Il Papa: scegliere la fraternità perché i deboli non siano “materiale di scarto”

Vatican News

Cecilia Seppia – Città del Vaticano

In un mondo alle prese con la brama del potere e del successo, che ancora dimentica i poveri, che ancora schernisce i deboli, che ignora i piccoli e li scarta lasciandoli morire affamati, annegati, soli, opera la Comunità Chemin Neuf, nata in Francia, a Lione nel 1972, dall’iniziativa del giovane seminarista gesuita, Laurent Fabre, che in seguito ad un’esperienza di preghiera all’interno di un gruppo del Rinnovamento carismatico cattolico e dopo aver ricevuto il “Battesimo nello Spirito”, decide di mettersi all’opera per costruire una Fraternità che oltre ad evangelizzare, potesse accogliere, proteggere, operare per il bene comune. Il Papa incontra oggi i membri di questa realtà, ormai diffusa in tanti Paesi,  e subito loda il loro impegno straordinario a servizio degli altri, quindi ed auspica che questa spinta ad agire, per la costruzione di una società più giusta e fraterna, possa restituire a tutti, il gusto della vita e la speranza nel futuro.

Infatti, nella corsa sfrenata all’avere, alla carriera, agli onori o al potere, i deboli e i piccoli sono spesso ignorati e respinti, o considerati come inutili, anzi sono considerati come materiale di scarto. Per questo auspico che il vostro impegno e il vostro entusiasmo al servizio degli altri, plasmati dalla forza del Vangelo di Cristo, restituiscano il gusto della vita e la speranza nel futuro a molte persone, in particolare a tanti giovani.

Percorrere le strade della fraternità

Citando la Christus vivit e l’Evangelii gaudium, Francesco insiste sulla vocazione laicale che è prima di tutto carità nella famiglia ma anche carità sociale e politica, è impegno, ancora, per far crescere la pace, la convivenza, i diritti umani, la giustizia, la misericordia, e dunque incoraggia la Comunità a camminare con un’apertura ecumenica e un cuore disponibile ad accogliere diverse culture e tradizioni, per cambiare radicalmente il volto di questa nostra società, cominciando con l’abbattere quei troppi muri che continuano a tenerci distanti.

Cari amici, vi incoraggio a non avere paura di percorrere le strade della fraternità e di costruire ponti tra le persone, tra i popoli, in un mondo dove si innalzano ancora tanti muri per timore degli altri. Attraverso le vostre iniziative, i vostri progetti e le vostre attività, voi rendete visibile una Chiesa povera con e per i poveri, una Chiesa in uscita che si fa vicina alle persone in situazione di sofferenza, di precarietà, di emarginazione, di esclusione. Infatti, «dalla nostra fede in Cristo fattosi povero, e sempre vicino ai poveri e agli esclusi, deriva la preoccupazione per lo sviluppo integrale dei più abbandonati della società».

Accettare di lavorare insieme

“Siamo sulla stessa barca e potremo superare le difficoltà solo se accettiamo di lavorare insieme”, ripete il Papa facendo eco a quel messaggio fortissimo lanciato in pieno lockdown, lo scorso anno, da una Piazza San Pietro vuota, in cui pregava da solo, sotto la pioggia, per il mondo sconvolto dalla pandemia. E oggi come allora indica l’unica via di uscita: riscoprire la fraternità e la solidarietà fra tutti gli uomini e le donne.

Si tratta davvero di una conversione ecologica che riconosce l’eminente dignità di ogni persona, il suo valore proprio, la sua creatività e la sua capacità di cercare e promuovere il bene comune. Ciò che stiamo vivendo attualmente con la pandemia ci insegna in concreto che siamo tutti sulla stessa barca e che potremo superare le difficoltà solo se accettiamo di lavorare insieme.

Fate rinascere speranza nei giovani 

Tra le difficoltà più urgenti da affrontare, il Pontefice cita la questione migranti e sfollati, troppo spesso – ripete – considerati numeri, anziché volti, persone e storie, e insiste anche sulla loro accoglienza in Europa, sulla necessità di un incontro che genera conoscenza e scardina inutili pregiudizi, tematica tra l’altro sulla quale i membri della Fraternità si fermeranno qualche giorno a Roma a riflettere. Da qui, l’incoraggiamento finale:

Cari amici, vi invito a restare saldi nelle vostre convinzioni e nella vostra fede. Non dimenticate mai che Cristo è vivo e che vi chiama a camminare con coraggio dietro a Lui. Con Lui, siate quella fiamma che fa rinascere la speranza nel cuore di tanti giovani scoraggiati, tristi, senza prospettive. Possiate generare legami di amicizia, di condivisione fraterna, per un mondo migliore. Il Signore conta sulla vostra audacia, sul vostro coraggio, sul vostro entusiasmo.