Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Un ecumenismo che affonda le sue radici nella vita quotidiana, nella condivisione della sofferenza e che sia spunto anche per un adeguamento teologico della dottrina. Sono alcune indicazioni offerte da Papa Francesco nell’udienza ai membri della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse orientali, ricevuti in Vaticano.
Ecumenismo locale
Parlando dell’ecumenismo locale, una realtà che già si vive soprattutto in Medio Oriente e tra gli emigrati in Occidente, il Papa parla dell’“ecumenismo della vita della vita nella quotidianità delle loro famiglie, del lavoro, delle frequentazioni di ogni giorno”.
E sperimentano spesso insieme l’ecumenismo della sofferenza, nella comune testimonianza al nome di Cristo talvolta pure a costo della vita. L’ecumenismo teologico dovrebbe dunque riflettere non solo sulle differenze dogmatiche sorte nel passato, ma anche sull’esperienza attuale dei nostri fedeli. In altre parole, il dialogo sulla dottrina potrebbe adeguarsi teologicamente al dialogo della vita che si sviluppa nelle relazioni locali e quotidiane delle nostre Chiese, le quali costituiscono un vero e proprio luogo teologico.
Ecumenismo battesimale
Ringraziando la delegazione per il “prezioso lavoro” svolto e per il prossimo documento sui sacramenti che potrà segnare “un nuovo passo in avanti verso la piena comunione”, Francesco parla dell’ecumenismo battesimale e dell’importanza di progredire insieme grazie a questo Sacramento.
È nel Battesimo che si trova il fondamento della comunione tra i cristiani e l’anelito verso la piena unità visibile. È grazie a questo Sacramento che possiamo affermare con l’Apostolo Paolo: “Noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo”
La realtà concreta
L’altro spunto del Papa riguarda l’ecumenismo pastorale e i documenti sottoscritti insieme con alcune Chiese ortodosse orientali, che permettono ai fedeli, ad esempio, di ricevere i sacramenti della Penitenza, dell’Eucaristia e dell’Unzione degli infermi in particolari circostanze oppure nel caso di matrimoni misti.
Tutto ciò è stato possibile guardando alla realtà concreta dei membri del Popolo di Dio e al loro bene, superiore alle idee e alle divergenze storiche: guardando all’importanza che nessuno sia lasciato privo dei mezzi della Grazia
Illuminati dallo Spirito
Il Papa si chiede se non sia possibile estendere gli accordi pastorali anche in contesti “in cui i nostri fedeli si trovano in situazione di minoranza e di diaspora”.
Possa lo Spirito Santo ispirarci i modi per andare avanti su questo cammino, che guarda il bene delle persone, il bene delle anime, il bene del popolo di Dio, nostro, tutto, e non distinzioni morali o teologiche o ideologiche. Il bene, la gente è lì. Gesù Cristo si è incarnato, si è fatto uomo, membro del popolo fedele di Dio, non si è fatto idea: no. Si è fatto uomo. E noi dobbiamo cercare sempre il bene degli uomini e del popolo fedele di Dio.
Camminare insieme
Infine Francesco sottolinea l’importanza di “incontrarsi fraternamente per ascoltarsi, condividere e camminare insieme”.
Questa è la via, È l’ecumenismo di camminare insieme che si fa camminando, non solo con le idee: si fa camminando. Ed è bello coinvolgere nell’avvicinamento delle nostre Chiese le giovani generazioni, attive nella comunità locali, perché il dialogo sulla dottrina proceda insieme al dialogo della vita.
Nel segno di Maria
È nel segno di Maria che si è concluso l‘incontro perché la prossima fase del dialogo si concentrerà sulla Vergine nell’insegnamento e nella vita della Chiesa.
Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio. Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta.