del Sangue, sottolinea ai media vaticani l’importanza della donazione del sangue. Un atto che pure il Papa ha indicato come esempio dei valori di generosità e gratuità
Andrea De Angelis e Silvia Giovanrosa – Città del Vaticano
“Abbiamo una necessità quotidiana di garantire terapie ai nostri pazienti, e se la salute è un diritto sancito dalla Costituzione, diventa un dovere contribuire affinchè questo diritto venga assolto”. Un richiamo alla “responsabilità di ciascuno” è quello che Gianpietro Briola, presidente nazionale Avis, lancia dai media vaticani, ospite della trasmissione Radio Vaticana con Voi. “Donando il sangue creiamo un interscambio di valori, di solidarietà e questo aiuta l’umanità a crescere in armonia e, lasciatemelo dire, anche in pace”, sottolinea il dottore.
Una scelta periodica, non casuale
La donazione del sangue non è un’emergenza occasionale, ma un’urgenza costante ed è proprio il volontario abituale a dare la risposta necessaria ad un bisogno che riguarda ogni cittadino. Fondamentale è quindi una costanza nella donazione, per far fronte alle necessità dei pazienti affetti da patologie croniche, o in caso di interventi programmati, dove devono essere disponibili scorte di sangue. Il sangue donato, inoltre, spiega Briola, “viene utilizzato per produrre tutti i farmaci plasma derivati, utilizzati per la cura per di malattie neuropatiche o per sopperire alla carenza di immunoglobuline somministrate ai pazienti con deficit immunitari”. “Questo ci dà l’idea di quanto sia importante la donazione fatta periodicamente”, prosegue il presidente dell’Avis, visto che solo in Italia sono quasi duemila i pazienti che vengono trasfusi quotidianamente, “un numero importante che deve essere costantemente garantito”.
Dal sangue infetto ai tatuaggi: no alle fake news
Nel corso della trasmissione il presidente nazionale Avis ha risposto anche alle domande degli ascoltatori. Siamo sicuri che il sangue ricevuto nelle trasfusioni non sia infetto? Questa la prima questione posta a Briola, che dà garanzia di come i donatori e le donazioni siano costantemente testati per evitare qualsiasi possibilità di infezioni. “Sono decenni – afferma – che non abbiamo una sacca di sangue infetto”. Altre domande riguardano i tatuaggi e la paura dell’ago. “Sono più barriere psicologiche – spiega – che l’individuo si pone per sottrarsi alla donazione”. Per quanto riguarda i tatuaggi, “non sono un ostacolo, è solo necessario lasciar passare un lasso di tempo di 4 mesi affinchè si abbia la certezza che il donatore sia sano”.
Il sangue è sempre donato
Dagli interventi chirurgici di emergenza a quelli programmati, fino alle sacche di sangue presenti in sala parto per ogni necessità, il sangue è prezioso. La sua disponibilità è legata solo ed esclusivamente alle donazioni? “Sì, assolutamente”, risponde Briola. Sulla base della donazione noi abbiamo salva la vita e possiamo salvare, dunque, le vite degli altri. “Il sangue ed i sui derivati, come i globuli rossi ed il plasma – conclude – ci vengono offerti tutti su base volontaria”.
Gli appelli del Papa
Dopo la preghiera mariana dell’Angelus di domenica 13 giugno 2021, il pensiero del Papa era andato a tutti coloro che rendono possibile questo dono di vita: “Ringrazio di cuore tutti i volontari e li incoraggio a proseguire la loro opera, testimoniando i valori della generosità e della gratuità. Grazie tante, grazie!”. L’anno prima Francesco aveva rivolto il suo saluto ai volontari, esprimendo il suo apprezzamento “a tutti coloro che compiono questo atto semplice ma molto importante di aiuto al prossimo: donare sangue”. Tornando più indietro nel tempo, il 20 febbraio del 2016 si è tenuto a Roma il Giubileo dei donatori di sangue. Il Papa, durante l’udienza giubilare in una Piazza San Pietro gremita di fedeli – tra cui 25 mila donatori provenienti da tutta Italia -, si è soffermato sul valore del coraggio di spendersi in prima persona. “Impegnarsi – ha detto – vuol dire mettere la nostra buona volontà e le nostre forze per migliorare la vita”, soprattutto nelle situazioni dove c’è più “sete di speranza”.