Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
“L’acqua è dappertutto… Le dighe, le strade, le case, le infrastrutture, tutto distrutto”. Serra le labbra sotto la barba bianca, il cardinale Joseph Coutts, nel parlare del suo Pakistan, in ginocchio da ormai due mesi per le violente inondazioni che hanno provocato finora circa 1.130 morti. Più di 380, secondo gli ultimi dati, sono bambini.
Una catastrofe naturale
A Roma per la riunione del Papa con i cardinali del mondo sulla riforma della Curia, Coutts incontra Vatican News alla serata organizzata dalla Conferenza episcopale dell’India per i nuovi porporati asiatici nell’Istituto Maria Santissima Bambina. Si scusa per il suo italiano imperfetto: “Sono stato a Roma negli anni ’70, non mi sono più esercitato”. Trova però facilmente le parole adeguate per descrivere la catastrofe naturale che si è abbattuta sul suo Paese, dove le piogge monsoniche e le inondazioni hanno colpito 33 milioni di pakistani e danneggiato più di un milione di abitazioni. “Sono quelle dei villaggi”, dice Coutts, con un sorriso amaro: “Come sempre sono i poveri a farne le spese”.
Dalle montagne al mare
Non che ci sia qualcuno a cui imputare le colpe di quella che è, a tutti gli effetti, una tragedia della natura. L’arcivescovo emerito di Karachi parla infatti con stupore di quanto sta accadendo: “Sempre durante la stagione delle piogge, inizia a diluviare nel Paese. Ma ora piove regolarmente quasi ogni giorno, da due mesi, senza interruzioni. Da trent’anni non abbiamo avuto così tanta pioggia come questa volta. Il Pakistan è un Paese grande, 1500-1600 km in lunghezza; al nord ci sono montagne altissime, il K2 è la seconda più alta montagna del mondo. Ecco, la pioggia è arrivata fino a lì… Nelle montagne. E tutta quest’acqua scende fino al mare, 1700 km con grande forza e una distruzione mai vista”.
Governo, esercito e Caritas in prima linea
Coutts ricorda l’alluvione dell’agosto 2010, che allagò quasi un quinto dell’intero Paese. “Francia, Italia, Germania, tutti hanno aiutato. Ma la situazione ora è molto peggio”, osserva. “La gente, i poveri, sempre hanno problemi, hanno case con strutture deboli e l’acqua e il fango che si crea distruggono tutto. È molto pericoloso”. Il governo si è subito attivato, come pure l’esercito; da parte della Chiesa, spiega il cardinale, c’è la Caritas Pakistan in prima linea che fa riferimento a Caritas Internationalis. Ma l’emergenza è enorme e “servono aiuti materiali come vestiti, cibo che non si rovina. Ad esempio, grano e olio”.
Il sostegno del Papa
In questa tragedia sono risuonate come una consolazione le parole del Papa nell’Angelus recitato da L’Aquila, domenica scorsa: “Voglio assicurare la mia vicinanza alle popolazioni del Pakistan colpite da alluvioni di proporzioni disastrose. Prego per le numerose vittime, per i feriti e gli sfollati, e perché sia pronta e generosa la solidarietà internazionale”, ha detto Francesco. “Il Santo Padre è informato di tutto”, assicura il cardinale Coutts. “Alla riunione in Aula nuova del Sinodo, ci siamo salutati e ho detto: ‘Pakistan!’. E lui: ‘Ah, Pakistan. Come va adesso?’. Quando tornerò, dirò a tutti che il Papa ci è vicino”