Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
In un mondo abituato ad accendere i riflettori su storie drammatiche, tra cui incidenti, assassini e brutte notizie, si possono scorgere anche luci e testimonianze “che fanno bene”.
La storia di un giovane migrante
Una di queste, ricordate dal Papa all’Angelus, è la vicenda di un ragazzo ghanese di 25 anni, John, un giovane migrante arrivato in Italia in cerca di un futuro migliore. Ha cominciato a lavorare ma poi “si è ammalato di un cancro terribile” ed “è in fin di vita”. Il giovane ha espresso un desiderio: tornare a casa per abbracciare il papà prima di morire.
In quel paese del Monferrato hanno fatto subito una raccolta e, imbottito di morfina, lo hanno messo sull’aereo, lui e un compagno, e lo hanno inviato perché potesse morire tra le braccia del suo papà. Questo ci fa vedere che oggi, in mezzo a tante brutte notizie, ci sono cose belle, ci sono dei “santi della porta accanto”.
Un popolo accanto ad un bambino
L’altra storia su cui il Papa si sofferma all’Angelus è quella legata alla drammatica vicenda del bambino morto ieri in Marocco dopo essere caduto in un pozzo. “Tutto un popolo – ha detto Francesco – si è aggrappato” per salvarlo. Un popolo intero ha aspettato, sperato. Il piccolo Rayan, purtroppo, è deceduto a causa “delle ferite riportate” durante la caduta. I soccorritori lo hanno raggiunto quando il suo corpo era ormai senza vita.
Era tutto il popolo lì, lavorando per salvare un bambino! Ce l’hanno messa tutta. Purtroppo non ce l’ha fatta…. Grazie a questo popolo per questa testimonianza!
Le vicende del giovane ghanese e quella del bambino in Marocco ci fanno “vedere – ha concluso il Papa – che oggi, in mezzo a tante brutte notizie, ci sono cose belle, ci sono dei “santi della porta accanto”. Un paese del Piemonte e un popolo del Nord Africa non sono rimasti indifferenti davanti alla sofferenza umana. “Testimonianze che fanno bene”.