Adriana Masotti – Città del Vaticano
Il Papa prosegue il ciclo di catechesi sul tema del discernimento e questa volta l’elemento che desidera offrire all’attenzione dei fedeli è il desiderio. “Il discernimento – afferma – è una forma di ricerca, e la ricerca nasce sempre da qualcosa che ci manca ma che in qualche modo conosciamo”. Il desiderio, spiega, “è una nostalgia di pienezza che non trova mai pieno esaudimento, ed è il segno della presenza di Dio in noi”.
La parola italiana viene da un termine latino molto bello, questo è curioso: de-sidus, letteralmente “la mancanza della stella”, desiderio è una mancanza della stella, mancanza del punto di riferimento che orienta il cammino della vita; essa evoca una sofferenza, una carenza, e nello stesso tempo una tensione per raggiungere il bene che manca. Il desiderio allora è la bussola per capire dove mi trovo e dove sto andando, anzi è la bussola per capire se sto fermo o sto andando, una persona che mai desidera è una persona ferma, forse ammalata, quasi morta.
Il desiderio dura nel tempo e supera le difficoltà
Francesco spiega ancora che il desiderio è qualcosa di profondo e che resiste di fronte alle difficoltà. Fa l’esempio di quando una persona ha sete, se non trova subito dell’acqua non per questo desiste e rinuncia a cercarla. Ed è pronta a qualsiasi sacrificio pur di trovarla. Il desiderio dura nel tempo e un altro esempio proposto dal Papa è quello di un giovane che desidera diventare medico: dovrà impegnarsi e fare delle rinunce, “dovrà mettere dei limiti, dire dei ‘no’, anzitutto ad altri percorsi di studio, ma anche a possibili svaghi e distrazioni”, ma il suo desiderio “gli consente di superare queste difficoltà”. Papa Francesco fa notare poi “che Gesù, prima di compiere un miracolo, spesso interroga la persona sul suo desiderio”. Al paralitico alla piscina di Betzatà, ad esempio, chiede: “Vuoi guarire?”. E si chiede come mai Gesù si comporta così:
In realtà, la risposta del paralitico rivela una serie di resistenze strane alla guarigione, che non riguardano soltanto lui. La domanda di Gesù era un invito a fare chiarezza nel suo cuore, per accogliere un possibile salto di qualità: non pensare più a sé stesso e alla propria vita “da paralitico”, trasportato da altri. Ma l’uomo sul lettuccio non sembra esserne così convinto. Dialogando con il Signore, impariamo a capire che cosa veramente vogliamo dalla nostra vita.
Attenti alle lamentele che annullano il desiderio
Quel paralitico, aggiunge a braccio il Papa, è l’esempio tipico delle persone che dicono: “Sì, sì, voglio voglio voglio” ma che poi non fanno nulla per realizzare il loro desiderio. “Il voler fare diventa come un’illusione e non si fa il passo per farlo”, afferma, e magari ci si comincia a lamentare.
Ma state attenti che le lamentele sono un veleno, un veleno all’anima, un veleno alla vita perché non ti fanno crescere il desiderio di andare avanti. State attenti con le lamentele. Quando si lamentano in famiglia, si lamentano i coniugi, si lamentano uno dell’altro, i figli del papà o i preti del vescovo o i vescovi di tante altre cose… No, se voi vi ritrovate in lamentela, state attenti, è quasi peccato, perché non lascia crescere il desiderio.
Molti non sanno che cosa vogliono dalla vita
Il Papa guarda al momento storico in cui viviamo e fa notare che se da un lato sembra “favorire la massima libertà di scelta, nello stesso tempo atrofizza il desiderio” riducendolo a qualcosa di momentaneo. Mille proposte ci bombardano rischiando di distrarci da ciò che veramente vogliamo. “Pensiamo ai giovani, per esempio – rileva il Papa -, con il telefonino in mano e cercano, guardano… “Ma tu ti fermi per pensare?”. E prosegue:
Molte persone soffrono perché non sanno che cosa vogliono dalla propria vita; probabilmente non hanno mai preso contatto con il loro desiderio profondo. Da qui il rischio di trascorrere l’esistenza tra tentativi ed espedienti di vario tipo, senza mai arrivare da nessuna parte, e sciupando opportunità preziose. E così alcuni cambiamenti, pur voluti in teoria, quando si presenta l’occasione non vengono mai attuati, manca il desiderio forte di portare avanti una cosa.
Chiediamo al Signore di aiutarci a conoscere il desiderio di lui
Che cosa risponderemmo oggi a Gesù se chiedesse a noi “Che cosa vuoi che io faccia per te?”, domanda Papa Francesco. “Forse – è la sua risposta – , potremmo finalmente chiedergli di aiutarci a conoscere il desiderio profondo di Lui, che Dio stesso ha messo nel nostro cuore”. E “forse il Signore ci darà la forza di concretizzarlo”, per “renderci partecipi della sua pienezza di vita”. Questo infatti, conclude il Papa, è il desiderio di Dio per noi.