Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
Luoghi dove maturare un atteggiamento critico verso certi modelli di sviluppo e consumo che creano “disuguaglianze vergognose” e che provocano sofferenze nella popolazione mondiale. Spazi dalle “porte aperte”, soprattutto per i poveri, dove “riparare le ferite, proprie e altrui” e imparare a leggere i “segni dei tempi”. È così che Papa Francesco prefigura le scuole dell’America latina ma anche quelle di tutto il mondo, nel videomessaggio alla Flacsi, la Federazione latinoamericana di Collegi della Compagnia di Gesù, che celebra il ventesimo anniversario della fondazione. Si tratta di una rete educativa regionale appartenente alla Conferenza dei Provinciali Gesuiti dell’America Latina, che comprende 92 istituti in 19 Paesi. Formata nel 2001, nel 2017 ha raggruppato oltre 135mila studenti e più di 11mila docenti e formatori che accompagnano gli allievi. Nei diversi istituti, a partire da un’identità condivisa, vengono promossi accordi su politiche, strategie e azioni al servizio della trasformazione educativa e sociale dei Paesi del Centro e Sud America.
Scuole che abbiano coscienza e creino coscienza
È proprio questa la missione che il Papa incoraggia a proseguire: “Il mio desiderio è che le vostre scuole abbiano coscienza e creino coscienza”, dice nel filmato, tutto in spagnolo. Francesco invita ad “uscire fuori”, seguendo l’esempio di Gesù “che ci insegna a relazionarci con gli altri e con la Creazione”. Ecco, su questo bisogna puntare: “Incontrarsi con in piccoli, con i poveri, gli scartati”, esorta il Pontefice. “Che le nostre scuole formino cuori convinti della missione per la quale sono state create, con la certezza che la vita cresce e matura nella misura in cui la doniamo per la vita degli altri”.
È in questa direzione che va il desiderio del Pontefice di “scuole accoglienti’”, ossia “luoghi in cui si possano ricomporre ferite proprie e altrui; scuole dalle porte aperte reali e non solo di discorsi, dove i poveri possano entrare e dove si possa andare incontro ai poveri”. Dunque, “scuole che non si ripieghino in un elitismo egoista, ma che imparino a convivere con tutti, dove si viva la fratellanza, sapendo che tutto è connesso e ricordando che la fratellanza non esprime, in primo luogo, un dovere morale, ma piuttosto l’identità obiettiva del genere umano e di tutta la creazione”.
Disuguaglianze vergognose
Il Papa auspica anche che le scuole di Flacsi “insegnino a discernere, a leggere i segni dei tempi, a leggere la propria vita come un dono di cui essere grati e da condividere” e, al contempo, “che abbiano un atteggiamento critico sul modello di sviluppo, produzione e consumo che spingono vertiginosamente verso una disuguaglianza vergognosa che fa soffrire la grande maggioranza della popolazione mondiale”.
Promuovere fede e giustizia
Insomma “scuole di discepoli e missionari”, rimarca Francesco, richiamando il messaggio della storica conferenza dell’episcopato latinoamericano ad Aparecida (2007). Da qui, un augurio: “Continuare a lavorare insieme, altri venti anni, altri venti anni e altri venti anni, sommati al Patto educativo globale” e “promuovere la fede e la giustizia”.