Alberto Maggi torna nelle librerie con un volume atipico per la sua lunga produzione editoriale: una conversazione col giornalista Paolo Rodari. Il titolo rende bene lo spirito dell’iniziativa: La verità ci rende liberi (Garzanti, 2020). “Paolo Rodari è persona schietta e quando mi ha proposto questo libro ho detto subito sì, poi quando ho visto le domande ho pensato di essere stato incosciente – racconta Maggi a ilfattoquotidiano.it – Mai avrei pensato di dover rispondere su questioni come il celibato dei preti o il rapporto tra omosessualità e Chiesa cattolica. Per ogni tema ci sono biblioteche! Ma ho seguito le indicazioni del Vangelo e credo sia andato bene: ‘Sia il vostro parlare sì sì no no’ quindi schiettezza, poi sincerità senza timori reverenziali e esprimersi sempre per difendere l’interesse più alto, quello dell’amore, non cose come la propria reputazione o il proprio interesse personale. E così ho fatto”.
Il volume esce in concomitanza con la pubblicazione del primo film biografico dedicato ad Alberto Maggi, Un eretico in corsia (Bruno Di Marcello, Gothic Produzioni 2020) adattamento cinematografico dei libri Chi non muore si rivede (2015) e Due in condotta (2019) entrambi editi da Garzanti. Anche lì ne esce il ritratto di un uomo di Chiesa sempre al limite della fuoriuscita, ma ostinatamente rimasto dentro. “Ho avuto due momenti difficili e dolorosi nei miei 44 anni di vita da prete – ci dice Maggi -. Il primo quando il Priore provinciale e il Priore generale mi ingiunsero di lasciare l’Ordine perché ero ‘la sua vergogna’ e il secondo quando il vescovo mi disse di lasciare la Chiesa Cattolica perché ‘non era’ la mia. Ho sempre detto ‘se mi cacciate ne prendo atto ma non ci penso minimamente a lasciare la chiesa’. E anche loro mi hanno tenuto. Poi dopo l’arrivo di Papa Francesco molto è cambiato”.
Chiediamo ad Alberto Maggi se le dichiarazioni di apertura alle unioni civili per le coppie omosessuali vanno lette come l’avvio di una stagione veramente riformatrice della Chiesa Cattolica avviata da Bergoglio. “La Chiesa Cattolica si è occupata per troppo tempo di fatti dei quali era incompetente. Gesù non sembra interessato all’orientamento sessuale delle persone, stando al Vangelo. Quindi perché dovrebbe esserlo la Chiesa? Il messaggio di Gesù è universale perché chiede amore per l’umanità. Ed è indipendente dal chi si ama. Si concentra su come si ama: gratuitamente e in modo liberante“.
Il volume inizialmente doveva chiamarsi La verità mi rende libero, calzante vista la biografia del frate del Centro Studi Biblici di Montefano, ma Maggi si è opposto, come spiega a ilfatto.it. “Mi sono rifiutato perché non è un libro su di me. Gesù non dice mai ‘ho la verità’, figurati se posso dirlo io. Gesù dice di ‘essere la verità’ ovvero essere in sintonia con la forza creatrice, l’amore. Ecco perché il titolo giusto è quello attuale: la verità ci rende liberi“. Quindi l’amore ci rende libere e liberi. E pare proprio lo sia quello raccontato da questo frate marchigiano il cui messaggio parte giornalmente dal piccolo paesino di Montefano, in provincia di Ancona, per arrivare tramite la rete internet a ben 143 nazioni.
Addirittura il commento al Vangelo delle ore 10 in Cina è il suo. “Sì arriviamo in Asia come in tutti gli altri continenti. In Africa, Patagonia ci ascoltano e seguono… e questo perché se interpreti il Vangelo con lo spirito che l’ha inspirato parli di un amore incondizionato del creatore per le sue creature che tutte e tutti possono comprendere. Nel libro credo questo sia molto esplicito. Il bene dell’uomo insegnatoci da Gesù è un valore assoluto. Dall’aborto al cortocircuito della catechesi per gli omosessuali purtroppo spesso la Chiesa ha aggiunto a quel bene un dogma e inevitabilmente in nome della dottrina del dogma lo ha disconosciuto. Ma siamo sempre in tempo a tornare all’originale senza troppe deviazioni”.
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