Il Nobel per la Pace all’attivista iraniana Narges Mohammadi

Vatican News

Vice-presidente del Centro per la difesa dei Diritti Umani, imprigionata dalle autorità iraniane dal maggio 2016, la donna è stata insignita del prestigioso riconoscimento “per la sua battaglia contro l’oppressione delle donne in Iran e per promuovere diritti umani e libertà per tutti”

Antonella Palermo – Città del Vaticano

Tra 305 candidature, di cui un terzo organizzazioni, il Nobel per la Pace 2023 è stato assegnato a Narges Mohammadi per la sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran e per la promozione dei diritti umani e della libertà per tutti. Il premio di quest’anno riconosce anche “le centinaia di migliaia di persone che hanno manifestato contro le politiche di discriminazione e oppressione del regime teocratico nei confronti delle donne”, fa sapere il Comitato.

Mohammadi è ancora in prigione, Amnesty: condizioni disumane

Narges Mohammadi, 50 anni, è detenuta arbitrariamente dal maggio 2016. Si trova nella prigione di Shahr-e Rey (nota anche come Gharchak) nella città di Varamin, provincia di Teheran dove le stanno deliberatamente negando assistenza sanitaria adeguata come rappresaglia per le sue campagne pubbliche, come quella contro l’uso dell’isolamento nelle carceri e per aver cercato la responsabilità per le centinaia di omicidi illegali avvenuti durante le proteste del novembre 2019. Narges Mohammadi è stata condannata ad un totale di dieci anni e otto mesi di carcere, 154 frustate e altre sanzioni in due casi separati derivanti esclusivamente dal suo lavoro per i diritti umani. Alla fine di aprile 2022, le autorità inquirenti hanno aperto un nuovo caso. Amnesty international evidenzia che le autorità carcerarie la tengono in condizioni crudeli e disumane. 

Ingegnere e giornalista, già insignita del premio Sakharov

Prima di essere incarcerata, Mohammadi era vicepresidente del Centro per i difensori dei diritti umani, vietato in Iran. Mohammadi è stata vicina al premio Nobel per la pace iraniano Shirin Ebadi, che ha fondato il Centro. Ebadi ha lasciato l’Iran dopo la contestata rielezione dell’allora presidente Mahmoud Ahmadinejad nel 2009, che ha scatenato proteste senza precedenti e dure repressioni da parte delle autorità. Di professione ingegnere e attiva anche come giornalista, nel 2018 era stata insignita del premio Sakharov. Nel 2022, Mohammadi è stata processato in cinque minuti e condannata a otto anni di carcere e 70 frustate. Per lei e gli altri detenuti politici si era spesa nelle scorse settimane con uno sciopero della fame ora interrotto l’attivista e avvocata per i diritti umani Nasrin Sotoudeh, anche lei detenuta. L’Unione europea ha condannato la persecuzione contro Mohammadi, invitando l’Iran a “rispettare gli obblighi derivanti dal diritto internazionale e a rilasciare urgentemente la signora Mohammadi, tenendo conto anche del deterioramento delle sue condizioni di salute”.