Il Papa in Ungheria, don Fabry: sono migliaia i giovani che vogliono incontrare Francesco

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A pochi giorni dall’inizio del 41.mo viaggio apostolico, il responsabile della pastorale nazionale racconta alcuni degli appuntamenti più attesi di questo viaggio, tra cui la visita ai piccoli disabili

Andrea De Angelis – Città del Vaticano

“Stiamo lavorando per preparare al meglio questa visita, in uno spirito di amicizia e preghiera”. A dirlo nell’intervista ai media vaticani è don Kornél Fábry, direttore dell’Istituto della Pastorale nazionale ungherese, già segretario generale della Segreteria del 52.mo Congresso eucaristico internazionale tenutosi in Ungheria nel settembre 2021. “Il Papa – sottolinea – questa volta non incontrerà come al Congresso eucaristico internazionale solo vescovi e leader religiosi, ma i sacerdoti, i seminaristi, chi collabora nelle parrocchie”. In particolare “l’incontro con i giovani sarà in uno stadio di oltre 10 mila posti, poi la sua carezza arriverà ai disabili, ai rifugiati. Penso soprattutto a quelli ucraini, in questo ultimo anno oltre un milione sono transitati dall’Ungheria”. 

Ascolta l’intervista a don Kornél Fábry

Lei ha fatto riferimento ai giovani, penso in particolare a quanto sia importante in Ungheria la pastorale universitaria, vietata durante il comunismo. In che modo si preparano gli studenti all’arrivo del Papa?

Già vedendo il numero di richieste per l’incontro allo stadio, notiamo che è superiore ai posti disponibili, pari a 11 mila. Verranno molti giovani dalle parrocchie, ma anche degli atenei, non solo quelli cattolici. Il Papa avrà due incontri con loro: i giovani allo stadio e, l’ultimo giorno, il mondo della cultura e universitario. Sono tantissimi i giovani che vogliono pregare con Francesco, ci prepariamo a questo incontro leggendo la Christus vivit, l’esortazione apostolica che il Papa ha scritto ai giovani.

Nel logo di questo viaggio apostolico c’è il ponte, simbolo di Budapest. Il ponte unisce, mette in dialogo ed è questo l’invito che il Papa ha rivolto a giovani e anziani. Un dialogo intergenerazionale, nel rispetto reciproco, sollecitato in particolare nel ciclo di catechesi che Francesco ha dedicato agli anziani lo scorso anno. Nella pastorale quanto è importante raccogliere questo invito, anche per contrastare la cultura dello scarto?

Questo è un fattore molto importante per noi. In Ungheria le famiglie non vivono più insieme, le diverse generazioni prima convivevano. Nelle campagne ci sono grandi case, si viveva tutti insieme. Oggi è molto raro. Nonostante questo, nelle nostre chiese favoriamo il dialogo tra giovani e anziani, ad esempio nella liturgia. Anche con canti più moderni, con l’ascolto reciproco. Questo è un dovere pastorale: favorire l’unità tra giovani e anziani. Nella parrocchia dove mi trovavo prima, ogni festa era per le famiglie, compresi i nonni. Ascoltarli, accoglierli è importante, sono i nostri saggi! Nel nostro tempo, dove l’online sembra così distante da chi è più in là con l’età, osservo spesso come siano proprio i nipoti a insegnare ai nonni come usare le chat, Internet. Questo è bello, si va avanti insieme. 

La pastorale sanitaria, anch’essa è importante per una vera inclusione. Quanto è diffusa in Ungheria?

Moltissimo, ci sono sacerdoti responsabili, ad esempio nell’arcidiocesi di Budapest, per aiutare i non vedenti a partecipare alle liturgie. Ritengo molto importante organizzare degli eventi specifici, includere. Penso alle Messe pensate proprio per i disabili, sono una ricchezza della Chiesa. L’incontro che il Papa avrà con questi bambini è davvero importante, sarà un momento privato con questi piccoli, assieme ai genitori. Il vescovo di Roma vuole passare del tempo con loro, incoraggiarli.