Il Libano tra crisi economica e sociale

Vatican News

Elvira Ragosta – Città del Vaticano

Ancora tensioni in Libano. Ieri alla periferia nord di Beirut si sono registrati scontri tra manifestanti anti-governativi e militari dell’esercito durante le proteste popolari contro il carovita e la corruzione della classe politica. Manifestazioni si sono svolte anche in altre città. Il Paese è attraversato da una profonda crisi economica, acuita dalla svalutazione della moneta locale e aggravata dallo stallo politico e dalla pandemia di Covid-19. Il governo si è dimesso nell’agosto scorso, dopo la devastante esplosione del porto di Beirut, e da allora la classe politica e istituzionale non ha trovato un accordo per formare un nuovo esecutivo. In poco più di un anno la lira libanese ha perso più dell’80% del suo valore e ieri la svalutazione rispetto al dollaro statunitense ha toccato un nuovo record, con un cambio di un dollaro per 10mila lire libanesi. “Immaginate – dice a Vatican News da Beirut, padre Michel Abboud, presidente di Caritas Libano – che un salario di 1000 dollari passi dopo un mese a 250 dollari. Un cambiamento radicale che porta alla fame in Libano e questa fame è già cominciata. La gente non riesce a sopportare la crisi e lo si evince dalle richieste di aiuto per cibo e medicine di quanti si rivolgono a Caritas”.

Ascolta l’intervista a padre Michel:

Padre Michel parla anche della crisi politica che attraversa il Paese mediorientale e rimarca la mancanza di fiducia tra il popolo e i politici, ma sottolinea come in Libano non c’è un Paese povero, ma un popolo povero. “C’è un futuro oscuro. Dopo la crisi economica abbiamo avuto la crisi legata al coronavirus – continua padre Michel – che sono crisi interdipendenti. In un piccolo Stato, come è quello libanese, ogni giorno ci sono circa 70 morti per Covid-19 e ora, accanto alla difficoltà per la situazione economica, c’è anche il dolore dovuto alle perdite umane causate dalla pandemia”.

Il discorso del cardinale Raï

La crisi che il Paese vive da anni e la possibile via di uscita sono stati i temi del discorso pronunciato sabato scorso dal patriarca maronita, cardinale Béchara Boutros Raï, di fronte a una folla di almeno quindicimila libanesi. “Lunga vita al Libano, unito e unificato, attivamente e positivamente neutrale, sovrano e indipendente, libero e forte, che difende la coesistenza e la tolleranza”, ha detto il patriarca parlando nel cortile della sede del patriarcato a Bkerké, a nord di Beirut. Il porporato ha, inoltre, chiesto lo svolgimento di una conferenza internazionale sul Libano sotto l’egida delle Nazioni Unite. L’obiettivo di questa conferenza non deve essere “il dispiegamento di soldati, né un attacco al potere decisionale libanese”, ma quello di affermare “la stabilità e l’identità del Libano, la sovranità dei suoi confini”. Il patriarca ha chiesto anche l’applicazione delle risoluzioni internazionali e una soluzione radicale al problema della presenza dei rifugiati siriani e profughi palestinesi.

L’aiuto di Caritas  

Nel Paese, intanto, continua il supporto di Caritas alla popolazione. Per far comprendere i bisogni della popolazione in questo particolare momento, padre Michel Abboud racconta di una recente iniziativa: “In soli due giorni, durante la distribuzione 10mila kit igienici in un solo centro Caritas, abbiamo ricevuto 7mila persone. Caritas continua ad aiutare i libanesi non per vivere, ma per non morire. E per fare questo servono due cose: dare medicine e dare nutrizione”.  Il presidente di Caritas Libano sottolinea, poi, l’importanza degli aiuti internazionali: “Abbiamo lanciato una campagna per dire a tutto il mondo che abbiamo bisogno di aiuto. Non ci vergogniamo di chiedere aiuto, perché ne abbiamo un gran bisogno”.

Il viaggio del Papa in Iraq un auspicio per l’area

Alla vigilia del viaggio di Papa in Iraq, padre Michel esprime anche un auspicio per l’area: “Questa visita coraggiosa del Papa – conclude – rappresenta un gran segno nel mondo, soprattutto nel mondo arabo, per i musulmani e i cristiani. Vogliamo stare insieme e continuare insieme. Per favore, cristiani non svuotate i vostri Paesi. Dunque, ci aspettiamo grandi cose dalla visita del Papa in Iraq”.