Secondo il nuovo rapporto del World Resources Institute, l’aumento della domanda e l’accelerazione della crisi climatica hanno generato una situazione senza precedenti. Medio Oriente e Nordafrica le regioni più stressate
Emanuela Prisco – Città del Vaticano
Ogni anno un quarto della popolazione mondiale si trova ad affrontare uno “stress idrico estremamente elevato”: emerge dal rapporto quadriennale Aqueduct Water Risk Atlas del World Resources Institute, pubblicato oggi, 16 agosto, secondo il quale, entro il 2050, un altro miliardo di persone – oltre a quelle già colpite – ne verrà coinvolto. Per “stress idrico estremamente elevato” si intende che taluni Paesi stanno utilizzando quasi tutta l’acqua di cui dispongono, almeno l’80% della loro disponibilità rinnovabile. I Paesi maggiormente colpiti, così come indicati dal rapporto, sono Bahrein, Cipro, Kuwait, Libano e Oman, dove anche una siccità di breve durata potrebbe mettere questi luoghi a rischio di esaurimento dell’acqua. In tutto sono 25 i Paesi, che rappresentano il 25% della popolazione mondiale, che ogni anno sperimentano tale stress. È Samantha Kuzma, responsabile dati dell’Acqueduct e autrice di quest’ ultimo rapporto, a denunciare come nonostante l’acqua sia la risorsa più importante del pianeta non viene però gestita “in modo adeguato”.
L’ aggravamento della crisi
La domanda di acqua, a livello globale, dal 1960 ad oggi, è più che raddoppiata e il rapporto prevede che entro il 2050 aumenterà di un ulteriore 20-25%. Sono diversi i fattori che hanno determinato l’aumento, quali l’aumento della popolazione e la domanda di industrie come quella agricola, oltre a politiche di utilizzo dell’acqua non sostenibili e alla mancanza di investimenti nelle infrastrutture.
Le regioni più sotto stress
Medio Oriente e Nordafrica sono le regioni idricamente più stressate, sempre secondo il rapporto, dove entro la metà del secolo, vi saranno ripercussioni sulle forniture di acqua potabile, danni alle industrie e potenziali conflitti politici. Il rapporto evidenzia anche come il cambiamento maggiore nella domanda di acqua si verificherà nell’Africa subsahariana dove, entro il 2050, si prevede un aumento del 163%. Kuzma evidenzia come nell’Africa sub-sahariana la domanda di acqua stia salendo alle stelle, soprattutto per l’uso domestico e l’irrigazione delle colture. Di contro, la domanda di acqua si sarebbe stabilizzata, grazie a misure ad hoc, sia in Nord America che in Europa, salvo alcune regioni ancora interessate dallo stress.
Le misure per evitare il peggio
Ad aggravare la crisi vi è anche il cambiamento climatico. “L’acqua è il modo in cui i cambiamenti climatici impattano più direttamente sulle persone in tutto il mondo”, dichiara Charles Iceland, direttore globale per l’acqua del programma Food, Forests, Water and the Ocean del WRI. Il cambiamento climatico alimenta siccità e ondate di calore sempre più gravi e prolungate, che rendono le forniture di acqua molto meno affidabili. La mancanza d’acqua rende inoltre più difficile per le persone sopravvivere a questi eventi estremi. Lo stress idrico costa vite umane, minaccia la sicurezza alimentare e causa interruzioni di energia, per questo il rapporto suggerisce alcune misure per evitare che questi si possa trasformare in una crisi idrica. Si tratta della conservazione e del ripristino delle zone umide e delle foreste, dell’adozione da parte degli agricoltori di tecniche di irrigazione più efficienti, come l’irrigazione a goccia, e poi dell’attenzione dei politici verso fonti energetiche che non dipendano così pesantemente dall’acqua, come l’energia solare ed eolica. L’acqua, aveva detto Papa Francesco in occasione dell’ultima Giornata mondaile dell’acqua, lo scorso 22 marzo, “non può essere oggetto di sprechi o di abusi o motivo di guerra, ma va preservata a beneficio nostro e delle generazioni future”. Secondo gli autori del rapporto, città come Las Vegas e Singapore hanno dimostrato che è possibile gestire risorse idriche molto scarse attraverso politiche come il trattamento e il riutilizzo delle acque reflue e la rimozione delle piante assetate d’acqua. Un’azione però in ritardo, a livello globale, dati i risultati del rapporto che, ancora una volta, ricorda all’umanità che ormai è sull’orlo di una crisi idrica globale.