Paolo Ondarza – Città del Vaticano
Pittore, miniatore, maestro di vetrate, scultore e autore di disegni per ricami. Nel Quattrocento Antoine de Lonhy fu un protagonista del Rinascimento piemontese. Originario di Autun, in Borgogna, nelle sue opere eseguite nel corso dei numerosi viaggi, dalla Francia alla Spagna, all’Italia, in Piemonte, si trova la sintesi dei fermenti dell’arte europea a lui contemporanea. In de Lonhy la cultura fiamminga di Jan Van Eyck e Rogier van der Weyden convive con quella savoiarda e mediterranea. La mostra “Il Rinascimento europeo di Antoine de Lonhy” ricostruisce finalmente il catalogo di un artista poliedrico, attraverso opere mai esposte al pubblico provenienti da Italia, Europa e Stati Uniti.
La concretezza del sacro
É un Dio vicino quello rappresentato da Antoine de Lonhy. Traendo tesoro dalla lezione del realismo nordico e catalana questo artista, spiega a Vatican News Simone Baiocco, uno dei curatori della mostra, “vive il sacro, come molto presente, affettuoso, concreto. Ne è un esempio la “Trinità” nella quale l’iconografia canonica diffusa in Italia cede il passo ad una rappresentazione di un Dio Padre che, con aria mesta, sostiene il corpo del Figlio morto, mentre di fianco, figura di grande impatto emotivo, un angelo piange”.
Tra vetrate e miniature
“La Borgogna del primo Quattrocento è il contesto nel quale Antoine de Lonhy si forma e dal quale trae molto nutrimento”, prosegue Baiocco. “Si specializza nella tecnica della pittura delle vetrate: è chiamato a lavorare prima a Tolosa, poi a Barcellona ed infine ad Avigliana in provincia di Torino dove svolge una lunga attività ed esegue pitture, codici miniati; dirige una bottega di scultori in legno e ha contatti con maestri che lavoravano la terra cotta; esegue disegni per ricami”.
Il Maestro delle Ore di Saluzzo
Artista a tutto tondo, ma poco conosciuto, già noto in passato come il “Maestro della Trinità di Torino” o nell’ambito dei codici miniati come “Maestro delle Ore di Saluzzo”, Antoine de Lohny prima del 1450 entrò in contatto con uno dei più grandi mecenati di ogni tempo, il cancelliere del duca di Borgogna Nicolas Rolin, per il quale eseguì delle vetrate istoriate, purtroppo perdute. A Tolosa, nella Francia Meridionale realizzò almeno un ciclo di affreschi e decorò diversi codici liturgici, mentre a Barcellona è ancora possibile ammirare la grande vetrata eseguita per la chiesa di Santa Maria del Mar; nel ducato di Savoia invece fu attivo in diversi cantieri di chiese e monasteri.
Lungo la via Francigena
Ad Avigliana giunge attirato dalla presenza del castello dei duchi di Savoia e dalla vicinanza delle prestigiose abbazie di Novalesa e Ranverso sulla via Francigena, l’arteria di comunicazione attraverso la quale fin dal Medioevo passavano cavalieri, ecclesiastici e mercanti di tutta Europa. In mostra tra i capolavori, prestiti nazionali ed internazionali, si segnalano dalla British Library di Londra, il breviario di Saluzzo, i frammenti di affresco provenienti dalla chiesa di Notre-Dame de la Dalbade ed il polittico destinato al monastero della Domus Dei di Miralles, vicino a Barcellona, esposto insieme ad altri due pannelli che in origine erano parte dello stesso complesso.
Doppia sede espositiva
“La mostra di Torino – conclude Baiocco – è un’antologia di tutta l’attività nota e trasportabile del pittore, mentre la sezione di Susa illustra più il suo rapporto con la scultura del territorio piemontese.”