Tiziana Campisi – Città del Vaticano
La qualità del matrimonio e della famiglia decide la qualità dell’amore della singola persona e dei legami della stessa comunità umana. È perciò responsabilità sia dello Stato sia della Chiesa ascoltare le famiglie, in vista di una prossimità affettuosa, solidale, efficace.
Papa Francesco esorta le istituzioni civili ed ecclesiali ad avere cura delle famiglie, parlando alla comunità accademica del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia, ricevuta in udienza nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, e chiede che venga incoraggiata “la loro vocazione per un mondo più umano, ossia più solidale e più fraterno”. Invita a custodire la famiglia, non ad imprigionarla, a farla crescere semmai e avverte che bisogna “stare attenti alle ideologie che si immischiano per spiegare la famiglia dal punto di vista ideologico”.
La famiglia non è un’ideologia, è una realtà. E una famiglia cresce con la vitalità della realtà. Ma quando vengono le ideologie a spiegare o a verniciare la famiglia succede quello che succede e si distrugge tutto. C’è una famiglia che ha questa grazia di uomo e donna che si amano e creano, e per capire la famiglia dobbiamo sempre andare al concreto, non alle ideologie. Le ideologie rovinano, le ideologie si immischiano per fare una strada di distruzione. State attenti alle ideologie.
Il ruolo del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II
A cinque anni dalla sua Lettera apostolica in forma di Motu proprio Summa familiae cura con la quale ha stabilito un nuovo assetto giuridico al Pontificio Istituto fondato da Papa Wojtyla, Francesco ricorda di aver voluto dare all’organismo dell’Università Lateranense “un nuovo vigore e un più ampio sviluppo, per rispondere alle sfide che si presentano all’inizio del terzo millennio”, ma anche perché avesse “le competenze necessarie per discernere i valori relazionali propri della costellazione famigliare”.
Guardare all’esperienza familiare della comunità cristiana
A proposito di quanto la Chiesa è chiamata a fare per le famiglie, il Pontefice spiega, anzitutto, che la teologia deve “elaborare una visione cristiana della genitorialità, della filialità, della fraternità – non solo quindi del legame coniugale – che corrisponda all’esperienza famigliare, nell’orizzonte dell’intera comunità cristiana”.
La cultura della fede, infatti, è chiamata a misurarsi, senza ingenuità e senza soggezione, con le trasformazioni che segnano la coscienza attuale dei rapporti tra uomo e donna, tra amore e generazione, tra famiglia e comunità.
In tal senso il Papa specifica che, proprio perché Pontificio, l’Istituto Teologico Giovanni Paolo II deve “servire la Chiesa nel solco del ministero di Pietro”, quindi insiste sulla necessità di guardare alla realtà attuale dell’universo familiare.
La missione della Chiesa sollecita oggi con urgenza l’integrazione della teologia del legame coniugale con una più concreta teologia della condizione famigliare. Le inedite turbolenze, che in questo tempo mettono alla prova tutti i legami famigliari, chiedono un attento discernimento per cogliere i segni della sapienza e della misericordia di Dio.
La famiglia “grammatica antropologica” degli affetti umani fondamentali
Nel considerare, dunque, i motivi di crisi, evidenzia Francesco, mai si devono perdere di vista “anche i segni consolanti, a volte commoventi delle capacità che i legami famigliari continuano a mostrare: in favore della comunità di fede, della società civile, della convivenza umana”, soprattutto “nei momenti di vulnerabilità e di costrizione”.
La famiglia rimane una insostituibile “grammatica antropologica” degli affetti umani fondamentali. La forza di tutti i legami di solidarietà e di amore apprende lì, nella famiglia, i suoi segreti. Quando questa grammatica è trascurata o sconvolta, l’intero ordine delle relazioni umane e sociali ne patisce le ferite. E delle volte sono ferite profonde, molto profonde.
Consegnare a Dio la nostra imperfezione
Il Papa raccomanda poi di non aspettare che la famiglia sia perfetta per prendersi cura della sua vocazione e per incoraggiare la sua missione. Spiega che “il matrimonio e la famiglia avranno sempre imperfezioni finchè non saremo in Cielo”, ribadisce l’invito alle coppie a far pace dopo i litigi, perchè così si superano le difficoltà e sollecita a consegnare al Signore l’imperfezione “perché trarre dalla grazia del sacramento una benedizione per la creatura a cui è affidata la trasmissione del senso della vita – non solo della vita fisica – è il “possibile” di Dio”.
Ritrovare la gioia dell’avventura familiare
Infine il Pontefice fa notare che “in questa società piena di crepe”, molto dipende dal ritrovare la gioia dell’avventura familiare “ispirata da Dio”, quindi conclude il suo discorso invocando il Signore perché accompagni la passione della fede e il rigore dell’intelligenza di quanti sono impegnati nell’Istituto Teologico Giovanni Paolo II nel compito di sostenere, curare e rallegrare la famiglia.